La Nuova Sardegna

Legge contro l’omofobia: la battaglia riparte dall’isola

L'aula del consiglio regionale
L'aula del consiglio regionale

Il centrosinistra: il Consiglio regionale segua l’esempio di altre regioni e la approvi. Orrù, Progressisti: il vuoto non è solo normativo, manca l’educazione al rispetto

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CAGLIARI. Solo una legge regionale può colmare il «vuoto che esiste, a livello nazionale, contro l’omofobia». A sollecitare che la proposta sia discussa al più presto dal Consiglio regionale sono tutti i partiti del centrosinistra. Da troppo tempo – è scritto in un comunicato – sono fermi da qualche parte i «14 articoli destinati a fermare il fenomeno delle discriminazioni e dell’emarginazione per l’orientamento sessuale». Presentata all’inizio dell’estate da Liberi e Uguali, Partito democratico e Progressisti, la bozza non ha fatto ancora passi avanti.

Nonostante – si legge nella relazione – «nasca da un confronto con le varie associazione Lgbt e quindi dalla necessità, ormai più che riconosciuta, di promuovere l’uguaglianza e le pari opportunità tra le persone a prescindere dal loro orientamento sessuale, dall'identità di genere o da una condizione di intersessualità. Per offrire a tutti la possibilità di vivere la propria affettività pienamente, senza la necessità di rinnegarla o nasconderla». Dopo Toscana, Piemonte, Liguria e Puglia, Umbria ed Emilia Romagna – scrivono la consigliera regionale Mara Laura Orrù e Gianmarco Campagna, portavoce delle associazioni è «arrivato anche per la Sardegna il momento di approvare una legge non punitiva ma che punti a educare la società ad alzare una barriera sempre più alta contro il ripetersi di una campagna d’odio che purtroppo continua a materializzarsi».

Al di là degli ultimi fatti di cronaca, è un’ultima ricerca a confermare che «il 40,3 per cento degli omosessuali/bisessuali sostiene di essere stato discriminato, contro poco più del 27 per cento fra gli eterosessuali». La percentuale dei discriminati arriva addirittura a superare il 50 per cento nella ricerca di una casa, nei rapporti con i vicini, nell'accesso ai servizi sanitari oppure in locali, uffici pubblici o mezzi di trasporto. Nel comunicato il centrosinistra ribadisce che la legge regionale vuole «colmare un vuoto a livello nazionale, ma che non è solo di norme ma soprattutto lo è nella mancanza dell’educazione al rispetto».

E infatti i 14 articoli promuovono soprattutto «interventi socio-culturali, a cominciare dalle scuole, per contrastare gli stereotipi di genere e prevenire fenomeni di bullismo e cyberbullismo motivati dall'orientamento sessuale o dall'identità di genere». La conclusione di Maria Laura Orrù è questa: «Dobbiamo avere la forza e il coraggio di far discutere questa legge dal Consiglio regionale».
 

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