La Nuova Sardegna

Sassari

Balai, nessuno interviene per salvare la chiesetta

di Gavino Masia
Balai, nessuno interviene per salvare la chiesetta

Erosione costiera e infiltrazioni minacciano la stabilità del piccolo luogo di culto L’ultimo intervento di manutenzione e consolidamento risale a dieci anni fa

2 MINUTI DI LETTURA





PORTO TORRES. La forza delle onde e le piogge durante il periodo invernale si infrangono impietosamente sulle rocce dove sorge la chiesetta di Balai vicino causando vistose infiltrazioni di acque meteoriche e marine nelle pareti e nella volta dell’ipogeo. Situazioni che rendono sempre più problematica la staticità di quella che è considerata una struttura simbolo per la città e per tutta la diocesi. Eppure da circa dieci anni non ci sono stati finanziamenti di nessun tipo da parte delle istituzioni pubbliche e meno che mai dalle Soprintendenze che dovrebbero salvaguardare un patrimonio che fa parte della storia dell’isola. Gli ultimi lavori sono stati realizzati nel 2009 con un finanziamento di 36mila euro e riguardavano l’impermeabilizzazione della copertura attraverso la stesura a pennello su tutta la superficie di una vernice plastica.

Oltre alla pulizia delle pareti interne da tutti i residui degradati d’intonaco, in modo che la muratura di pietra potesse essere di nuovo protetta da un intonaco di calce aerea e sabbia. Nel 2016 la soprintendente archeologica delle Province di Sassari e Nuoro, Maura Picciau, aveva visitato attentamente la chiesetta di San Gavino assieme agli architetti della Soprintendenza. E alla fine della visita aveva predisposto alcune schede tecniche, per mettere in risalto il fabbisogno di un restauro sulla struttura vessata dalle correnti marine e con le aree degli ipogei che presentavano già da allora infestazioni biologiche importanti. Anche la parrocchia di San Gavino aveva chiesto un intervento di impermeabilizzazione nella parte superiore degli ipogei - dove vengono riposte, nel periodo precedente alla Pentecoste, i simulacri dei Santi Martiri Turritani Gavino, Proto e Gianuario - per la presenza delle acque meteoriche che durante le copiose precipitazioni allagano l'interno.

Tutti conoscono dunque lo stato in cui versa la chiesetta a picco sul mare edificata attorno al 1850, ma nessun ente ha sentito la necessità di prevedere all’interno della programmazione delle opere pubbliche un finanziamento per cercare di eliminare quelle criticità strutturali che rischiano di compromettere uno splendido “luogo del cuore”. Così l’aveva infatti definita la delegazione di Sassari del Fondo ambiente italiano, che circa due anni fa aveva proposto la chiesetta di Balai vicino come candidata all’iniziativa nazionale, raccogliendo quattromila firme e la seconda posizione in Sardegna nella classifica finale. Anche l’amministrazione comunale dovrebbe “proteggere” una struttura importante dal punto di vista geologico, archeologico, storico e devozionale. Che rappresenta il luogo, secondo il Condaghe di San Gavino stampato nel 1620, dove il giudice Comita avrebbe rinvenuto in età medievale le reliquie dei tre Protomartiri Turritani.

Primo piano
La decisione

Il ministro dell’Interno Piantedosi: «Per Capodanno zone rosse in tutte le città»

Le nostre iniziative