Attentati e cannabis, la nuova criminalità isolana
di Luca Fiori
Presentato il report dell’Osservatorio guidato da Mazzette: raddoppiati i sequestri di droghe leggere
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SASSARI. Attentati e coltivazioni di cannabis. Su questi due aspetti si è concentrata l’attività di ricerca dell’Osservatorio sulla criminalità in Sardegna guidato da Antonietta Mazzette. Due fenomeni che nell’isola mostrano una crescita inarrestabile. Ieri il quinto report sulla criminalità nell’isola è stato presentato nella sala conferenze della Fondazione di Sardegna. Un’occasione in cui allo stesso tavolo, moderato dal giornalista Giacomo Mameli, si sono confrontati la curatrice del volume, il direttore del Dipartimento di Storia, Marco Milanese, il procuratore della Repubblica Gianni Caria, il direttore della Nuova Sardegna Antonio Di Rosa e il sindaco Nicola Sanna. Oltre ovviamente al padrone di casa, Antonello Cabras, presidente della Fondazione di Sardegna.
«Sono felice di presentare questo volume nel giorno della legalità – ha esordito Mazzette –. Oggi tutta Italia ricorda Falcone e Borsellino, noi qui vogliamo ricordare le tante vittime della criminalità isolana». La sociologa ha descritto il report come «un lavoro collettivo che ci ha impegnati tante ore di lavoro». Con Mazzette hanno lavorato Romina Deriu, Camillo Tidore, Manuela Pulina, Domenica Dettori, Laura Dessantis, Maria Gabriella Ladu, Daniele Pulino e Sara Spanu. E a cui hanno collaborato il procuratore Caria e il funzionario della procura Giuseppe Manca. Un focus su omicidi, rapine, attentati e coltivazioni di cannabis. «Ci siamo voluti concentrare soprattutto su questi due ultimi aspetti – ha dichiarato Mazzette –. Gli attentati è un fenomeno che ha registrato una crescita e una diffusione anche in territori in cui fino a due anni fa erano marginali. Penso alla provincia di Oristano. L’attenzione mediatica e politica è concentrata sugli attentati agli amministratori, ed è anche giusto perché sono un presidio democratico, ma parlare solo di quegli attentati significa sminuire il problema, che invece coinvolge anche altre categorie». In crescita anche le coltivazioni di cannabis, dai 30mila sequestri in 4 anni si è passati a 40mila in due anni. «Ma questa è solo la punta dell’iceberg – ha spiegato Mazzette –. Di solito vengono beccati i guardiani, ma viene difficile pensare che lavorino da soli. Bisogna capire a chi è rivolta tutta questa produzione, a chi è destinata questa droga».
Sull’argomento è intervenuto anche il procuratore Caria. «Io credo che anche questo fenomeno sia influenzato da provvedimento legislativi. La legge Fini Giovanardi aveva equiparato droghe pesanti e leggere. A quel punto era indifferente parlare di hascisc o eroina. Poi è arrivata la Corte costituzionale che ha bocciato la legge e si è tornati alla distinzione. Forse il boom della cannabis potrebbe essere frutto di questa scelta». Il presidente della Fondazione Cabras ha sottolineato, invece, la differenza tra la percezione della criminalità e quelli che sono i dati reali prodotti dal report. «Le persone si comportano e si orientano a seconda della percezione. Ricerche come questa servono a mettere a fuoco i problemi in base a dati reali». La presentazione si è conclusa con le testimonianze degli studenti del liceo Fermi di Alghero e dei licei Margherita di Castelvì Spano di Sassari.
«Sono felice di presentare questo volume nel giorno della legalità – ha esordito Mazzette –. Oggi tutta Italia ricorda Falcone e Borsellino, noi qui vogliamo ricordare le tante vittime della criminalità isolana». La sociologa ha descritto il report come «un lavoro collettivo che ci ha impegnati tante ore di lavoro». Con Mazzette hanno lavorato Romina Deriu, Camillo Tidore, Manuela Pulina, Domenica Dettori, Laura Dessantis, Maria Gabriella Ladu, Daniele Pulino e Sara Spanu. E a cui hanno collaborato il procuratore Caria e il funzionario della procura Giuseppe Manca. Un focus su omicidi, rapine, attentati e coltivazioni di cannabis. «Ci siamo voluti concentrare soprattutto su questi due ultimi aspetti – ha dichiarato Mazzette –. Gli attentati è un fenomeno che ha registrato una crescita e una diffusione anche in territori in cui fino a due anni fa erano marginali. Penso alla provincia di Oristano. L’attenzione mediatica e politica è concentrata sugli attentati agli amministratori, ed è anche giusto perché sono un presidio democratico, ma parlare solo di quegli attentati significa sminuire il problema, che invece coinvolge anche altre categorie». In crescita anche le coltivazioni di cannabis, dai 30mila sequestri in 4 anni si è passati a 40mila in due anni. «Ma questa è solo la punta dell’iceberg – ha spiegato Mazzette –. Di solito vengono beccati i guardiani, ma viene difficile pensare che lavorino da soli. Bisogna capire a chi è rivolta tutta questa produzione, a chi è destinata questa droga».
Sull’argomento è intervenuto anche il procuratore Caria. «Io credo che anche questo fenomeno sia influenzato da provvedimento legislativi. La legge Fini Giovanardi aveva equiparato droghe pesanti e leggere. A quel punto era indifferente parlare di hascisc o eroina. Poi è arrivata la Corte costituzionale che ha bocciato la legge e si è tornati alla distinzione. Forse il boom della cannabis potrebbe essere frutto di questa scelta». Il presidente della Fondazione Cabras ha sottolineato, invece, la differenza tra la percezione della criminalità e quelli che sono i dati reali prodotti dal report. «Le persone si comportano e si orientano a seconda della percezione. Ricerche come questa servono a mettere a fuoco i problemi in base a dati reali». La presentazione si è conclusa con le testimonianze degli studenti del liceo Fermi di Alghero e dei licei Margherita di Castelvì Spano di Sassari.