La Nuova Sardegna

Sassari

«Un cane incattivito dalle botte prese»

di Luigi Soriga
«Un cane incattivito dalle botte prese»

Parla la mamma del bimbo azzannato: «Siamo sotto choc»; il rottweiler si è fatto strozzare dal padrone senza reagire

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SASSARI. «Quel cane ci conosceva bene. Capitava anche che lo accarezzassi, quando era al guinzaglio col padrone. Non so perché volesse aggredire nostro figlio. Era lui il suo obiettivo. Anche quando mio marito gli ha infilato il pugno dentro la bocca per fargli aprire il morso, il rottweiler ha smesso di stringere. Infatti mio marito ha la mano livida ma non ha buchi. Sembrava quasi non volesse fargli male. Invece contro il bimbo era una furia. Anche quando siamo riusciti a staccarlo, e quando il padrone lo teneva per il collare, lui continuava a tirare, in piedi su due zampe, perché voleva riazzannarlo».

Il piccolo di tre anni ha quattro buchi nella gamba, per uno sono stati necessari i punti. La mamma durante l’aggressione per un attimo ha perso i sensi: «Mi figlio gridava e piangeva, mio marito urlava, e io non riuscivo a sentire niente. Ero immobile e impotente. Vedere quel cane in azione faceva paura: ci è venuto incontro di corsa, senza abbaiare, senza ringhiare, senza alcun segnale di aggressività. E io ho capito che la sua attenzione non era rivolta a noi, ma a mio figlio che era sopra il passeggino. Sembrava che l’avesse scambiato per uno di quegli oggetti che il padrone usa per addestrarlo, un bastone o una corda da mordere. E d’istinto ho girato il passeggino, per proteggere il piccolo. Ma Victor, il cane si chiama così, è riuscito lo stesso a prenderlo. E anche quando mio marito gli ha infilato il pollice dentro l’occhio, spingendo con tutta la forza e girando, lui nemmeno un gemito. Aveva tanta adrenalina in corpo da non sentire dolore. Una simile violenza uno non riesce nemmeno a immaginarla, la comprende solo se la vive sulla propria pelle. E infatti mio marito, che ha dimostrato una forza e un coraggio straordinario, ora è sconvolto, non si è affatto ripreso e non riesce nemmeno a raccontare quei momenti».

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Poi, come se quei dieci minuti non fossero sufficientemente carichi di brutalità, arriva il finale: «Il proprietario ha tirato via il cane, si è allontanato una ventina di metri, e l’ha fatto sdraiare di lato, come quando lo puniva picchiandolo con il bastone. Ho visto che aveva le mani sul suo collo. Poi il cane non si è più mosso». I vigili urbani lo hanno trovato con la lingua fuori, sul ciglio della strada vicinale Prunizzedda-Serra Secca, senza vita, strozzato.

La cosa più inquietante è che quel rottweiler era una pistola carica, armata da maltrattamenti, percosse e una pessima gestione. Sono gli stessi vicini a raccontarlo.

«Passava molto tempo chiuso in una casa di 35 mq – dice la mamma del bambino – non si lamentava, non abbaiava, ma grattava sempre sul muro. Quando il padrone lo portava a spasso lo teneva spesso senza guinzaglio e museruola. Non ha mai considerato i rischi, nonostante tutti si lamentassero. Prima o poi doveva succedere qualcosa e infatti è successa. E a rimetterci siamo stati noi e quel povero cane che è diventato così aggressivo non certo per colpa sua».

Dicono: «Ogni volta che vedeva un gatto cominciava l’inseguimento per farlo fuori. È entrato anche nella nostra veranda, e mio figlio di pochi mesi era sul dondolo».

E ancora: «Lo picchiava continuamente, era il suo modo di addestrarlo. Faceva la pipì nel posto sbagliato? Giù botte. Non rispondeva subito al richiamo? Altre botte. Aveva un bastone e i colpi facevano un rumore impressionante. E il cane era talmente abituato a prenderle che si sdraiava e subiva senza un gemito». E anche quando lo ha ucciso, il cane è rimasto immobile, sdraiato, senza reagire. Subendo la morte come la solita punizione.
 

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