Legambiente: «C'è un’alternativa all’abbattimento dei daini»
Gian Mario Sias
L’associazione chiede alla Regione e al presidente del Parco di Porto Conte di revocare la decisione: «Nell’isola ci sono 750 esemplari, pensiamo a un ripopolamento della specie non a ucciderla»
14 febbraio 2018
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ALGHERO. «L’abbattimento controllato dei daini a Porto Conte è sbagliato e non è frutto della corretta attività di gestione della specie a livello regionale». È la presa di posizione della presidente di Legambiente Sardegna, Annalisa Colombu, e del presidente del comitato scientifico della stessa organizzazione ambientalista, Vicenzo Tiana. «Non sono state considerate le alternative possibili e da Alghero raccogliamo lo sconcerto di molti cittadini, così sono contraddetti i principi di sostenibilità ambientale e di pianificazione faunistico-venatoria», scrivono Colombu e Tiana all’assessore regionale dell’Ambiente Donatella Spano, al presidente del Parco naturale regionale di Porto Conte, Luigi Cella, e al direttore, Mariano Mariani.
«Nell’isola ci sono 750 daini, niente rispetto agli altri animali selvatici come cinghiale, muflone e cervo sardo, e sono distribuiti prevalentemente in recinti di ripopolamento, con piccoli nuclei che vivono in libertà in vicinanza degli stessi recinti – sottolineano – mentre in base agli habitat idonei disponibili per questa specie, la Carta delle vocazioni faunistiche ha stimato che la Sardegna potrebbe ospitare 18mila daini». Entrando un po’ più nel dettaglio, secondo Legambiente la decisione assunta di recente contraddice «quanto è contenuto negli atti adottati dalla Regione, che attribuiscono un ruolo importante alla conservazione, alla valorizzazione e alla gestione del nostro patrimonio faunistico, incluso il daino, in modo da assicurare il mantenimento e il ripristino della biodiversità», insistono i due esponenti dell’associazione ambientalista, che snocciolano qualche data. «La presenza del daino in Sardegna è recente, le reintroduzioni sono state effettuate dall’ex Azienda foreste demaniali dopo l’estinzione negli anni Sessanta, provocata dall’eccessiva pressione venatoria e del bracconaggio», proseguono Colombu e Tiana.
Per Legambiente «la popolazione di daini in Sardegna costituisce il 5% di quella potenziale e dev’essere oggetto di un serio programma di ripopolamento o di un piano regionale operativo organico e coordinato per gestire il surplus di individui che si registrano nei recinti di ripopolamento». Annalisa Colombu e Vicenzo Tiana ricordano a Donatella Spano, Luigi Cella e Mariano Mariani «che sono stati già individuati i comprensori dove la specie può essere oggetto di ripopolamento». Tra questi c’è il Parco naturale regionale di Monte Arci, in fase di istituzione, «e il presidente del consorzio di gestione ha dato disponibilità a ospitare i daini del Parco naturale regionale di Porto Conte», riferiscono i due prima di chiedere in maniera chiara che «la scelta degli abbattimenti venga revocata e l’assessorato regionale dell’Ambiente adotti un piano alternativo».
«Nell’isola ci sono 750 daini, niente rispetto agli altri animali selvatici come cinghiale, muflone e cervo sardo, e sono distribuiti prevalentemente in recinti di ripopolamento, con piccoli nuclei che vivono in libertà in vicinanza degli stessi recinti – sottolineano – mentre in base agli habitat idonei disponibili per questa specie, la Carta delle vocazioni faunistiche ha stimato che la Sardegna potrebbe ospitare 18mila daini». Entrando un po’ più nel dettaglio, secondo Legambiente la decisione assunta di recente contraddice «quanto è contenuto negli atti adottati dalla Regione, che attribuiscono un ruolo importante alla conservazione, alla valorizzazione e alla gestione del nostro patrimonio faunistico, incluso il daino, in modo da assicurare il mantenimento e il ripristino della biodiversità», insistono i due esponenti dell’associazione ambientalista, che snocciolano qualche data. «La presenza del daino in Sardegna è recente, le reintroduzioni sono state effettuate dall’ex Azienda foreste demaniali dopo l’estinzione negli anni Sessanta, provocata dall’eccessiva pressione venatoria e del bracconaggio», proseguono Colombu e Tiana.
Per Legambiente «la popolazione di daini in Sardegna costituisce il 5% di quella potenziale e dev’essere oggetto di un serio programma di ripopolamento o di un piano regionale operativo organico e coordinato per gestire il surplus di individui che si registrano nei recinti di ripopolamento». Annalisa Colombu e Vicenzo Tiana ricordano a Donatella Spano, Luigi Cella e Mariano Mariani «che sono stati già individuati i comprensori dove la specie può essere oggetto di ripopolamento». Tra questi c’è il Parco naturale regionale di Monte Arci, in fase di istituzione, «e il presidente del consorzio di gestione ha dato disponibilità a ospitare i daini del Parco naturale regionale di Porto Conte», riferiscono i due prima di chiedere in maniera chiara che «la scelta degli abbattimenti venga revocata e l’assessorato regionale dell’Ambiente adotti un piano alternativo».