La Nuova Sardegna

Fabbrica delle bombe, intervista con l'ad Sgarzi: «Via al raddoppio o si chiude»

Silvia Sanna
Il progetto di ampliamento dello stabilimento Rwm
Il progetto di ampliamento dello stabilimento Rwm

Il piano di rilancio dell'azienda che produce ordigni bellici nel Sulcis passa dall'ampliamento dello stabilimento. Ma in assenza di autorizzazione, gli impianti potrebbero essere trasferiti in Sudafrica

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SASSARI. Quella fabbrica è stata progettata per produrre bombe: nessuna riconversione è possibile, la sola alternativa è la chiusura con lo smantellamento degli impianti. A dirlo è l'amministratore delegato Fabio Sgarzi, che subito dopo precisa: «Lasciare la Sardegna non rientra nei piani aziendali». Che, al contrario, puntano a fare crescere lo stabilimento Rwm di Domusnovas. In cantiere c'è un piano di ampliamento da 35 milioni di euro con la realizzazione di due nuovi reparti su una estensione complessiva di 13 ettari. Tutti ricadenti nel territorio del comune di Iglesias al quale è stata appena presentata richiesta di concessione edilizia. Il progetto, che porterà a triplicare la produzione, è considerato fondamentale dall'azienda. Per questo, nell'ipotesi in cui non dovesse arrivare il via libera, Rwm potrebbe chiudere i battenti a Domusnovas o comunque ridimensionare moltissimo l'attività. Con conseguenze pesanti in termini di buste paga: al momento sono 350 quelle dirette più l'indotto, con l'ampliamento i posti di lavoro salirebbero a 500. Si raddoppia o si lascia, dunque. «Ma non è un ricatto - chiarisce l'ad Sgarzi - sono scelte dettate dagli investimenti e dalle strategie di sviluppo».

Dottor Sgarzi, in che cosa consiste il progetto di ampliamento dello stabilimento Rwm di Domusnovas?
«Si tratta del potenziamento della attuale linea di produzione attiva dal 2003 per il confezionamento di manufatti esplosivi destinati al mercato della Difesa. Il piano prevede la realizzazione di due reparti, R200 e R210, con la costruzione di sei nuovi locali e pertinenze».

Come cambierà la capacità produttiva?
«La capacità di miscelazione della nuova linea sarà tripla rispetto all'attuale».

A quanto ammonta l'investimento?
«Complessivamente 40 milioni, 35 dei quali solo per Domusnovas».

A giustificarlo è la richiesta crescente di munizionamento?
«Non solo. All'origine dell'investimento non c'è soltanto l'aumento della richiesta. Le condizioni favorevoli del mercato hanno indotto il gruppo di cui fa parte Rwm ad autorizzare l'ampliamento. Avere nuovi reparti consente di essere maggiormente competitivi, producendo in tempi più brevi e a prezzi più convenienti».

A proposito di produzione, la Rwm esporta componenti di bombe o prodotti finiti?
«Nello stabilimento produciamo prodotti esplodenti finiti che però necessitano di essere "vestiti" per le varie configurazioni di utilizzo: per esempio le bombe d'aereo devono essere completate con l'innesco e i kit di guida precisa, che noi non produciamo».

Ci spieghi meglio: le bombe che escono dalla fabbrica di Domusnovas possono esplodere nella fase di trasferimento verso la destinazione?
«Assolutamente no. Sono trasportate in condizioni di assoluta sicurezza, secondo le normative in vigore».

L'Arabia Saudita resta il mercato di riferimento principale per Rwm? In quali altri Paesi esporta l'azienda?
«L'Arabia Saudita è senza dubbio un mercato importante, ma vorrei precisare che non lavoriamo solo per il Medio Oriente, ma anche per Paesi che necessitano di mantenere stock di munizioni per esigenze di difesa nazionale e internazionale. Infatti esportiamo anche in Europa, verso diversi Paesi».

Quali per esempio?
«Francia e Inghilterra in particolare. E per l'Italia siamo l'unico fornitore nazionale. Oltre alle bombe d'aereo produciamo anche sistemi per la difesa subacquea e cariche esplosive per missili e siluri».

Ritorniamo al piano di ampliamento in Sardegna. Quali sono i tempi di realizzazione previsti?
«Considerato che i macchinari sono già in produzione, diciamo che 18 mesi saranno sufficienti per realizzare l'intervento. Ovviamente a partire dal momento in cui avremo le autorizzazioni da parte del Comune di Iglesias».

A Iglesias è stato appena rinnovato il consiglio comunale ed è stato eletto un nuovo sindaco. Che cosa si aspetta?
«Con la precedente amministrazione i rapporti sono stati positivi, tutte le richieste presentate sono state analizzate e rilasciate, anche se i tempi non sono stati velocissimi. Dalla nuova amministrazione mi aspetto che applichi la normativa in maniera corretta. Sono sereno, nella certezza che se le cose saranno fatte bene come sempre, le concessioni arriveranno».

E se invece il Comune di Iglesias non dovesse rilasciare l'autorizzazione che cosa accadrebbe?
«Nell'ipotesi inverosimile che non vengano concessi i permessi - naturalmente con motivazioni valide - l'azienda si troverebbe di fronte a una scelta obbligata. Dal momento che i macchinari sono già stati acquistati, dovrebbe spostare le produzioni presso altre società del gruppo, la più grossa delle quali si trova in Sudafrica».

E lo stabilimento di Domusnovas chiuderebbe?
«Di certo spostando il baricentro produttivo altrove, la fabbrica in Sardegna verrebbe ridimensionata in maniera notevole con conseguenze immaginabili per quanto riguarda i posti di lavoro».

La chiusura della fabbrica è l'obiettivo delle associazioni contrarie alla produzione ed esportazione di bombe. Il gruppo ha mai valutato l'ipotesi riconversione?
«La parola riconversione è totalmente inappropriata, non esiste alcuna possibilità di trasformare i nostri impianti e riutilizzare le tecnologie di cui disponiamo, che servono esclusivamente per un certo tipo di produzione. Due le strade: o si va avanti nella produzione di munizionamenti o si chiude. Nessuno tra quelli che parlano a sproposito di riconversione ha proposto un'alternativa per salvaguardare i posti di lavoro che noi garantiamo e siamo pronti a garantire in futuro. Parlare per slogan non è corretto: non è giusto attaccare in maniera così vergognosa chi lavora per Rwm Italia».

Vi accusano di provocare con le vostre bombe la morte di civili, tra cui alcuni bambini, in Yemen. Recentemente presso due Procure - Roma e Cagliari - sono state depositate denunce. Quale è la posizione dell'azienda rispetto a questo?
«In merito agli esposti gli amministratori dell'azienda non hanno ricevuto avvisi di garanzia né i vertici sono stati contattati dalla magistratura. Non mi sento di commentare questo tipo di situazione. Posso dire che agiamo nella legalità e nel rispetto delle regole. Vendiamo i nostri prodotti ma non abbiamo voce in capitolo sul loro successivo utilizzo».

Sapete però che tipo di utilizzo fa delle vostre bombe l'Arabia Saudita?
«I tempi in cui avvengono le forniture e il loro utilizzo sono totalmente slegati. Solitamente i destini dei nostri prodotti sono i magazzini dove possono essere conservati anche per decenni».

Percepisce ostilità nei confronti della missione aziendale?
«Per quanto riguarda le amministrazioni c'è collaborazione e rispetto da parte di quella di Domusnovas. E Iglesias non ha mai ostacolato la nostra attività. I detrattori sono liberi di esprimere il proprio pensiero ma ricordo che le esportazioni di munizionamenti sono soggette all'autorizzazione e al controllo del Governo. Il confronto va eventualmente fatto in quella sede, non ha senso mettere in discussione l'esistenza di una azienda che si muove all'interno di un recinto di legalità».

A proposito di Governo, che tipo di atteggiamento si aspetta nei vostri confronti?
«Non mi aspetto niente. Auspico continuità rispetto al passato».

Mai avuto tentennamenti, problemi di natura etica?
«Le questioni etiche sono personali, chi lavora con noi lo fa in maniera consapevole e per libera scelta. Per quanto riguarda l'azienda, avere un'etica è rispettare le norme, che sono tantissime. È l'unico modo corretto per lavorare in un settore di questo genere».

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