Scatenato il fronte del no, esulta solo il Pd
Cucca: momento storico. All’attacco Movimento 5 stelle, il Partito dei sardi e gli indipendentisti
14 dicembre 2017
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CAGLIARI. Il Movimento Cinque stelle e gli indipendentisti erano contrari e lo sono ancora: «La Sardegna è stata svenduta», hanno scritto dopo che il Consiglio regionale ha detto sì alla firma dell’accordo fra lo Stato e la Regione sulle servitù militari. Anche il centrodestra, seppure martedì ha votato uno dei due ordini del giorno, ha più di un dubbio: «I Comuni in cui ci sono le basi devono essere risarciti con più soldi», hanno scritto i Riformatori. Solo per Giuseppe Luigi Cucca, segretario del Pd, «la firma di lunedì, a Roma, sarà un momento storico per la Sardegna dopo troppi anni di silenzio».
Cinque stelle. «Siamo tornati indietro di dieci anni», comincia così il commento del senatore Roberto Cotti. «Le dismissioni sbandierate dal governatore Francesco Pigliaru e dal centrosinistra sono briciole ed è evidente che c’è un inganno». Poi spiegato: «Gran parte dei beni militari che, nel 2007-2008, dovevano passare dall’Esercito alla Regione, valevano 200 milioni, oggi sono spariti nel nulla in questa nuova intesa».
Polo identitario. «Ogni passo verso la liberazione delle terre occupate va salutato con soddisfazione. Scritto questo, l'accordo non è certo storico. E, quand'anche si concretizzasse, è anni luce lontano da quel che serve: il presidente Pigliaru è ancora in tempo per non firmarlo». È questo il contenuto dell’attacco del Polo dell’Autodeterminazione in cui si riconoscono i Rossomori, Sardos e gli indipendentisti di Liberu, Irs, Sardigna Natzione, Gentes, Comunidades e Sardegna possibile. «Siamo di fronte – è scritto – alla restituzione-spot di poche spiagge e non c’è traccia delle bonifiche: non si dice chi le farà, né con quali soldi, né con quale finalità».
Partito dei sardi. Il segretario Paolo Maninchedda ha scritto dopo che i suoi martedì non hanno partecipato al voto: «L’accordo è un pessimo episodio di subordinazione politica. Sono previste solo concessioni già previste in passato, e comunque sono solo promesse». Per poi «salutare invece con piacere la convergenza dei partiti indipendentisti e autonomisti sardi sul giudizio negativo: esiste una Sardegna che sa riconoscere i suoi interessi nazionali e comincia a riconoscersi». Anche il Psd’Az martedì ha votato contro
Partito democratico. È di tutt’altro tenore il commento del segretario Giuseppe Luigi Cucca: «Siamo alla vigilia di un fatto storico, siamo vicini alla riconquista del potere decisionale dei sardi in territori finora inaccessibili, con importanti garanzie a tutela dell'ambiente e della salute». E ancora: «Mai nessun altro governo aveva dimostrato una tale apertura e alla ministra Roberta Pinotti va riconosciuta una grande capacità di dialogo e di mediazione che, grazie alla costanza e alla tenacia del presidente Pigliaru, sostenuto dai parlamentari, consegna all'Isola una porzione di sovranità e apre un nuovo capitolo nei rapporti Stato-Regione, sebbene non siano state soddisfatte interamente le richieste. Ma l’accordo che sarà firmato lunedì verrà ricordato come un passaggio fondamentale. Ora occorre mettere al sicuro, quello che è anche il punto di partenza per ottenere altro in futuro». (ua)
Cinque stelle. «Siamo tornati indietro di dieci anni», comincia così il commento del senatore Roberto Cotti. «Le dismissioni sbandierate dal governatore Francesco Pigliaru e dal centrosinistra sono briciole ed è evidente che c’è un inganno». Poi spiegato: «Gran parte dei beni militari che, nel 2007-2008, dovevano passare dall’Esercito alla Regione, valevano 200 milioni, oggi sono spariti nel nulla in questa nuova intesa».
Polo identitario. «Ogni passo verso la liberazione delle terre occupate va salutato con soddisfazione. Scritto questo, l'accordo non è certo storico. E, quand'anche si concretizzasse, è anni luce lontano da quel che serve: il presidente Pigliaru è ancora in tempo per non firmarlo». È questo il contenuto dell’attacco del Polo dell’Autodeterminazione in cui si riconoscono i Rossomori, Sardos e gli indipendentisti di Liberu, Irs, Sardigna Natzione, Gentes, Comunidades e Sardegna possibile. «Siamo di fronte – è scritto – alla restituzione-spot di poche spiagge e non c’è traccia delle bonifiche: non si dice chi le farà, né con quali soldi, né con quale finalità».
Partito dei sardi. Il segretario Paolo Maninchedda ha scritto dopo che i suoi martedì non hanno partecipato al voto: «L’accordo è un pessimo episodio di subordinazione politica. Sono previste solo concessioni già previste in passato, e comunque sono solo promesse». Per poi «salutare invece con piacere la convergenza dei partiti indipendentisti e autonomisti sardi sul giudizio negativo: esiste una Sardegna che sa riconoscere i suoi interessi nazionali e comincia a riconoscersi». Anche il Psd’Az martedì ha votato contro
Partito democratico. È di tutt’altro tenore il commento del segretario Giuseppe Luigi Cucca: «Siamo alla vigilia di un fatto storico, siamo vicini alla riconquista del potere decisionale dei sardi in territori finora inaccessibili, con importanti garanzie a tutela dell'ambiente e della salute». E ancora: «Mai nessun altro governo aveva dimostrato una tale apertura e alla ministra Roberta Pinotti va riconosciuta una grande capacità di dialogo e di mediazione che, grazie alla costanza e alla tenacia del presidente Pigliaru, sostenuto dai parlamentari, consegna all'Isola una porzione di sovranità e apre un nuovo capitolo nei rapporti Stato-Regione, sebbene non siano state soddisfatte interamente le richieste. Ma l’accordo che sarà firmato lunedì verrà ricordato come un passaggio fondamentale. Ora occorre mettere al sicuro, quello che è anche il punto di partenza per ottenere altro in futuro». (ua)