SARDEGNA, PER LA DROGA È ALLARME VERO
di GIANNI BAZZONI
I soldi della droga “lavati” e riutilizzati per acquistare ville e complessi alberghieri, non solo nel nord della Sardegna ma anche in Costa Smeralda e nella parte sud del Cagliaritano, dove le...
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I soldi della droga “lavati” e riutilizzati per acquistare ville e complessi alberghieri, non solo nel nord della Sardegna ma anche in Costa Smeralda e nella parte sud del Cagliaritano, dove le tracce sono state rilevate già una decina di anni fa. Nel 2013 parlando a Cagliari Roberto Saviano aveva detto che la Sardegna non è immune dalla criminalità organizzata. Procure e questori, comandanti dei carabinieri e della guardia di finanza non sempre hanno concordato sul livello di gravità del fenomeno droga-mafia in Sardegna. Su una cosa, però, si sono detti d’accordo: il narcotraffico ha da tempo sostituito i sequestri di persona e ha convinto esponenti della criminalità isolana a cambiare settore senza esitazione. Perché con la droga si fanno grossi affari subito, correndo meno rischi e impiegando meno persone. Le ultime valutazioni dicono che il mercato sardo della cocaina vale oltre 200 milioni di euro, poi c’è quello della marijuana: secondo i dati della Direzione Centrale Servizi Antidroga, dal 2012 la Sardegna è la quinta regione italiana per numero di sequestri di piante di cannabis. In molti casi le piantagioni hanno sistemi di controllo con telecamere, sentinelle armate e altre forme di protezione che mettono in risalto il livello raggiunto dalle organizzazioni nella gestione del mercato della droga. Sulla mafia in Sardegna si era pronunciato anche Piero Grasso, quando era Procuratore nazionale antimafia: «Il pericolo mafioso nell’isola è reale – aveva detto – . Esistono contatti con la malavita sarda per il traffico di stupefacenti e penetrazioni delle cosche in crescita nel settore turistico». Le parole di Saviano e Grasso avevano trovato conferma nell’ultima vicenda che aveva visto coinvolto Graziano Mesina, arrestato nel 2013 nell’ambito di una operazione che ha consentito di sgominare due organizzazioni criminali specializzate nel narcotraffico. Le valutazioni recenti dell’Osservatorio sociale sulla criminalità in Sardegna diretto dalla professoressa Antonietta Mazzette, indicano bande criminali straniere, per lo più albanesi, nigeriane e colombiane, che operano fra Spagna, Albania, Belgio, Africa e Sudamerica. Ma evidenziano anche personaggi legati alla ’ndrangheta, alla camorra e a Cosa Nostra che intrattengono relazioni con nuove bande di formazione territoriale che fanno capo a persone con precedenti importanti e, spesso, con lunghi periodi trascorsi in carcere dove possono essere maturati i rapporti con le organizzazioni criminali nazionali. È confermato che i punti di accesso dei grossi quantitativi di droga sono i porti e gli aeroporti sardi. E non è un caso che uno degli ultimi rapporti della Direzione nazionale antimafia abbia definito la Sardegna “una sorta di piattaforma ideale per il traffico delle sostanze stupefacenti provenienti dal Marocco e dalla Spagna destinate al continente”. E il fatto che si possano movimentare ingenti quantitativi, presuppone l’esistenza di più organizzazioni anche in terra sarda. Significa che ci sono personaggi che hanno disponibilità di risorse finanziarie (la droga si paga in genere metà alla consegna e l’altra metà una volta venduta) e conoscono i canali di diffusione. Portare la droga direttamente in Sardegna, per esempio, ha un costo nettamente superiore perché i rischi sono altissimi. La droga che arriva dall’Olanda per esempio - secondo quanto emerso dalle indagini - fa base su Milano o in generale in Lombardia, perché i trafficanti ritengono troppo pericoloso arrivare fino in Sardegna: e la fornitura “franco Milano” ha un costo inferiore per i gruppi isolani che si occupano poi della diffusione sul territorio regionale.
Una cosa è certa - e tutti sono concordi - a fronte delle quantità di droga sequestrata (ogni anno centinaia di chili, specie di cocaina che è lo stupefacente del fine settimana che unisce trasversalmente categorie varie di consumatori) ce ne sono almeno altrettante che riescono a superare i controlli delle forze dell’ordine e arrivano a destinazione nel nord e nel Sud della Sardegna. Lo scorso anno la guardia di finanza di Cagliari ha messo a segno una operazione che conferma il livello raggiunto dai trafficanti e anche la “quotazione” della Sardegna. La cocaina veniva portata dalla penisola con l’uso di un elicottero fantasma che sfuggiva ai controlli e ai piani di volo. Quasi 12 i chili di cocaina sequestrati, beni confiscati per oltre 500mila euro e lo stesso elicottero. Tre le persone arrestate. Una conferma, l’ennesima che la droga arriva in Sardegna, un fiume continuo e con i sistemi più sofisticati.
Una cosa è certa - e tutti sono concordi - a fronte delle quantità di droga sequestrata (ogni anno centinaia di chili, specie di cocaina che è lo stupefacente del fine settimana che unisce trasversalmente categorie varie di consumatori) ce ne sono almeno altrettante che riescono a superare i controlli delle forze dell’ordine e arrivano a destinazione nel nord e nel Sud della Sardegna. Lo scorso anno la guardia di finanza di Cagliari ha messo a segno una operazione che conferma il livello raggiunto dai trafficanti e anche la “quotazione” della Sardegna. La cocaina veniva portata dalla penisola con l’uso di un elicottero fantasma che sfuggiva ai controlli e ai piani di volo. Quasi 12 i chili di cocaina sequestrati, beni confiscati per oltre 500mila euro e lo stesso elicottero. Tre le persone arrestate. Una conferma, l’ennesima che la droga arriva in Sardegna, un fiume continuo e con i sistemi più sofisticati.