Sequestro Licheri, si riapre il processo
di Luciano Piras
Nuovo giudizio in Corte d’appello a Roma per l’allevatore di Loculi Giovanni Gaddone, già in carcere da venti anni
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NUORO. Sequestro Vanna Licheri: si riapre il processo per Giovanni Gaddone, condannato a trent’anni nel 1997. L’allevatore di Loculi, in carcere da venti anni, potrebbe tornare presto in libertà se verranno accolte le nuove prove in mano al suo avvocato Gabriele Magno, del foro di Bologna, presidente di “Articolo 643”, associazione nazionale che tutela le vittime di errori giudiziari, ingiusta detenzione e lungaggini processuali. Un nuovo colpo di scena dopo l’assoluzione piena arrivata l’anno scorso per il coimputato Pietro Paolo Melis, di Mamoiada, tornato in libertà dopo 18 anni di ingiusta detenzione in varie carceri d’Italia. Stavolta è la quarta sezione penale della Corte d’appello di Roma a riaprire il giudizio per rivalutare la posizione di Giovanni Gaddone, classe 1963. L’udienza che riapre il processo è già stata fissata per il prossimo 21 dicembre.
Da quel momento ripartirà la fase dibattimentale per l’analisi delle vecchie e nuove prove. A cominciare da una dettagliatissima relazione tecnica del perito fonico di Cagliari Gabriele Pitzianti. E da una nuova lista di testi. «Una speranza che si riaccende per la nostra famiglia» è stata la prima reazione di Giuseppe Gaddone, fratello di Giovanni, una volta raggiunto al telefono dall’avvocato Magno. Che per uno strano caso del destino non è riuscito a dare la notizia al diretto interessato. Magno, infatti, proprio ieri mattina ha incontrato l’imputato ora detenuto nel carcere di Massama. La notifica in pec del decreto di citazione per giudizio di revisione, tuttavia, gli è arrivata subito dopo aver lasciato la Casa circondariale di Oristano. «A quel punto ho rintracciato i familiari» dice il legale. Noto in tutta Italia per aver riaperto diversi casi dimenticati anche grazie alle prove tecnico-scientifiche prodotte dallo Studio peritale Pitzianti.
Anche in questo caso, i magistrati di piazzale Clodio a Roma hanno accolto l’istanza di revisione presentata lo scorso agosto dall’avvocato Gabriele Magno. Evidentemente ci sono tutti gli estremi che potrebbero rimettere in libertà Giovanni Gaddone, condannato in via definitiva dalla Corte d’assise di appello di Cagliari nel maggio del 1998, a conferma della sentenza di primo grado di un anno prima. La condanna dell’allevatore di Loculi era stata una delle più pesanti in assoluto dei presunti componenti della banda che aveva sequestrato Vanna Licheri. L’imprenditrice agricola di Abbasanta era stata rapita il 14 maggio 1995. La donna non ha più fatto ritorno a casa: la sua morte sarebbe avvenuta nell’ottobre 1995 quando cessarono i contatti fra rapitori e familiari. Giovanni Gaddone era stato rinviato a giudizio a piede libero, dopo essere stato prima arrestato e in un secondo momento scarcerato per mancanza di indizi dal tribunale del riesame. Poi, invece, la pesantissima condanna, sulla base di intercettazioni telefoniche. La stessa che era toccata a Pietro Paolo Melis. Assolto l’anno scorso dalla Corte d’appello di Perugia, che aveva riaperto il procedimento, dopo una lunga odissea passata nelle carceri italiane.
Da quel momento ripartirà la fase dibattimentale per l’analisi delle vecchie e nuove prove. A cominciare da una dettagliatissima relazione tecnica del perito fonico di Cagliari Gabriele Pitzianti. E da una nuova lista di testi. «Una speranza che si riaccende per la nostra famiglia» è stata la prima reazione di Giuseppe Gaddone, fratello di Giovanni, una volta raggiunto al telefono dall’avvocato Magno. Che per uno strano caso del destino non è riuscito a dare la notizia al diretto interessato. Magno, infatti, proprio ieri mattina ha incontrato l’imputato ora detenuto nel carcere di Massama. La notifica in pec del decreto di citazione per giudizio di revisione, tuttavia, gli è arrivata subito dopo aver lasciato la Casa circondariale di Oristano. «A quel punto ho rintracciato i familiari» dice il legale. Noto in tutta Italia per aver riaperto diversi casi dimenticati anche grazie alle prove tecnico-scientifiche prodotte dallo Studio peritale Pitzianti.
Anche in questo caso, i magistrati di piazzale Clodio a Roma hanno accolto l’istanza di revisione presentata lo scorso agosto dall’avvocato Gabriele Magno. Evidentemente ci sono tutti gli estremi che potrebbero rimettere in libertà Giovanni Gaddone, condannato in via definitiva dalla Corte d’assise di appello di Cagliari nel maggio del 1998, a conferma della sentenza di primo grado di un anno prima. La condanna dell’allevatore di Loculi era stata una delle più pesanti in assoluto dei presunti componenti della banda che aveva sequestrato Vanna Licheri. L’imprenditrice agricola di Abbasanta era stata rapita il 14 maggio 1995. La donna non ha più fatto ritorno a casa: la sua morte sarebbe avvenuta nell’ottobre 1995 quando cessarono i contatti fra rapitori e familiari. Giovanni Gaddone era stato rinviato a giudizio a piede libero, dopo essere stato prima arrestato e in un secondo momento scarcerato per mancanza di indizi dal tribunale del riesame. Poi, invece, la pesantissima condanna, sulla base di intercettazioni telefoniche. La stessa che era toccata a Pietro Paolo Melis. Assolto l’anno scorso dalla Corte d’appello di Perugia, che aveva riaperto il procedimento, dopo una lunga odissea passata nelle carceri italiane.