Olbia, sfrattato il Gallura: chiude il tempio della cucina
L’amarezza e i progetti della storica “patronne” Rita Denza: «Sconfitti dopo una lunga lite giudiziaria, ma risorgeremo»
OLBIA. Cala il sipario sul tempio della cucina, sul «migliore dei ristoranti al mondo», come lo aveva definito il gastronomo dei gastronomi Luigi Veronelli. L’hotel Gallura ha chiuso i battenti. Dal civico 145 di corso Umberto oggi sarà rimossa l’insegna del ristorante che negli ultimi 40 anni ha richiamato a Olbia teste coronate e capi di stato, star del cinema e del jet set. Una sentenza di sfratto ha costretto Rita Denza a lasciare il suo santuario. Epilogo amaro di una guerra giudiziaria lunga più di 10 anni con i proprietari del palazzetto, la famiglia Nurra di Tempio.
Per lei, per la regina dei fornelli, un dolore atroce, crudele. «Non riesco a darmi pace – racconta Rita Denza, da un mese a Padova per problemi di salute –. Mi sembra impossibile che siamo arrivati a questo punto. Io ho 77 anni, in quel palazzo ci sono cresciuta. Stavo lì dal 1942, da quando mio padre Angelo l’aveva preso in affitto per aprire l’albergo. Ora dopo 70 anni siamo stati messi alla porta. Un comportamento inaccettabile. I proprietari volevano cifre folli per permetterci di restare al Corso, affitti improponibili. Ma i tempi non sono più quelli di una volta: da dove li tiravo fuori tutti quei soldi? Ho lottato fino all’ultimo per salvare il Gallura, mi sono anche ammalata di tumore per quanto ho sofferto in questi anni, ma alla fine siamo arrivati a questo finale triste. Tristissimo».
Rita Denza, prima di alzare bandiera bianca, ha chiesto aiuto anche alle istituzioni per salvare il suo Gallura, un pezzo di storia di Olbia, un simbolo della città al pari della basilica di San Simplicio e dell’isola di Tavolara. Ma, complice il momento economico difficile vissuto dal capoluogo gallurese, le risposte non state quelle sperate. «Nel mio piccolo non credo di aver disonorato Olbia. Anzi. Non ho mai chiesto aiuto a nessuno, ma questa volta avrei voluto una mano per salvare il Gallura e i posti di lavoro dei miei dipendenti. Tutti professionisti con cui lavoravo da più di 30 anni. Invece, nessuno ci ha tutelato, ci siamo trovati da soli a combattere questa difficile battaglia. Che alla fine abbiamo perso. Non era possibile, ripeto, sborsare tanti soldi. L’affitto richiesto per il ristorante era altissimo, per l’hotel ancora di più. Inoltre, servivano centinaia migliaia di euro per restaurare il piano superiore. Cose assurde».
Lo sfratto è esecutivo, ma Rita Denza e il suo compagno, Arnaldo Pascal, hanno chiesto una proroga per avere il tempo necessario a svuotare il palazzo. «Là dentro c’è tutta la mia vita, 70 anni di arredi e di ricordi. E’ impensabile riuscire a portare via tutto in poco tempo». L’addio al 145 di corso Umberto non vuole, però, essere l’addio alla ristorazione. Da Padova Rita Denza, nonostante i problemi di salute, annuncia che fra qualche mese l’insegna Gallura sarà affissa a un altro numero civico.
«Io voglio conservare il nome e restituire il lavoro alla mia squadra, ora tutta in cassa integrazione – spiega la regina della tavola –. Il Gallura ormai è un punto di riferimento. In questi giorni, quando si è saputo che siamo stati sfrattati, ho ricevuto chiamate da tutto il mondo. Tutti volevano sapere cosa fosse successo. Anche questo mi ha spinto a continuare. Non più al Corso, ma da un’altra parte. Il locale forse lo abbiamo trovato, ma ancora non voglio dire nulla». In primavera, dunque, il Gallura rinascerà. Il fascino non potrà essere lo stesso dello storico palazzetto di corso Umberto che ha ospitato l’Aga Khan e Paola del Belgio, l'Avvocato Agnelli e Berlusconi, Alida Valli e Leslie Caron, ma il nome di Rita sarà un sicuro richiamo per chi ama la buona cucina. Parafrasando Veronelli, la migliore al mondo.