La Nuova Sardegna

Il popolo del Regno Sovrano di Gaia sfida lo Stato: «Ripudiamo l’Italia»

di Luigi Soriga
Il popolo del Regno Sovrano di Gaia sfida lo Stato: «Ripudiamo l’Italia»

Sassari, rifiutano le multe e qualsiasi altra notifica. Lettera a Napolitano dopo il sequestro di un’auto targata “Rsg”

13 aprile 2014
5 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Se non fosse per quella vicenda della targa sconosciuta e per quell’auto sequestrata dalla polizia municipale, chi avrebbe mai sentito parlare del Regno Sovrano di Gaia? Venerdì a Sassari c’era un’assemblea e, a sorpresa, i “sudditi” non erano affatto quattro gatti: sala piena, almeno 150 persone, gente di tutti i tipi. La prima novità è che la storia dell’auto rimossa non finisce qui. Ci andranno di mezzo i due vigili che hanno compilato il verbale. Ci passerà il comandante Antonio Careddu e non mancheranno i grattacapi anche per il Presidente Giorgio Napolitano. L’accusa per i primi è furto d’auto, quella per il Capo dello Stato potrebbe essere negligenza: Napolitano cioè non ha provveduto a informare le forze dell’ordine che le loro divise valgono quanto un paio di bermuda. Questo almeno per i cittadini del Regno di Gaia, che hanno proclamato la loro sovranità, rivendicano il diritto ad esercitare il libero arbitrio, e dunque disconoscono la Repubblica Italiana e qualunque sua emanazione, autorità, tribunali compresi. Perciò Giancarlo, 48 anni, che all’anagrafe di cognome fa Gerano ma nel suo regno si è ribattezzato Di Tianat, che non è sposato, non ha figli, commercializza sistemi energetici, ha spento da 10 anni la televisione e ha acceso il computer, lavora circa due ore al giorno, e nel tempo libero studia come rendere gli uomini liberi, ecco Giancarlo Di Tianat in due pagine ha spiegato ai vigili e al Presidente come, a loro insaputa, le cose in questo mondo siano cambiate.

Notifiche di cortesia. L’informativa ha toni molto gentili, e il modulo si chiama Notifica di Cortesia. In pratica se Giancarlo Di Tianat circolava per Sassari con una Peugeot con la targa del Regno di Gaia e con un tagliando assicurativo fatto in casa, aveva le sue buone ragioni. Ora per spiegarle bisognerebbe partire da Noè, passare per le Bolle papali di Bonifacio VIII, e poi andare avanti per altre 12 pagine di questo giornale. Quindi è meglio un bel salto temporale e un’opera sapiente di distilleria. Ciò che i vigili, Careddu, Napolitano e forse il 90% degli abitanti di un luogo che non sia Gaia ignorano, è ciò che accadde il 25 dicembre del 2012.

Sovranità individuale. Un avvocato inglese che lavorava negli Usa aveva dei guai finanziari, tanto che aveva ricevuto un’istanza di pignoramento. Cercando di salvare la propria casa, raccolse una serie di informazioni. La prima è che 194 nazioni del pianeta risultano iscritte alla SEC, cioè la Securities and Exchange Commission (l'ente federale americano preposto alla vigilanza della borsa valori, un po’ come la Consob italiana). Ci sono registrate le più grandi corporation mondiali, le agenzie di rating e c’è anche La Repubblica Italiana, con sede a Roma e sede legale presso uno studio di avvocati di Londra. «Nel momento in cui l’Italia aderisce alla Sec – dice Giancarlo, – lo fa in qualità di ente di diritto privato a scopo di lucro, cioè di una spa che mette sul piatto della bilancia le azioni delle nostre identità anagrafiche e fasulle. Per ogni nome e cognome viene emesso un bond, cioè un valore da immettere sul mercato. Siamo delle merci e da qui nasce la nostra schiavitù». È questo che l’avvocato londinese scopre, documenta e contesta. E deposita sotto forma di denuncia all’Ucc, cioè il codice commerciale che regola i rapporti tra stati, banche e via dicendo. Chiede spiegazioni sulla trasformazione degli Stati in corporazioni, sulla logica del profitto e sui soprusi perpetrati ai danni dell’umanità. In 28 giorni non gli viene fornita risposta, niente viene confutato, scatta il silenzio assenso, perciò la denuncia diviene legge e decade l’intero sistema: le corporation, gli stati e le banche risultano pignorati. E viene creato l’Oppt (One People's Public Trust), cioè un accordo che attribuisce le ricchezze del pianeta ai singoli individui, quelli in carne e ossa, togliendole di fatto agli enti giuridici che li amministrano.

Equitalia chi? La sintesi di tutto questo, secondo il popolo di Gaia, è molto semplice: «Se gli Stati non esistono e le banche sono pignorate, tu che batti cassa con cartelle esattoriali, o che mi telefoni pretendendo le rate del mutuo, a che titolo lo fai? Non sei supportato più da alcun ente, ti rivolgi a me a titolo personale e la responsabilità delle azioni è solo tua». Ora provate a immaginare un postino, convinto che ambasciator non porti pena, che bussa a casa di un cittadino del Regno di Gaia: «Buongiorno, c’è da firmare una raccomandata di Equitalia». E in tutta risposta si vede rigettare la lettera e consegnare a mano una Notifica di Cortesia dove si parla di Sec, Ucc, Oppt, sovranità individuale e gli si chiedono i danni per l’atto vessatorio di cui è messaggero. Come minimo al postino vengono i capelli dritti. Ma la stessa esperienza capiterà a un ufficiale giudiziario, a un impiegato di banca, o a un vigile urbano. «Ho già avviato 4 azioni legali presso l’Ucc, che è il tribunale internazionale che ha giurisdizione su tutti gli Stati. E non ho più ricevuto alcuna notifica».

Multe, istruzioni per l’uso. Che poi un codice commerciale degli Usa e un diritto marittimo possano prevalere su una legge tributaria nazionale, è tutto da vedere, e il rischio è che un bel giorno Equitalia arrivi, srotoli uno scontrino grande così e si porti via la casa. Il Regno di Gaia trasformato in un regno di senzatetto. Però loro sembrano molto fiduciosi per un futuro prospero dell’umanità, tanto che su internet circolano delle istruzioni all’uso su come rigettare le istanze di pagamento, e dei fac simile anti multa. Si chiamano Nac (Notifica di accettazione condizionata), e sono come le Notifiche di cortesia, ma più dettagliate. In pratica mettono alle corde l’ente impositore chiedendo dati, informazioni e calcoli impossibile da produrre. «È solo una forma di autodifesa dalle vessazioni dello Stato, e non una fuga di responsabilità. Noi obbediamo alla legge naturale: rispetta gli accordi tra persone, comportati in modo onorevole, non danneggiare il prossimo. Così si vive felici e in armonia, senza bisogno di qualcuno che ti imponga altre regole».

La riunione. A questo punto vien da pensare: vabbè, i sudditi di Gaia saranno quattro invasati, un po’ di anarchici, un pizzico di indipendentismo, i “fissati” delle scie chimiche. Venerdì, all’assemblea organizzata all’Hotel Carlo Felice di Sassari, il tema era: «Autodeterminazione, governo e banche pignorati». Forte la curiosità di vedere in faccia i Gaia’s people. Ed eccoli qua: sala piena, almeno 150 persone, età dai 25 ai 70 anni, commercianti, studenti, professionisti, addirittura un giudice di pace, e poi qualche personaggio un po’ sopra le righe. Insomma un popolo normale, con portafogli imbottiti di codici fiscali, bancomat, carte Visa, e tessere fedeltà dei market. La rivoluzione è ancora lunga.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Primo piano
Novità nei cieli sardi

Continuità aerea, dopo le proteste ecco come cambiano gli orari dei voli da Alghero

di Andrea Massidda
Le nostre iniziative