La Nuova Sardegna

La Maddalena, l’hotel da 100 milioni fatto per il G8 e mai aperto

di Serena Lullia
La Maddalena, l’hotel da 100 milioni fatto per il G8 e mai aperto

Nell’albergo a 5 stelle completato nel 2009 non è mai entrato un cliente. A parte un po’ di umido non ci sono segni di degrado all’interno dell’edificio

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INVIATA ALLA MADDALENA. L’ex arsenale ne ha oscurato da sempre bellezza e fascino. Venuto su sotto i riflettori del G8 ma all’ombra dell’albergo disegnato dall’archistar Stefano Boeri. L’ex ospedale militare in versione hotel di lusso mai ha scaldato i cuori. Snobbato per il più mediatico resort dirimpettaio, ancora oggi non scatena l’indignazione che merita. Eppure dovrebbe. L’incompiuta che guarda il mare è costata 97 milioni di euro di soldi pubblici, ma le sue stanze sono sempre rimaste sigillate.

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Dal 2010 le guardie giurate pagate dalla Regione sono le uniche autorizzate a calpestare gli oltre 18mila metri quadrati di spreco italico. 100 stanze suddivise su tre blocchi, in cui mancano ancora le porte. Una struttura mastodontica dai costi di gestione stellari, costruita con il turbo per rincorrere il sogno del G8, senza curarsi troppo dei dettagli. Come mostrano le macchie di umidità che già divorano le parti basse di alcune pareti. Un hotel di lusso perfetto su carta, ma corpo estraneo nella realtà del quartiere militare di Moneta. Tra palazzoni per stellette ed ex caserme, le officine della Scuola sottufficiali, una strada a due passi dall’ingresso. Il suo futuro per ora è fatto solo di parole. La verità è che nessuno sa bene cosa farne. Sarà anche per questo che la destinazione urbanistica dell’immobile è ancora demanio militare. Spetta al Comune modificarla e fare chiarezza su cosa potrà diventare. Un punto fermo da cui partire per i potenziali investitori.

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Nessun degrado. L’ex ospedale militare si prende una rivincita sull’ex arsenale. Vietato parlare di degrado o stato di abbandono. Per essere un edificio mai aperto ha un aspetto sano. Certo è impossibile non notare le macchie di umidità su alcune pareti. Ma solo in alcuni punti. O le crepe sui muri. Recentissima una grossa infiltrazione d’acqua al primo piano di uno dei due blocchi rivestiti di pietra. Ma rispetto all’ex arsenale qui da otto anni non è mai entrato nessuno. La Regione, che nel 2010 ha preso in carica la struttura, garantisce manutenzioni ordinarie e sicurezza. Gli impianti elettrici e idraulici vengono tenuti attivi. E la struttura affronta a testa alta il tempo che passa e l’oblio a cui è stata condannata.

Bello e fuori posto. I corridoi e le stanze nude, senza arredamento, sembrano tutte uguali. Scale in granito di Orosei, pavimenti in cotto. 5 suite da 60 metri quadri e 80 camere da 35 metri quadri nei due blocchi esterni, disposte sul secondo e terzo piano. Altre 14 sono state ricavate all’interno del complesso dell’ex ospedale militare. Difficile immaginarle come stanze di un hotel a 5 stelle. Impensabile poi un albergo di lusso senza piscina, senza spa e con vista sulle officine della marina militare. Certo la bellezza del mare e dell’isola di Santo Stefano tolgono il fiato. Ma è un panorama che non si può godere nel rispetto della privacy. Troppo esposte sulla strada principale quelle del primo piano. Meglio quelle al secondo dove c’è anche la splendida struttura pensata come sala ristorante.

Chi bussa alla porta. Almeno una decina i potenziali investitori che si sono rivolti alla Regione per visitare di persona gli edifici dell’ex ospedale militare. Italiani ed esteri. Ma mai nessuno ha manifestato un interesse concreto. Chi conosce bene target e capricci dei clienti degli hotel a cinque stelle scarta a priori la destinazione alberghiera. Senza piscina, spa, molo e privacy, un albergo di lusso non avrebbe un futuro. C’è poi da considerare gli enormi costi di gestione. Nel piano seminterrato dei due edifici laterali c’è il cuore tecnologico dell’ex ospedale militare. Centrale idraulica, idrica, di condizionamento, sistemi di pompaggio dell’acqua salata che viene convertita in acqua dolce. Gli esperti del settore dicono che gli impianti siano sovradimensionati rispetto alla struttura. E che i costi di gestione stellari siano un elemento da valutare con attenzione. Ma fino a quando Comune e Regione non avranno concordato la destinazione urbanistica, il futuro dell’ex ospedale militare resterà solo argomento buono per le campagne elettorali.

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