Banche e mutui “taroccati”, 200 milioni da ridare ai sardi
Caso Euribor, istituti di credito nei guai: dalla sentenza il "sì" al risarcimento di somme non dovute. Vertenza promossa da un avvocato sassarese
SASSARI. La sentenza è arrivata dopo tre anni: una ventina di pagine fondamentali per rivolgersi a un giudice e ottenere il risarcimento delle somme versate ingiustamente. In attesa ci sono almeno 21mila persone solo nell’isola, titolari di mutui bancari a tasso variabile in corso nel periodo compreso tra il settembre 2005 e il maggio 2008. Oltre a loro, tanti altri clienti che nello stesso periodo hanno ottenuto un finanziamento o stipulato un leasing. Tutti hanno pagato più di quanto dovuto. La sentenza della Commissione europea mette nero su bianco quanto già si sapeva dal dicembre 2013: un gruppo di grandi istituti di credito internazionali ha creato un cartello manipolando a suo piacimento l’indice Euribor, il parametro al quale si agganciano mutui, derivati e molti altri strumenti finanziari. La conseguenza è stata il lievitare della quota interessi applicata alle rate, con effetti evidenti sino alla primavera del 2009. Il cartello è stato punito dall’Antitrust con una sanzione di 1,7 miliardi di euro, poi ridotta a 1 miliardo. Ora, grazie alla pubblicazione della sentenza, parte la corsa per ottenere i rimborsi.
I sardi beffati. La manipolazione dell’Euribor da parte delle Banche condannate – tra loro la Barclays e la Deutsche Bank – ha generato un effetto a cascata. Perché le decisioni assunte in maniera arbitraria dal tavolo ristretto condizionavano anche le banche più piccole, chiamate per legge a recepire il valore Euribor di volta in volta stabilito. Ecco perché, tra i 2,5 milioni di italiani coinvolti nella grande truffa che ha causato esborsi non dovuti per 16 miliardi di euro, ci sono almeno 21mila sardi. È stato calcolato che dall’isola sono stati pagati indebitamente interessi – solo sui mutui – per oltre 198milioni di euro. Impossibile stabilire una cifra media, ma prendendo in considerazione un mutuo per 150mila euro da restituire in 15 anni, l’importo versato ingiustamente ammonta a 9400 euro. C’è chi – tra gli imprenditori che hanno acceso un mutuo o un leasing per avviare attività commerciali – ha subìto un danno economico ancora maggiore. E in diversi casi c’è stata una seconda conseguenza: molti clienti sono entrati in crisi in seguito all’aumento spropositato dei tassi d’interesse e dunque delle rate. Ad alcuni la banca ha chiuso i rubinetti perché non riuscivano a rispettare le scadenze. La colpa, ma si è scoperto solo qualche anno dopo, era di chi aveva taroccato i mutui.
Battaglia legale. A dare la svolta decisiva alla vicenda è stato l’avvocato Andrea Sorgentone. Rietino di origine, si è trasferito in Sardegna nel 2006 e nell’isola si occupa di diritto bancario. Responsabile dell’associazione Sos Utenti, ha capito all’istante quali effetti avrebbe potuto avere la sanzione inflitta dall’Antitrust al cartello delle Banche. Per questo, già nel gennaio 2014, un mese dopo il provvedimento, l’avvocato Sorgentone ha iniziato un pressing serrato nei confronti della Commissione Ue. Obiettivo: ottenere la sentenza, senza la quale è difficilissimo ottenere un risarcimento in tribunale. Il botta e risposta dura quasi tre anni e si conclude con la minaccia, da parte di Sorgentone, di rivolgersi alla Corte di Giustizia europea per avere copia del provvedimento. L’attesa è finita pochi giorni fa: il legale ha ricevuto il documento, in una versione che la Commissione ha concordato con le banche sanzionate, così da non diffondere segreti industriali. Resta intatta la sostanza: la condanna del cartello e le motivazioni dell’Antitrust, che denuncia la collusione tra istituti di credito che al contrario avrebbero dovuto operare in concorrenza. Tre anni di ritardo nella diffusione della sentenza, oltre alla tutela della privacy, secondo Sorgentone hanno anche un’altra spiegazione: guadagnare tempo per fare scattare la prescrizione, che decorre dopo 10 anni. In realtà anche questo ostacolo potrebbe essere aggirato. Nel frattempo la corsa ai risarcimenti è partita.