La Nuova Sardegna

Biogas, solo 24 impianti nell’isola

Biogas, solo 24 impianti nell’isola

Tiana, Legambiente: «I rifiuti sono un’emergenza da trasformare in risorsa»

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CAGLIARI. Il biometano è l’energia più pulita al mondo, ma è ancora la cenerentola fra le fonti rinnovabili. Nonostante la materia prima per produrlo sia uno scarto agricolo o degli allevamenti, oppure il rifiuto organico urbano, quindi a costo zero, in Sardegna continua a trovare resistenze di vario tipo e sono soprattutto culturali. Ma «sempre immotivate sia sotto l’aspetto sanitario che della sicurezza», hanno detto gli esperti convocati da Legambiente all’incontro sulle prospettive del biogas e del biometano. Sono appena 24 gli impianti presenti nell’isola e producono il due per cento del fabbisogno energetico regionale. «Potrebbero essere molti di più – ha rilanciato Aldo Muntoni del dipartimento d’ingegneria ambientale dell’università di Cagliari – perché in una stagione dove il riciclo è considerato fondamentale per uno sviluppo sempre più ecosostenibile, almeno questa materia prima, gli scarti, non ci mancano». È un emergenza, quella dei rifiuti, che per Vincenzo Tiana, presidente del comitato scientifico di Legambiente, «dobbiamo invece essere capaci di trasformare in risorsa, in una grande opportunità di crescita». I modelli non mancano certo: dalla chimica verde, purtroppo ancora in stallo a Porto Torres, a quanto farà a breve la cooperativa 3A di Arborea. Dagli scarti organici degli allevamenti bovini produrrà il carburante necessario per far marciare i macchinari ma anche la flotta di furgoni che ogni giorno consegna il latte fresco. «Ogni giorno produrremo esattamente cinque tonnellate di biometano (che poi è il biogas ripulito dall’anidride carbonica) – ha confermato all’agenzia Chartabianca Nello Corrao, ingegnere responsabile del progetto di Arborea – e lo metteremo tutto a disposizione dei nostri associati. In altre parole, attraverso quella che potremmo definire una filiera cortissima, puntiamo a diventare completamente autosufficienti». Tra l’altro niente del procedimento industriale, descritto nel dettaglio da Lorenzo Maggioni del Consorzio italiano per il biogas, sarà gettato via. «Ad esempio – ha detto – la Co2 estratta e purificata ha già un largo utilizzo in campo alimentare, pensiamo alle bollicine delle bibite gassate». Non solo: sempre grazie a una delle tappe del riciclo sarà prodotto anche del concime organico di alta qualità e senza azoto: è un’altra ricchezza. Poi, sempre in Sardegna, ci sono altri piccoli impianti in cui il rifiuto lo scarto generale è riutilizzato per produrre materiali alternativi e con un ottimo valore aggiunto. «Abbiamo di fronte ai nostri occhi un potenziale immenso», è stato il concetto rilanciato da Beppe Croce di Legambiente, che coordina tra l’altro il progetto Isaac, finanziato dall’Unione Europea per diffondere lo sviluppo del biogas in Italia. «Perché nei Paesi scandinavi – ha ricordato ancora Muntoni – oggi è proprio questa una delle energie rinnovabili più usate. In gran parte dell’Europa, il biometano è immesso in rete, oppure utilizzato per far viaggiare i mezzi pubblici. Poi, non va dimenticato, c’è sempre una ricerca scientifica in continua evoluzione, per cui qualunque scarto, compresi quelli organici urbani, oggi è considerato un tesoro che non può e non d’essere gettato via o finire ammassato nelle discariche».

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