La Nuova Sardegna

Sassari

«Sì a nuovi hotel in Sardegna per far crescere il turismo»

di Silvia Sanna
«Sì a nuovi hotel in Sardegna per far crescere il turismo»

Intervista con Giuseppe Ruggiu, Confindustria Centro Nord: «Giusto migliorare l’offerta ricettiva anche nelle zone costiere»

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SASSARI. È uno dei principali sponsor del disegno di legge Erriu e con l’assessore regionale condivide l’aspetto fondamentale all’interno della lunga polemica: «La Sardegna ha bisogno di una legge urbanistica. Dunque va bene discutere e confrontarsi, ma va approvata con urgenza. Altrimenti qui sarà la paralisi». Giuseppe Ruggiu, presidente Confindustria per il Centro Nord Sardegna, chiede di non perdere ulteriore tempo prezioso.

Che cosa pensa della legge urbanistica in discussione da mesi?
«Credo che sia un buon testo, certamente migliorabile ma comunque apprezzabile perché stabilisce le regole che mancano da troppo tempo».

Quali sono a suo giudizio i punti di forza della legge?
«Condivido la necessità di intervenire sulle strutture ricettive per migliorare la qualità dell’offerta turistica. È un tema cruciale: la Sardegna non può restare indietro rispetto ai principali concorrenti e per questo il livello dell’offerta deve crescere».

Questo significa che c’è bisogno di più posti letto o di alberghi più belli?
«Entrambe le cose. Ci sono zone della Sardegna, penso in particolare al versante occidentale da Bosa sino alla Costa verde di Arbus, dove l’offerta turistica è praticamente inesistente. Una grave mancanza. Ci sono posti e spiagge splendide, ma anche un eccezionale patrimonio storico e archeologico. Un patrimonio poco valorizzato per colpa di un turismo mordi e fuggi: i visitatori non sanno dove andare a dormire, faticano anche a trovare un posto dove mangiare. Per questo preferiscono scegliere altre zone dell’isola più attrezzate da questo punto di vista».

Una delle contestazioni mosse alla legge riguarda proprio la possibilità di autorizzare costruzioni nella fascia costiera tutelata dal Ppr. Cemento e ambiente possono convivere?
«Assolutamente si, l’importante è trovare il giusto equilibrio. So bene che le coste sono la nostra ricchezza più grande, il nostro futuro. Per questo bisogna averne cura. Ma migliorare le strutture esistenti elevando la qualità dei servizi e garantire un’offerta dove al momento c’è il deserto, è una scelta dettata dal buon senso. Mi è capitato di esprimere questi concetti in alcune occasioni pubbliche alla presenza di assessori regionali. Ci si confrontava su come fare crescere il turismo culturale, io dissi che innanzitutto il turista lo devi accogliere bene, lo devi fare sentire a suo agio, lo devi invogliare a visitare i nostri territori».

Un’altra contestazione riguarda la poca attenzione che la legge urbanistica riserverebbe alle zone interne.
«Costruire il futuro sviluppo significa essere capaci di intervenire in maniera intelligente sia nelle zone costiere che nelle aree interne. Anche per queste ultime la legge urbanistica è fondamentale esattamente come per le coste. Perché c’è necessità di infrastrutture, spesso mancano anche quelle primarie, che soltanto con chiare regole urbanistiche possono vedere la luce. C’è poi un altro aspetto molto importante».

Quale?
«È quello dei piani urbanistici comunali, la pianificazione di base. Le leggi e leggine attualmente in vigore generano tempi lunghissimi nell’approvazione. È inaccettabile. La nuova legge urbanistica stabilisce una procedura più snella eliminando molti passaggi. Questo è fondamentale per consentire ai Comuni di dotarsi di strumenti in regola sui quali basare le proprie scelte urbanistiche».

L’assessore Erriu ha detto che la Regione è aperta al dialogo e pronta a discutere qualsiasi modifica. È d’accordo?
«È la posizione ragionevole di chi vuole arrivare all’approvazione della legge perché giustamente la ritiene strumento indispensabile. Dunque parliamone pure, ma subito. E soprattutto la discussione non sia interminabile».

Ha paura che i tempi si allunghino ancora?
«Dico che il confronto va avanti da mesi ed è necessario raggiungere una mediazione in particolare sui punti più controversi. Subito, perché la Sardegna non può permettersi di perdere ancora altro tempo».

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