Valledoria, migranti in rivolta per cibo e “paghetta”
Gli extracomunitari cacciano lo staff del centro di accoglienza e occupano la struttura: «Mensa scadente e soldi in ritardo»
SASSARI. Hanno cacciato via lo staff e la direzione del centro che li ospita, e si sono barricati all’interno della struttura in segno di protesta. È la rivolta partita giovedì sera di cui si sono resi protagonisti i 94 migranti ospitati in un centro di Valledoria. Cibo scadente, pocket money in ritardo e disagi continui: sono soltanto alcune delle lamentele avanzate dai profughi, ospitati all’interno dell’ex casa di riposo “Cristo Re” di via IV Novembre, oggi gestita dalla coop romana “Le Tre fontane”.
Ieri mattina, il primo cittadino, Tore Terzitta, insieme ad altri colleghi della giunta comunale, hanno effettuato un sopralluogo nella struttura per verificare la situazione di persona. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della Tenenza di Valledoria: i militari hanno riportato la calma placando le ire degli ospiti, senza ricorrere alla loro identificazione. Il direttore del centro ha segnalato il fatto alla Prefettura e ha sedato la protesta disponendo il pagamento in contanti a tutti i migranti.
La protesta. I toni accesi della piccola rivolta dei migranti, che contestano la qualità e la tipologia dei pasti, si fanno infuocati quando si parla del pocket money, la paghetta giornaliera da 2,50, sulla cui corresponsione lamentano tempi messicani. Che la loro permanenza nel centro di Valledoria fosse problematica lo testimoniamo le cronache recenti – a giugno scorso ci fu una protesta simile - ma ora rischia di diventare un inferno. «Vogliamo parlare con qualcuno della Prefettura – spiegano i giovani – perché qui non ci ascoltano. Il cibo è sempre uguale e spesso arriva acido».
Hanno cercato di farlo capire anche agli abitanti, organizzando un sit-in davanti all’ingresso dell’ex casa di riposo che li ospita.
E per tradurre lo striscione che hanno esibito, non è necessario essere mediatori culturali: «è abbastanza, è abbastanza. Un mese non abbiamo i nostri soldi. Siamo stanci e mangiare no buono».
L’impegno della direzione a liquidare il pocket money ha cadenza quindicinale. I migranti lo hanno preso in parola, tanto è vero che il primo ottobre hanno fatto barricate per averlo: «Ogni volta – spiegano – rinviano dicendo domani, domani, lunedì: ma poi se non protestiamo non risolviamo mai niente».
Faccia a faccia. L’apice della protesta si è raggiunto ieri mattina, durante un faccia a faccia avvenuto fra i migranti e la direzione del centro. Scrivania accerchiata, urla, schiamazzi e animi esasperati dei profughi sono contenuti in un video che immortala l’approccio della direzione rispetto alle richieste: immobile e silenziosa mentre incassa gli sfoghi.
La direzione. Sulle lamentele avanzate dai migranti, il direttore del centro di via IV Novembre ha un’opinione diversa. «Ci siamo sempre comportati seriamente e non è mai mancato nulla», spiega Orazio Guerra, che minimizza l’accaduto. «Abbiamo chiesto l’intervento dei carabinieri e riferito il fatto alla Prefettura – continua il direttore - ma non c’è stato bisogno di intervenire in maniera particolare», e aggiunge: «noi liquidiamo regolarmente il pocket money ogni 15 giorni, e proprio oggi (ieri per chi legge, ndc) ne ho disposto il pagamento». Ma i problemi sono anche altri. Oggi i profughi presenti a Valledoria sono 94, su un massimo di 100 che la struttura è abilitata a ospitare. Fra questi ci sono anche 4 minori, compresi fra i 16 e 17 anni d’età, che «sono stati già segnalati alla Prefettura – continua il direttore – e dei quali il Comune sa già tutto e si sta adoperando».
La rivolta consumata fra mercoledì e giovedì è soltanto l’ultimo di una serie di malumori che serpeggia fra i giovani ospiti del centro di via IV Novembre. Questa volta sedati con il pagamento in contanti, domani chissà.