Gonnosfanadiga, chiuso il santuario del sacerdote trasferito: fedeli in rivolta
Al centro del caso la chiesa di San Giacomo costruita a spese di don Samuele Aru non più parroco di Santa Barbara. Lettera al vescovo di Ales e all’arcivescovo di Cagliari
GONNOSFANADIGA. Contro il vescovo della diocesi di Ales-Terralba, monsignor Giovanni Dettori, quattrocento fedeli della parrocchia di Santa Barbara a Gonnosfanadiga. Una petizione è stata firmata dai frequentanti la chiesa per contestare il vescovo che ha chiuso d’imperio il santuario campestre di San Giacomo, costruito recentemente a proprie spese dall’ex parroco don Samuele Aru, allontanato nei mesi scorsi da Gonnosfanadiga proprio per dissidi con il capo religioso della diocesi.
I parrocchiani non l’hanno presa bene e adeso hanno inviato a monsignor Dettori e all’arcivescovo di Cagliari monsignor Arrigo Miglio una lettera di protesta, dove l’operato del vescovo di Ales-Terralba viene decisamente e pesantemente contestato.
“Siamo allibiti e indignati per il tono polemico e punitivo con cui il vescovo ha comunicato la chiusura per un anno del santuario di San Giacomo e il divieto di celebrazione per qualsiasi sacerdote. Un altro duro colpo per noi, difficile da sopportare, un’ulteriore umiliazione che don Samuele non meritava e che lo ha portato a la sciare la sua diocesi”. Poi una stoccata bruciante: “Forse il nostro (ex) parroco non ha sempre obbedito alle regole della logica perversa del profitto che oggi domina la politica e che purtroppo ha contaminato, in parte, anche la Chiesa”.
Nei suoi sei anni alla guida della parrocchia di Santa Barbara, don Aru si è contraddistinto per la sua vicinanza ai parrocchiani, soprattutto ai più bisognosi, e per innumerevoli iniziative. Fra queste, appunto, la costruzione a proprie spese del santuario di San Giacomo su due terreni confinanti donati gratuitamente da due parrocchiani. Ma è accaduto qualcosa fra vescovo e sacerdote. Don Samuele è stato messo nella condizione di chiedere il trasferimento e il suo santuario chiuso al culto con un’ordinanaza vescovile: “Considerato che la chiesa campestre dedicata a San Giacomo è di esclusiva proprietà di don Samuele Aru, il quale dopo averne fatto promessa di donazione alla Diocesi continua a mantenerne la proprietà, con il presente decreto si fa divieto a qualunque sacerdote e allo stesso proprietario (don Aru) di celebrare l’Eucarestia o altre liturgie nella detta chiesa senza esplicito permesso scritto del vescovo diocesano dal giorno 15 settembre e fino a nuove disposizioni”.
Dopo questi ultimi mesi di riflessione e di silenzio, ma con l’indignazione sempre in crescita per tutto quanto accaduto, quattrocento parrocchiani di Santa Barbara hanno firmato una petizione che contesta l’operato di monsignor Dettori. (Luciano Onnis)