Credito in crisi, un salvagente per le aziende a rischio
Verso una class action nell’isola. Nuovi spiragli da una sentenza della Consulta, così imprese e famiglie possono evitare di finire nella spirale dei tassi
SASSARI. Un po’ di luce. Nella crisi sempre più drammatica e nella spirale dei tassi che continuano a crescere si aprono nuovi spiragli. Grazie a una sentenza della Corte costituzionale ora vengono date più difese a imprese e famiglie che rischiano di restare imprigionate in pericolose spirali.
È stato infatti colpito e cassato dai giudici della Consulta il decreto Milleproroghe del 2010. Nel quale era stata inserita una norma pericolosa per i cittadini. Norma che avrebbe potuto rappresentare la fine delle cause per la restituzione delle somme richieste in modo illegittimo negli ultimi 20 anni.
Invece l'anatocismo (o conteggio degli interessi sugli interessi) adesso è definitivamente incostituzionale, senza più decadenze. Con effetti positivi che a livello regionale riguardano migliaia di persone. E armi in più nelle mani, quasi una class action, di chi diversamente potrebbe finire male. Con casi che hanno avuto la loro storia più eclatante a Thiesi. Dove un industriale caseario ha recuperato oltre un milione di euro al termine di una battaglia con la Banca nazionale del lavoro.
La difesa. Sino a pochi giorni fa, la prescrizione dei diritti nel rapporto bancario veniva fatta decorrere dalla singola annotazione in conto. «E a ogni modo nel ricalcolo delle somme si poteva tornare indietro solo di 10 anni, quando invece la Cassazione a sezioni unite, solo un mese prima del Milleproroghe, aveva chiarito che si doveva partire dalla chiusura del c/c, ossia dal pagamento del saldo _ spiega adesso il presidente regionale dell'Adusbef, l'avvocato Andrea Sorgentone _ In tal modo, anche per un conto del 1971, come appunto quello dell'imprenditore thiesino Mannoni che ha vinto la sua causa con la Bnl di Sassari, si può risalire indietro nel tempo fino all'avvio del conto».
Le soluzioni. Che cosa possono fare quindi le imprese e le famiglie sarde? Come difendersi dalla stretta che porta a numerose richieste di riduzione dei flussi di finanziamenti o di rientro su prestiti e fidi? Quali iniziative intraprendere per evitare di finire schiacciati in una morsa sempre più rigida o per scongiurare la fine della propria azienda, quando non scelte tragiche?
Il discorso è semplice. Un cliente esposto, ad esempio per 200mila euro, con un istituto che lo pressa per rientrare può scoprire che in realtà è lui a dover avere soldi indietro dalla banca perché nel passato gli sono stati conteggiati per anni (o per decenni) interessi sugli interessi in modo del tutto indebito. Così, con il risarcimento dei danni, può andare in compensazione, riducendo l'esposizione .
Metodologie. «Prima di tutto bisogna verificare se le somme pretese sono dovute: a volte sono le stesse banche a pretendere tassi oltre la soglia anti-usura, con l'effetto che per legge non sono dovuti né interessi né commissioni _ chiarisce Sorgentone _ E ai fini del calcolo del tasso effettivo richiesto secondo la Cassazione bisogna considerare anche "tutte le somme comunque collegate all'erogazione del credito" ossia "la commissione di massimo scoperto, la maggiorazione extra fido, gli interessi di mora, i diritti per la concessione del fido, per la mancanza fondi, per la disponibilità immediata del denaro”». Comunque, fino al 14 maggio dello scorso anno, si applicano i tassi soglia precedenti agli attuali, come ha chiarito la Cassazione.
Date. Per i conti aperti prima del 1992 con ogni probabilità dovranno essere ricalcolati gli interessi passivi al tasso legale, oggi al 2,5% quando quelli richiesti all’epoca sfioravano il 25%. «Per i conti aperti prima del 22 aprile del 2000 invece l'anatocismo è tuttora illegittimo», ricorda a tutti il rappresentante dell’Associazione utenti bancari.
Richieste. «Infine, se fossero stati addebitati illegittimamente importi per ricalcolare il saldo attuale del c/c, nei calcoli non si potrà che partire dalla sua apertura», rileva il legale a capo dell’organizzazione che nell’isola tutela per questo versante i consumatori. «C’è quindi un aspetto che riguarda la mancanza della necessaria documentazione – conclude l’avvocato Sorgentone – Nel caso in cui né il correntista (perché non li ha conservati) né la banca (perché non ne ha interesse) depositino in giudizio copia di tutti gli estratti conto il saldo dovrà essere dichiarato “non determinabile”. Il che comporta l’impossibilità per la banca di richiedere al cliente qualsiasi somma: è infatti vietato fare una seconda causa per gli stessi motivi tra le medesime parti».
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