La Nuova Sardegna

Sassari

La Sardegna è l’isola degli anziani: sette per ogni bambino

di Silvia Sanna
La Sardegna è l’isola degli anziani: sette per ogni bambino

Over 65 in aumento e natalità in calo: seimila abitanti in meno in un anno L’economia arranca, il 40% della popolazione si dichiara insoddisfatta

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SASSARI. Nell’isola che si spopola ci sono quasi 7 anziani per ogni bambino. Più della metà delle coppie ha un solo figlio e aumentano velocemente i nuclei formati da due persone adulte. L’età media è sempre più alta, la fascia più presente è quella dei 40-64enni, con gli over 65 che doppiano i 15-39enni. La Sardegna non è un paese per vecchi solo se si guarda la carta d’identità degli stranieri residenti: tra loro, circa 50mila, gli anziani sono in netta minoranza. A scattare la fotografia è l’Ufficio statistica della Regione, che ha messo in ordine i numeri e le percentuali del 2016 facendo interessanti comparazioni con gli anni precedenti. Viene fuori l’immagine di un’isola che cambia, raccontata attraverso l’esame delle principali tematiche: ambiente e territorio, demografia, economia e sociale. Il quadro non è roseo, quasi ovunque domina il segno meno e il confronto con i dati medi nazionali vede la Sardegna quasi sempre indietro.

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Cinquemila in meno. Tra nati e morti non c’è storia: 10.527 contro 16.143, con un saldo negativo in tutte le province. Il risultato è che il 2016 si è chiuso con 5.616 abitanti in meno rispetto al 2015 e un totale di 1.653.135 residenti. Tra le province (divisione precedente alla riforma) cresce solo Olbia Tempio: aveva 160.368 abitanti nel 2015, diventati 160.746 alla data del 1 gennaio 2017. Un aumento quasi impercettibile ma comunque significativo considerato che tutte le altre province perdono mediamente un migliaio di residenti l’anno. Per quanto riguarda le fasce d’età più rappresentate, la situazione è invece assolutamente omogenea: i 40-64enni dominano in tutte le province. E l’indice di vecchiaia avanza: lo studio dice che in Sardegna è pari a 195,5. Il dato nazionale è nettamente inferiore: 165,3. La conferma arriva da un altro numero, relativo al rapporto percentuale anziani-bambini: quasi 7 a 1 in Sardegna, 5 a 1 la media nazionale.

Boom di stranieri. È l’effetto migranti, l’arrivo di navi cariche di uomini e donne provenienti dall’Africa ha fatto schizzare anche nell’isola il dato sugli stranieri. 8071 i nuovi iscritti nel 2016, 50.346 il totale dei residenti: erano 47.425 nel 2015. Colpisce l’età media, decisamente più bassa rispetto ai sardi: la fascia over 65 è la meno rappresentata, la maggioranza degli stranieri ha 15-39 anni. A osservare i dati sul tasso migratorio dall’estero, colpisce la differenza rispetto alla media nazionale: Sardegna batte Italia con +81,19% rispetto a +43,75%.

Economia in affanno. Un’ampia sezione del report della Regione è dedicato alla situazione economica dell’isola. Che nel 2016 non ha fatto il balzo in avanti sperato dopo anni di crisi profonda. Se il Pil procapite è cresciuto in maniera appena percettibile – 19.306 euro, 8 euro in più rispetto al 2015 – resta netto il divario rispetto alla media nazionale di 27.045 euro. Settori fondamentali arrancano, come l’agroalimentare che pur in leggera ripresa non riesce a incidere come dovrebbe nel quadro generale. Al punto che l’isola importa quasi un terzo dei prodotti che poi finiscono sulle tavole mentre le esportazioni segnano il passo. Proprio l’export nel 2016 ha segnato un calo complessivo quantificabile in circa mezzo miliardo di euro, con un crollo pesante per quanto riguarda il manufatturiero. In diminuzione anche le importazioni: 5,2 miliardi a fronte di 6,9: 154 milioni il valore dei prodotti agroalimentari importati.

Mediamente insoddisfatti. Tra stipendi bassi e bollette alte, quasi il 40% dei sardi intervistati si dichiara poco soddisfatto della propria situazione economica, il 19% non è per niente soddisfatto. E se il 28,3% dice che il conto in banca si è assottigliato, l’11.6% denuncia un quadro di gran lunga peggiore rispetto all’anno precedente. In particolare il 76,3% dice che le spese per casa e bollette sono troppo alte ed è difficile sostenerle. In questo coro di lamentele, appena l’1,3% esulta per l’ottima situazione economica. Meglio di niente.
 

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