La Nuova Sardegna

Chiesa, poche offerte dei fedeli: i preti della Sardegna sempre più poveri

di Mario Girau
Chiesa, poche offerte dei fedeli: i preti della Sardegna sempre più poveri

Senza gli aiuti economici della Cei avrebbero difficoltà ad arrivare a fine mese. Nell’isola 615 parrocchie: lo stipendio medio dei 926 sacerdoti è di 1.200 euro

25 settembre 2017
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SASSARI . Lo stipendio medio mensile dei 926 sacerdoti diocesani sardi impegnati nelle 615 parrocchie dell’isola è pari a quasi 1200 euro. Il sistema dell’8 per mille rendiconta i soldi che la Conferenza Episcopale Italiana mette in campo ogni anno per far girare il motore della Chiesa cattolica al centro e in periferia. L’anno scorso le dieci diocesi sarde hanno ricevuto dalla Cei quasi 30 milioni di euro. Per la precisione 26.961.047,99 euro dei fondi dell’Otto per mille. Un pacchetto di risorse destinato alle opere diocesane di culto e pastorale (21,0%), alla carità (19,5%) e al sostentamento dei sacerdoti operanti nell’isola (37,5%), Il 15% dello stanziamento Cei è stato speso per l’edilizia di culto, il 6,8% per i beni culturali.

Senza i 5.650.103 di euro assegnati alla Chiesa sarda per opere di culto e pastorale, molto difficilmente vescovi e sacerdoti potrebbero garantire il funzionamento quotidiano, cioè catechismo, oratori e patronati, associazioni e movimenti, mezzi di comunicazione sociale, manutenzione e pulizia dei locali, aggiornamento dei preti, campi scuola formativi per ragazzi e adolescenti, sostegno ai consultori diocesani.

Un quinto dell’assegnazione Cei alle diocesi della Sardegna, 5.264.068 di euro, è vincolato per le opere caritative: tutte le mense dei poveri aperte nelle singole diocesi si reggono sul contributo Caritas, che dal 2009 ha istituito anche il “Prestito della Speranza” con un “fondo straordinario di garanzia” per le famiglie che la crisi ha lasciato senza reddito. A questi contributi per l’attività istituzionale la Caritas aggiunge interventi straordinari. Da poco ha finanziato nella diocesi di Ales-Terralba (parrocchia Madonna del Rosario di Villacidro) la ristrutturazione di un immobile destinato alle persone con problemi di disagio mentale e pensato per il “dopo di noi”. Nel 2015 alla diocesi di Tempio-Ampurias ha fatto arrivare 400mila euro per ricostruzioni dopo l’alluvione.

Altri filoni d’intervento aggiuntivi la Conferenza episcopale italiana tiene aperti per progetti speciali riguardanti opere di carità e beni culturali.

Gli stipendi. La cassa stipendi della Cei nel 2016 ha fatto arrivare in Sardegna, dai fondi dell’8 per mille, oltre 10 milioni di euro, praticamente due terzi delle risorse necessarie per accreditare in banca ogni fine mese lo stipendio a 926 sacerdoti diocesani. Il monte retribuzione dei preti sardi è costituito dalle seguenti voci: remunerazioni dalle parrocchie (8,8%), stipendi e pensioni personali dei sacerdoti (23,2%), redditi dei patrimoni diocesani (0,7%), erogazioni liberali per i sacerdoti (0,9%) e per il 66,4% dai fondi dell’otto per mille. Un prete appena nominato ha diritto a uno stipendio netto minimo di quasi 900 euro, un vescovo alle soglie della pensione a 1400 euro, se non dispone di altri redditi.

Nel consuntivo nazionale, relativo al 2015, il fabbisogno complessivo annuo per il sostentamento di 35.285 sacerdoti e religiosi al servizio di 224 diocesi ammontava a 552,4 milioni di euro lordi, comprensivi delle integrazioni nette mensili ai sacerdoti (12 all’anno), delle imposte Irpef, dei contributi previdenziali e assistenziali e del premio per l’assicurazione sanitaria.

Senza le integrazioni al reddito assicurate dalla Cei i preti sardi andrebbero incontro a molti disagi. Anche le offerte per le messe cominciano a diradarsi e i laici non sono particolarmente generosi con le erogazioni liberali destinate ai sacerdoti, interamente detraibili dalla dichiarazione dei redditi. Nel 2016 solamente 2168 persone in Sardegna – per un importo di quasi 141 mila euro – hanno pensato concretamente ai preti: in pratica 1 ogni 1031 abitanti.



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