Sassari, parla una delle vittime del rider arrestato per violenza: «Io molestata, ma lui ha continuato a lavorare»
Il 36enne comparirà davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia. La prima denuncia era arrivata a ottobre ma era stata archiviata: «Avrebbero dovuto fermarlo»
Sassari Dopo aver consegnato una pizza a domicilio, ha attirato con un pretesto la cliente nelle scale condominiali e - approfittando del buio - ha palpeggiato la donna nelle parti intime, poi è risalito sullo scooter ed è fuggito. Purtroppo non era la prima volta che il rider - un sassarese di 36 anni - molestava le clienti dopo le consegne, così per i carabinieri risalire a lui e arrestarlo con l’accusa di violenza sessuale non è stato troppo complicato.
L’inchiesta era iniziata infatti a ottobre dello scorso anno, in seguito alla prima segnalazione fatta ai militari da una ragazza sassarese che - dopo aver consegnato delle pizze in una palazzina nel quartiere di Cappuccini - se lo era ritrovato dentro l’ascensore con i pantaloni abbassati. La giovane aveva lanciato la richiesta d’aiuto al suo titolare, ma l’uomo si era dato alla fuga, anche quella volta in scooter.
Le indagini erano scattate immediatamente e in pochi giorni i militari dell’Arma avevano individuato il responsabile di quegli atti osceni, per i quali però la Procura della Repubblica - non essendo stati commessi in presenza di minori - non aveva inizialmente potuto procedere e chiesto l’archiviazione. Così il rider - collaboratore di una delle tre aziende multinazionali che effettuano in città servizio di consegna di cibo a domicilio - aveva continuato a lavorare come se niente fosse. E purtroppo - secondo il racconto di altre presunte vittime - anche a molestare le donne che si trovava davanti. L’ultimo episodio risale a meno di venti giorni fa, ma questa volta il 36enne è andato oltre, palpeggiando nel buio delle scale una donna che aveva ordinato una pizza a domicilio attraverso l’app della società di consegne.
La donna, sotto choc, ha chiamato il 112 e sul posto sono accorsi i militari della sezione radiomobile che hanno raccolto la sua denuncia. Risaliti immediatamente all’identità del 36enne, i carabinieri hanno inviato un’informativa urgente in Procura e questa volta il giudice delle indagini preliminari Giuseppe Grotteria, dopo la richiesta del sostituto procuratore Maria Paola Asara, ha firmato l’ordinanza. Ieri, 27 marzo, i carabinieri sono andati a casa sua a notificargli la misura degli arresti domiciliari. Oggi, 28 marzo, assistito dagli avvocati Arianna Denule e Ignazio Vargiu, il rider comparirà davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia.
«Forse poteva essere fermato prima, mi sembra assurdo che dopo la mia denuncia abbia continuato a lavorare indisturbato, senza nessuna conseguenza». Commenta amaramente la prima donna che si era rivolta ai carabinieri lo scorso ottobre.
«Sono una ragazza, e son stata molestata – racconta amaramente la giovane – ma forse questo non fa più notizia. D’altronde non mi ha nemmeno toccata, non eravamo in un luogo pubblico e non c’erano dei minori – spiega facendo riferimento alla richiesta di archiviazione della Procura – quella sera di ottobre stavo facendo il mio lavoro e lui il suo. Mentre stavamo consegnando cibo diverso, in case diverse, nello stesso palazzo, lui ha aspettato che chiamassi l’ascensore.
Quando le porte si sono aperte si è abbassato i pantaloni, poi le mutande e mi ha detto, con un tono viscido che ancora posso sentire appena chiudo gli occhi, di andare da lui. Scioccata son scappata – racconta ancora la giovane – e ho chiamato il titolare della pizzeria per cui lavoravo che, per fortuna, era già in arrivo per portare una pizza corretta in seguito a un errore. Dopo quella sera ho preso coraggio – spiega – il coraggio di rivivere quel momento in cui ho pensato quanto peggio sarebbe potuta andare e raccontarlo, e denunciare. Per me e perché non dovesse succedere a nessun’altra - aggiunge – come purtroppo è successo. Ma, nonostante i passi avanti fatti negli anni a livello legislativo riguardo la violenza sulle donne, quella capitata a me non è stata ritenuta molestia – commenta con amarezza – e la mia denuncia per atti osceni in luogo pubblico è stata archiviata. Io continuo a fare consegne.
E fino a qualche giorno fa anche lui. Io continuo a lavorare con paura ogni volta che scendo dalla macchina. Ogni volta che chiamo l’ascensore. Ho pagato un’assistenza legale con soldi che, di fatto, non ho e avrei potuto fare ricorso. Forse andando avanti – spiega – avrei potuto avere giustizia. Lui purtroppo ha continuato a lavorare indisturbato e ad abbassarsi i pantaloni e le mutande. Prima che i carabinieri finalmente lo arrestassero – continua la giovane – ho continuato a chiedermi se dovesse per forza avvenire qualcosa di ancora più grave di quello che è capitato a me perché venisse riconosciuto che questa persona ha un problema – conclude – perché venisse presa in carico da chi di competenza, e gli venisse tolta la possibilità di fare un lavoro che di fatto gli dava di fatto l’ accesso alla casa di chiunque».