La Nuova Sardegna

Gimenèz-Bartlett: "Mi piace la Spagna degli indignados"

Gimenèz-Bartlett: "Mi piace la Spagna degli indignados"

La giallista spagnola ha presentato a Gavoi il  nuovo romanzo "Dove nessuno ti troverà"

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Tra i tanti ospiti del festival, tra i numerosi nomi eccellenti della letteratura nazionale e internazionale, è la più attesa. E oggi il suo incontro con Alessandra Casella e Irene Bignardi, alle 19 a Sant’Antiocru, chiuderà questa ottava edizione della rassegna organizzata dall’associazione «Isola delle storie». Lei è Alicia Giménez-Bartlett. L’abbiamo incontrata ieri. Una signora di mezza età, di grande disponibilità e simpatia. Qui al festival la scrittrice spagnola, regina del giallo (e ieri a Gavoi è stato il giorno di un’altra signora in giallo, la britannica Anne Perry) presenterà anche il suo ultimo libro, appena pubblicato in Italia da Sellerio: «Dove nessuno ti troverà». Non è un poliziesco, il genere che l’ha resa famosa, ma un romanzo che vede al centro un personaggio ermafrodita realmente esistito, leggendario e misterioso. Sulle sue tracce, uno psichiatra e un giornalista, inventati dalla penna di Alicia Giménez-Bartlett, intenzionati a squarciare la cortina del suo enigma per svelarne finalmente la natura, le motivazioni, il destino. - Signora Bartlett, come le sembra Gavoi? «Sono arrivata ieri sera (venerdì, ndr) e sono davvero colpita dal paese, dalle strade, dal festival, dalla gente». - Qui al festival farà la prima presentazione del suo nuovo libro. «Racconta di un personaggio reale, conosciuto come “La Pastora”, vittima di una malformazione genitale. Nata come donna, Teresa, morta come uomo, Florencio. Una partigiana, una persona che ha combattuto contro la dittatura franchsita». - Com’è nata l’idea di scrivere di questo personaggio? In Spagna la storia era già nota? «Era già conosciuta in un parte della Spagna, nelle montagne a sud della Catalogna dove si rifugiarono molti partigiani antifranchisti. Zona che conosco perché mi sono laureata all’università di Tortosa. Avevo quindi sentito parlare di questa figura leggendaria, che mi incuriosiva molto». - E il lavoro preparatorio, di documentazione è stato difficile? «Molto. Avevo pensato di scrivere qualcosa su di lei già dodici anni fa, ma la mia idea si era scontrata con le difficoltà a trovare informazioni. Sia negli archivi, sia oralmente. Nessuno voleva parlarne. Poi due anni fa, dopo un lunghissimo periodo di ricerca, un giornalista ha pubblicato un libro con una ricca documentazione. L’ho letto, ho incontrato l’autore e ho iniziato a scrivere questo romanzo ispirato dalla storia». - Ma quanto è vivo oggi il ricordo della guerra civile in Spagna? «La gente è incuriosita, vuole sapere. Soprattutto i giovani». - A proposito di giovani, cosa ne pensa del movimento degli indignados? «Mi piace molto». - D’altronde conosce bene i giovani. Ha fatto per diversi l’insegnante. Le manca il rapporto con i ragazzi? «Ho insegnato per 13 anni. Avevo un bel rapporto con gli studenti. La mattina, quando andavo a scuola, non avevo voglia. All’uscita, alle 14, ero una di loro. Ma no, non mi manca. Mi piace dedicarmi alla scrittura. Scrivo ogni mattina». - Soprattutto gialli. Cosa le piace di questo genere? «La possibilità di critica sociale, di parlare del presente, di quello che si vede per strada. E di usare anche l’umorismo». -In Italia la chiamano la Camilleri spagnola. Le dà fastidio? «Sono più giovane e più bella. E non lo potrò dire a lungo e a molti altri! A parte gli scherzi, Camilleri è un maestro ed è un onore essere paragonati a lui». - Tornerà al giallo dopo questo libro? «Sì, continuerò la serie su Petra Delicado. E sarà ambientata in Italia». - Sarà mica in Sardegna? «No, a Roma probabilmente. Per la Sardegna c’è Marcello Fois». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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