Piloti e hostess di Meridiana rifiutano di volare, meglio la cassa integrazione
L’azienda propone ai dipendenti di ritornare a lavoro per alcuni mesi per Air Italy. Ma i sindacati non ci stanno: è inaccettabile, prima la fusione tra le compagnie
OLBIA. Allora, la situazione di Meridiana non è esattamente una delle più facili da gestire (e capire). Nella compagnia aerea, contro la compagnia aerea, sulla compagnia aerea si dice e si fa di tutto. Azienda in crisi, manager che cambiano con la frequenza di un allenatore di Zamparini, sindacati che contestano lo stato di crisi inventato, sindacati gli uni contro gli altri. In realtà, una luce in fondo al tunnel - la società di Olbia non chiude in utile dal 2008, prima della Grande Crisi - si vede: c’è un Governo che oggettivamente sta facendo molto per salvare la seconda compagnia aerea italiana, e c’è un partner come Qatar Airways che non solo salverà molti dipendenti (non tutti) ma che promette anche di rilanciare Meridiana come era impensabile.
Tutto bene? No. Proprio ieri è esploso un caso che farà discutere, e molto. La notizia secca è questa: Meridiana ha chiesto a piloti e assistenti di volo in cassa integrazione di andare a lavorare per alcuni mesi nella compagnia aerea Air Italy, controllata da Meridiana; i sindacati hanno detto di no, “è inaccettabile”. Che succede?
Adesso, i modi per leggere questa notizia possono essere tre: c’è l’ottica dell’azienda, quella dei sindacati, quella dell’opinione pubblica.
Meridiana. Partiamo dalla prima. Meridiana ha chiuso alcune basi, fra cui quella di Malpensa. Lì, piloti e assistenti di volo non lavorano da anni. Il loro stipendio arriva dall’Inps, con la cassa integrazione. Ora Meridiana vuole che vadano a lavorare, sempre a Malpensa, per Air Italy, la compagnia che l’Aga Khan ritiene più competitiva. Un lavoro a tempo determinato, per alcuni mesi, quelli estivi, quelli che si annunciano pieni di passeggeri. I lavoratori resterebbero nella loro base, avrebbero solo uno stipendio più basso di quello che prendono in Meridiana.
I lavoratori. I sindacati, e veniamo alla seconda lettura, hanno detto no. Perché? Le rsa (non i nazionali) di Filt-Cgil, Fit-Cisl, Usb, Anpav e Apm (mancano Uil e Ugl) “diffidano Meridiana” di offrire lavoro al posto della cassa integrazione. La motivazione non c’è, ma è ormai nota a tutti: i sindacati sostengono da anni che Meridiana si sta svuotando a favore di Air Italy; sostengono che l’unica soluzione è l’unificazione delle due compagnie con i conseguenti licenziamenti nelle due compagnie e non nella sola Meridiana (514 tagli, di cui l’84% assistenti di volo). Senza quella operazione, nessun passaggio di dipendenti (anche se a tempo). Infatti, i piloti non si sono presentati. Gli assistenti di volo - 140 quelli richiamati - faranno lo stesso.
Renzi e Guidi. In mezzo, prima della terza possibile lettura, è finito il Governo. Per i sindacati, la richiesta di Meridiana è scorretta perché fatta a poche ore dal vertice con il ministro dello Sviluppo Federica Guidi. Per Meridiana, che ha replicato ai sindacati con una lettera interna, la richiesta è invece legittima («non la ritiriamo») ed è stata avanzata proprio «davanti al ministro come opportunità per ridurre gli esuberi».
Questo è quanto è successo, dentro l’azienda. Ma fuorÌ che cosa può succedere? Ha ragione l’azienda a offrire lavoro? Hanno ragione i sindacati a dire che prima vanno fuse le due compagnia aeree per questioni di etica e poi si può discutere di lasciare la cassa? Che cosa ne penserà l’opinione pubblica di Olbia, della Sardegna e della Lombardia?
Il caso. Gian Antonio Stella, il giornalista del Corriere della Sera sinonimo di anti-Casta, nell’estate del 2014 aveva scritto che alcune hostess si erano rifiutate di lasciare la cassa integrazione per tornare al lavoro. Un gruppo di dipendenti di Meridiana lo aveva accusato di non saper far il suo lavoro («racconti le anomalie dell’azienda»), aveva insinuato che il Corsera facesse «giornalismo ad orologeria» e che «era improbabile l’accostamento dei lavoratori di Meridiana ai privilegiati». Altri dipendenti lo attaccarono invece su Facebook...