La Nuova Sardegna

L'U.S. Navy è andata via dalla Maddalena

Nadia Cossu
Nave ormeggiata nella base dell'isola di Santo Stefano alla Maddalena
Nave ormeggiata nella base dell'isola di Santo Stefano alla Maddalena

L’arcipelago negli ultimi 35 anni ha ospitato i sommergibili nucleari. E' la fine di un'epoca

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Sono le 12.30. Alla Maddalena, il comandante della U.S. Naval Support Activity, Gregory Billy, dà l’ordine di ammainare le bandiere. Fino a pochi attimi prima sventolavano vicine, quella italiana e quella statunitense. La Maddalena ha accolto gli americani il 1 gennaio del 1973. E il 25 gennaio del 2008 li vede andar via. In una mattinata di sole si celebra la «Disestablishment Ceremony» della Nsa. L’arcipelago non sarà più base di appoggio per i sottomarini della Us Navy. «35 years of excellence», si legge nella brochure di commiato. «La fine di un’epoca straordinaria». Una pagina di storia che si chiude.

Lacrime e commozione. L’inno di Mameli e The Star-Spangled Banner (La bandiera brillante di stelle), l’inno degli Stati Uniti. Prima uno, poi l’altro. Gli allievi della scuola sottufficiali della Maddalena marciano con le due bandiere e si fermano davanti ai 500 ospiti presenti in via Principe Amedeo. Ci sono autorità civili, militari, religiose. Sul palco i comandanti del Naval Support Activity, capitano Gregory Billy, e del Settore europeo della Marina americana, contrammiraglio Michael Groothousen. E c’è chi non può fare a meno di asciugare le lacrime. Inutile nascondersi. Nell’aria è palpabile l’emozione. Ha ragione Groothhousen a definire quella di ieri «una cerimonia di commiato dal sapore dolceamaro».

Perchè è vero che gli americani tornano a casa. Ma è altrettanto vero che l’isola è stata un porto sicuro non solo per tutte le navi che si sono avvicendate ma anche per gli oltre ventimila americani che hanno avuto l’opportunità di chiamare La Maddalena «casa». Durante questi 35 anni i militari della Marina hanno abitato in città, hanno stretto amicizie, hanno frequentato le scuole, sono stati nelle splendide spiagge. «La fine che celebriamo oggi - esordisce il capitano Gregory Billy - è molto diversa dall’idea che avevo al mio arrivo, due anni e mezzo fa, e anche da quelle che erano le prospettive della Marina americana nel novembre 2004, quando La Maddalena fu dichiarata una delle basi durature in Europa. Eppure, era inevitabile che un giorno avremmo lasciato questa isola. E il successo conseguito nel pianificare e portare avanti la chiusura di questa base in maniera così spedita ed efficiente è la testimonianza tangibile dell’abilità, della professionalità e dell’arduo lavoro svolto dal personale militare e civile del Nsa».

La base della Maddalena ha dato supporto a numerose navi appoggio, così come alle unità delle forze operative della VI Flotta e della Nato, ai militari di stanza nell’isola e ai loro familiari. Il «Team La Maddalena» è stato anche uno strumento efficace di politica estera perchè ha portato avanti programmi che hanno promosso in qualche modo rapporti positivi tra la comunità americana e quella italiana. Ma è soprattutto durante e dopo la Guerra Fredda che l’isola ha ricoperto un ruolo di rilevanza strategica per le operazioni della Marina americana e Nato nel Mediterraneo. Uno spirito di squadra vincente. L’ammiraglio Groothousen dal palco ha definito l’Italia «un alleato affidabile e leale. Uno dei più forti. Solidale nella lotta contro il terrorismo in Medioriente». Ma ha anche messo in guardia: «Non possiamo mai dare per scontato il nostro rapporto con l’Italia».

Poi il silenzio. È arrivata l’ora di ammainare. E’ il momento più commovente. Le bandiere vengono prima calate, poi ripiegate. L’ammiraglio di Marisardegna Ermenegildo Ugazzi si prepara a ricevere il “lenzuolo” a stelle e strisce. E il contrammiraglio americano Groothousen fa lo stesso con quello tricolore. Uno scambio che suggella ulteriormente l’amicizia tra i due paesi. La benedizione di Monsignor Sebastiano Sanguinetti chiude la cerimonia. Gregory Billy ringrazia il vescovo di Tempio. La sua, ieri mattina, è stata una presenza importante. Quando si chiude un’era la preghiera è indispensabile. Lo hanno detto gli stessi americani, mentre invocavano «The Eternal father» (il Padre eterno), perchè li guidasse ancora nel cammino futuro. «Per tradizione - hanno spiegato gli alti ufficiali della Marina - noi celebriamo da sempre due cerimonie. Una di insediamento che porta con sè la speranza, e una di chiusura che rappresenta invece la fine di un’epoca con i meriti di uomini e donne che hanno contribuito a raggiungere gli obiettivi». E quella degli americani alla Maddalena è una «missione compiuta».

Ancora lacrime. Suggestiva atmosfera. «La Marina degli Stati Uniti vi sarà sempre grata» conclude l’ammiraglio per bocca dell’interprete Mafalda Trova. Vuole invece essere lui, con il suo italiano incerto, a rivolgere le parole più belle «agli uomini e alle donne dell’arcipelago». E l’augurio migliore poteva essere uno soltanto: «Mare calmo e vento in poppa!».
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