Isole in vendita: per Budelli non cambia nulla se la proprietà è pubblica o privata
L'opinione: comprando una delle perle dell'arcipelago della Maddalena, il Parco avvalora l'idea che occorre pagare il “riscatto” per impedire trasformazioni. Ma non sempre un bene demaniale è meglio custodito
Ho già scritto sulla vicenda di Budelli all'asta. Ma è impossibile resistere alla tentazione di rifarlo ogni volta che si aggiungono nuovi capitoli e altri malintesi. Sarebbe più facile spiegarsi se non fosse che quel kmq e mezzo di terra si è caricato di significati fuorvianti. Ha colpito, chissà perché, la cessione dell'isola a un banchiere (fondi neozelandesi) dopo il fallimento della misteriosa società “Nuova Gallura” (capitali svizzeri, pare) che la deteneva sulla base di un atto legittimo. L'ultimo da quando l'arcipelago appartiene a privati, dai quali lo stesso Garibaldi ha comprato Caprera (dello Stato per volontà degli eredi e tutelata dal 1907).
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Le isole – di più se piccole e disabitate – sono tra i luoghi che suscitano da sempre curiosità e suggestioni, naturalmente candidate a diventare mitiche, scenari di romanzi, set cinematografici. Di Budelli, lontana dagli occhi, si è saputo poco sino a quando non ne hanno parlato (e fatto parlare) i turisti affascinati dalla leggendaria sabbia – portata via a sacchetti: quintali ogni estate – questa sì del demanio (!) come ogni spiaggia d'Italia. Anche per questo Budelli – e perché non Razzoli o Spargi ? – ha assunto un valore simbolico.
Così molti credono che non ci siano alternative: il trasferimento dell'isola al patrimonio pubblico l'unico modo per difenderla dai profanatori. Necessità sostenuta da appassionati cittadini e dai soliti demagoghi dell'identità insidiata, che piantonano luoghi molto noti e protetti (prediletto Mont' e Prama con telecamere), e mai quelli dove le speculazioni si realizzano davvero; molto distratti quando “Nuova Gallura” chiedeva di lottizzare Budelli. La domanda. Ha ragione chi sostiene che la salvezza dell'isola è assicurata se diventa pubblica? No, i beni demaniali del Paese non sono meglio custoditi/gestiti (immaginarsi in tempi miserabili), e nessuno può escludere una loro manomissione con complicità in qualche piano alto. D'altra parte le regole del Codice dei beni culturali e nei decreti istitutivi dei parchi riguardano sia le proprietà pubbliche che quelle private.
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Comprando Budelli c'è il rischio di avvalorare l'idea della cedevolezza della legge, che occorre pagare il riscatto per impedirne la trasformazione. Ne discenderebbe un giudizio di demerito per tutto ciò che non ci possiamo comprare lì e altrove. Nelle scuole dove si organizzano generose collette si saprà come spiegare agli studenti il paradosso: l'impossibilità di togliere dal mercato tutte le riviere della Sardegna per salvaguardarle.
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Ogni giorno in Italia sono in vendita beni culturali di privati, e ci mancherebbe che dovessimo demanializzarli tutti per impedire al più estremista piano-casa di compromettere, che so, la integrità di una villa di Palladio, una tenuta medicea, un palazzo nei pressi di Fontana di Trevi, ecc. Ciò non toglie che le amministrazioni possano acquisire beni di pregio per offrire buoni esempi. Ma mai con programmi estemporanei, subalterni al mercato immobiliare, e al prezzo giusto. Per questo prima di comprare Budelli servirebbe un supplemento di istruttoria anche per riconsiderare la congruità del valore sulla base dei vincoli sull'area.
L'ultima delibera del Parco sembra convenire con questa necessità: il consiglio direttivo, assente il presidente, ha espresso la contrarietà ad acquisire Budelli, con argomenti non trascurabili. Posizione rispettabile almeno quanto quella di comprarla coi 3 milioni stanziati dal governo. Inammissibile, dice il Consiglio di Stato (13 marzo 2015), rilevando che al Parco – privo del piano, sigh! – manca la indispensabile chiarezza d'intenti per esercitare la prelazione. Ma rassicurandoci sulla sorte di Budelli perché la sua tutela – scrivono i giudici – «prescinde dalla titolarità della proprietà e dal relativo regime, pubblico o privato che sia». Appunto. È la tesi accolta dall'organo di governo del Parco squattrinato per auspicare un uso delle risorse per altre priorità. Credo che la Regione interverrà perché le ragioni del Parco siano prese in esame.