La Nuova Sardegna

Elezioni comunali/Interviste

Emanuela Corda: «Sogno di riunire la mia Cagliari divisa in due dalla politica assente»

di Andrea Massidda
Emanuela Corda: «Sogno di riunire la mia Cagliari divisa in due dalla politica assente»

Candidata sindaca con il partito Alternativa

06 maggio 2024
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Cagliari «È assurdo che chi in questi anni ha creato i problemi della città, o comunque non è stato capace di risolverli, ora si ripresenti in campagna elettorale con ricette risolutive a sua detta vincenti: se gli attori in campo sono sempre gli stessi, perché la gente dovrebbe ancora credere alle loro promesse? Tanto vale puntare su qualcosa di nuovo». A porre la domanda retorica (e di conseguenza a considerarsi «il nuovo») è Emanuela Corda, 49 anni, a Montecitorio dal 2013 al 2022 grazie ai voti dei grillini e adesso una dei cinque candidati sindaco di Cagliari alle Comunali di giugno. Ma stavolta in corsa con Alternativa, ossia il partito (di cui è presidente nazionale) nato nel 2021 dai parlamentari espulsi dal M5s per il “no” alla fiducia al governo Draghi.

Emanuela Corda, parliamo di Cagliari. Lei dice di amarla e detestarla allo stesso tempo. Si spieghi.

«Sono una cagliaritana doc molto attaccata alla mia città, ma non sopporto di vederla in queste condizioni di degrado e così male amministrata, soprattutto considerato le potenzialità che ha a livello internazionale. E questo talvolta mi provoca un sentimento contrastante rispetto all’amore viscerale che provo».

Che cosa contesta agli ultimi amministratori?

«Beh, soprattutto di essersi chiusi dentro Palazzo Bacaredda senza ascoltare nessuno. Chi li ha mai visti in giro? Quando mai si sono confrontati davvero con i cittadini?

Qual è il problema più urgente da affrontare?

«Il primo, di sicuro, è che Cagliari è spaccata in due tronconi, con l’area periferica totalmente avulsa dal contesto del centro urbano. È come se ci fosse un muro che separa le due realtà. Sono stata da poco nei quartieri popolari di Is Mirrionis e San Michele e ho visto una situazione penosa, non più accettabile, con luoghi di spaccio e di prostituzione minorile. La verità è che mancano gli impianti fognari, la pavimentazione, l’illuminazione delle strade. Per non parlare della zona dei palazzoni di Sant’Elia: lì ho visto scene che non si vedono più neanche nei quartieri bombardati di Beirut. Chiaro che in aree così abbandonate prolifera la microcriminalità. Quei palazzoni dovrebbero essere completamente ristrutturati affidando i lavori a chi se ne occupa in maniera seria, non come stanno facendo in via Roma».

A proposito, che ne pensa dei tanti cantieri aperti?

«Quello che pensa qualsiasi persona di buonsenso: vanno a rallenty, si sa quando i lavori iniziano, ma non si sa quando finiscono. Chiaramente vanno chiusi prima possibile, cercando di metterci mano in corso d’opera per evitare eventuali scempi. È anche urgente verificare se le imprese che hanno in affidamento questi lavori stanno agendo correttamente, anche nella tempistica. Io non credo. E se i cittadini ci daranno fiducia ci metteremo a spulciare carte e progetti con attenzione».

Come immagina il rilancio turistico?

«La vocazione turistica di Cagliari deve essere incentivata senza che questa pregiudichi la qualità della vita di chi la città la vive tutto l’anno. Ecco perché vanno promossi modelli di sviluppo di un’economia turistica che generi indotto reale e non sia solo funzionale a creare caos e bivacco fino a tarda notte».

Poi sogna la città tax-free.

«Vogliamo portare avanti le istanze legate alla fiscalità di vantaggio ponendoci come interlocutore credibile e determinato con gli altri livelli istituzionali che hanno potere legislativo in materia».



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