M5S al governo: «Chiudete i poligoni sardi»
I parlamentari sardi del Movimento cinque stelle hanno chiesto al ministro della difesa Mauro di ridurre il peso delle servitù militari
CAGLIARI. I parlamentari sardi del M5S Roberto Cotti ed Emanuela Corda hanno invitato il ministro della Difesa Mario Mauro a ridurre il peso delle servitù militari nell’Isola, cominciando dalla chiusura definitiva dei poligoni militari. Per Cotti, «la relazione programmatica illustrata dal ministro in sede di Commissioni congiunte Difesa si è rivelata in continuità con la politica miope operata in passato e oggi, a distanza di quasi 25 anni dal Nuovo Modello di Difesa e del rilancio della Nato, il bilancio che il Paese si trova davanti è un sostanziale fallimento: la guerra è stata sdoganata come cosa normale, l’Onu marginalizzata e colpita nel suo prestigio, il senso d’insicurezza è cresciuto, così come sono cresciute le aree di destabilizzazione e di conflitti armati». A detta del senatore sardo, «il modello di cosiddetta ’difesà che l’Italia attua è fondato su un meticoloso addestramento delle forze armate, con attività tendenzialmente offensive che non hanno nulla da spartire con le cosiddette missioni di pace, per alcune delle quali vengono spese somme talmente alte che se venissero destinate all’aiuto delle popolazioni coinvolte probabilmente sarebbero in grado di risolvere quegli stessi conflitti in modo pacifico, o addirittura a prevenirli». Emanuela Corda ha invece richiamato l’attenzione del ministro Mauro sulla «vergognosa pratica di obbligare le Camere a votare in blocco e nel suo insieme le missioni militari delle Forze Armate all’Estero». Per la deputata sarda «la pratica dei decreti cosiddetti omnibus di rifinanziamento impedisce ai parlamentari di avere un pronunciamento articolato sulle diverse missioni militari». Corda ha poi chiesto che siano rafforzate le disposizioni della legge 185/90 sul commercio delle armi «con un contrasto più efficace del sistema basato sulle tangenti (chiamate impropriamente provvigioni), che ha visto Finmeccanica sprofondare in una serie di scandali pesantissimi mettendo alla luce un sistema occulto di finanziamento dei partiti».