Olbia, la città riabbraccia Alessandro Amadori
Luca Rojch
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A sinistra gli amici corrono verso Alessandro Amadori appena arrivato Sopra lo striscione di accoglienza preparato per il giovane in basso la folla che travolge il ragazzo ancora frastornato dal viaggioFinita l'odissea del giovane che aveva perso il piede in Thailandia in un incidente stradale
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OLBIA. L'abbraccio lo soffoca, quasi lo travolge. Alessandro cerca di resistere all'onda dell'emozione che stringe la gola. Per la prima volta dalla notte in cui il guardrail gli ha portato via per sempre il piede sente il calore dell'umanità. Le lacrime spuntano appena, liberatorie dopo quasi un mese tra speranze e delusioni, sale operatorie e conti da pagare. Il giovane, 27 anni, viene sommerso dall'entusiasmo degli oltre 50 amici che lo attendono davanti alla porta degli Arrivi dell'aeroporto.
Mamma Caterina spinge la sedia a rotelle, anche lei provata dalle 16 ore di viaggio. L'ultimo capitolo di una vacanza tragica. Il viso segnato dall'esperienza, gli occhi bassi, frastornato quasi da chi aveva perso l'abitudine al contatto con l'umanità. La voce trema. Travolto dalla festa. Gli amici indossano tutti una maglietta bianca. Campeggia il motto "Tutti per uno". «Sono commosso - dice -. È stata un'esperienza terribile, durissima. A darmi coraggio sono stati loro, i miei amici e i miei genitori. Non hanno mai fatto mancare il loro sostegno. So che a Olbia c'è stata una gara di solidarietà, che tutta la città mi è stata vicina. Li ringrazio».
Scuote la testa, vinto dalle troppe ore passate a fissare il soffitto di una cabina di aereo e dall'overdose di vita ed entusiasmo che lo ha travolto. Per Alessandro Amadori la fine di un incubo durato un mese. Cominciato il 30 dicembre quando in vacanza in Thailandia con quattro amici ha perso il controllo di una moto presa a noleggio. È finito contro il guardrail che gli ha staccato di netto il piede sinistro. Da quel momento è iniziata un'odissea infinita. Prima il ricovero nel Bangkok hospital di Phuket. Poi l'operazione disperata e con poche possibilità di successo da parte dei chirurghi che provano a riattaccargli il piede. Tutto inutile. Un secondo intervento per staccare di nuovo l'arto. E l'arrivo dei genitori in Thailandia con il compito di riportare Alessandro in città. A Olbia è scattata da subito una gara di solidarietà. Gli amici hanno organizzato feste, collette, si sono rivolti al cuore dei galluresi. In prima linea anche la presidente di Cittadinanzattiva Antonella Meloni.
Alla fine l'arrivo in aeroporto. Un incontro in cui la gioia si mescola alla commozione, l'entusiasmo alle lacrime. Anche gli occhi della madre sono segnati dal pianto. Si asciuga le guance. «È stato difficile affrontare questa vicenda - dice Caterina -. Ho parlato con i medici, sono stati bravissimi. Mi hanno spiegato che in ogni caso non c'erano grandi possibilità di salvare il piede». Alessandro è arrivato con i genitori con un volo Meridiana da Fiumicino. Là era atterrato l'aereo partito sabato da Bangkok, con scalo a Hong Kong. «Il viaggio è stato molto pesante per lui - conclude la madre -. Ringrazio ancora la generosità infinita e il calore di Olbia che ci è stata accanto in questo momento difficile».
Mamma Caterina spinge la sedia a rotelle, anche lei provata dalle 16 ore di viaggio. L'ultimo capitolo di una vacanza tragica. Il viso segnato dall'esperienza, gli occhi bassi, frastornato quasi da chi aveva perso l'abitudine al contatto con l'umanità. La voce trema. Travolto dalla festa. Gli amici indossano tutti una maglietta bianca. Campeggia il motto "Tutti per uno". «Sono commosso - dice -. È stata un'esperienza terribile, durissima. A darmi coraggio sono stati loro, i miei amici e i miei genitori. Non hanno mai fatto mancare il loro sostegno. So che a Olbia c'è stata una gara di solidarietà, che tutta la città mi è stata vicina. Li ringrazio».
Scuote la testa, vinto dalle troppe ore passate a fissare il soffitto di una cabina di aereo e dall'overdose di vita ed entusiasmo che lo ha travolto. Per Alessandro Amadori la fine di un incubo durato un mese. Cominciato il 30 dicembre quando in vacanza in Thailandia con quattro amici ha perso il controllo di una moto presa a noleggio. È finito contro il guardrail che gli ha staccato di netto il piede sinistro. Da quel momento è iniziata un'odissea infinita. Prima il ricovero nel Bangkok hospital di Phuket. Poi l'operazione disperata e con poche possibilità di successo da parte dei chirurghi che provano a riattaccargli il piede. Tutto inutile. Un secondo intervento per staccare di nuovo l'arto. E l'arrivo dei genitori in Thailandia con il compito di riportare Alessandro in città. A Olbia è scattata da subito una gara di solidarietà. Gli amici hanno organizzato feste, collette, si sono rivolti al cuore dei galluresi. In prima linea anche la presidente di Cittadinanzattiva Antonella Meloni.
Alla fine l'arrivo in aeroporto. Un incontro in cui la gioia si mescola alla commozione, l'entusiasmo alle lacrime. Anche gli occhi della madre sono segnati dal pianto. Si asciuga le guance. «È stato difficile affrontare questa vicenda - dice Caterina -. Ho parlato con i medici, sono stati bravissimi. Mi hanno spiegato che in ogni caso non c'erano grandi possibilità di salvare il piede». Alessandro è arrivato con i genitori con un volo Meridiana da Fiumicino. Là era atterrato l'aereo partito sabato da Bangkok, con scalo a Hong Kong. «Il viaggio è stato molto pesante per lui - conclude la madre -. Ringrazio ancora la generosità infinita e il calore di Olbia che ci è stata accanto in questo momento difficile».