È nato il Mim Castelsardo ora ha un museo “vero”
La Regione ha concesso il riconoscimento I capolavori dell’intreccio nelle sale restaurate
INVIATO A CASTELSARDO. Si chiama Mim ed è finalmente un museo vero. Ha un logo, il merchandising, visite guidate in cinque lingue, laboratori. Soprattutto è inserito dentro il castello dei Doria arroccato sopra del Golfo dell’Asinara e quando devi vendere un prodotto nel circuito turistico fa la differenza: dall’8 agosto, giorno della riapertura dopo il restauro delle sale che ospitano le esposizioni, sono transitati oltre sessantamila visitatori con un incasso di centocinquantamila euro. La media annuale supera i centomila, nettamente la più alta in Sardegna, e i numeri possono essere solo in crescita. Per il Museo dell’intreccio Mediterraneo comincia un’altra vita.
Nuova dimensione. Il riconoscimento ufficiale di museo alla struttura, per ora provvisorio, è stato concesso dalla Regione con una delibera del 4 marzo scorso che ha promosso anche l’Antiquarium Arborense di Oristano. Al Meta di Abbasanta è stato concesso il riconoscimento provvisorio come raccolta museale, sono state invece bocciate le domande del Museo etnografico di Fluminimaggiore, del Percorso museale di Meana Sardo, del Polo museale di Sadali, del Centro culturale multimediale di Setzu e della Mostra archeologica “Su setzu di Sorradile”. Una selezione rigorosa perché «Per accedere al riconoscimento occorre fare un salto di qualità e soddisfare tutta una serie di standard – dice il sindaco di Castelsardo Franco Cuccureddu –. Noi ora abbiamo una struttura gestionale vera e propria, con un direttore e un catalogo delle opere esposte. Garantiamo anche un’apertura continua per 365 giorni l’anno: nel periodo invernale siamo aperti dalle 9 alle 19 e dal primo di maggio le visite saranno garantite fino alle 21, in luglio e agosto fino all’una di notte. Chiudiamo soltanto la mattina del giorno di Natale. Abbiamo creato un nostro logo ufficiale, il merchandising, il bookshop, un sito web. Grazie alla ristrutturazione è visitabile adesso circa il cinquanta per cento del castello, che, non dimentichiamo, in Sardegna è l’unico integro anche all’interno».
Gestione rinnovata. La versione 2.0 del Museo dell’intreccio mediterraneo nasce col completamento dei lavori di ristrutturazione delle sale interne, curati dall’architetto Giansimona Tortu e dall’ingegner Alberto Luciano. Il nuovo progetto della gestione è stato autorizzato dalla Regione che ha concesso un finanziamento del 105 per cento: in tutto 318mila euro, 300 dei quali dedicati al costo del personale e 15mila per le spese generali. Nei momenti della massima affluenza saranno quattordici le persone impiegate: il direttore Nicola Russo, un responsabile dei servizi educativi che curerà i laboratori, un ingnegnere responsabile degli impianti tecnologici, nove guide plurilingue e due manutentori. La grande novità è la possibilità della visita multimediale: le teche hanno il qr code, basterà inquadrarlo con lo smartphone personale o con i tablet messi a disposizione all’ingresso per vedere apparire sullo schermo le informazioni sui singoli reperti. «La trasformazione in museo – dice Nicola Russo – ha visto anche un miglioramento delle esposizioni. Abbiamo una parte strettamente locale, con reperti provenienti da Castelsardo e dal resto della Sardegna, e un’altra con oggetti provenienti dai paesi africani del bacino del Mediterraneo. L’idea dei laboratori è a doppio filo: da una parte mostreremo ai turisti come vengono lavorati questi oggetti, dall’altra vogliamo che questo diventi un punto di riferimento e di incontro per tutta la comunità e in particolare per i giovani».
Il nuovo museo. «Il nostro è sostanzialmente un museo etnografico – dice ancora Franco Cuccureddu – e sappiamo che l’attrattiva principale per i turisti è il fatto che sia inserito all’interno di un castello ancora intatto. Vengono a vedere i cestini, le nasse e tutta l’esposizione, indubbiamente molto interessante, ma il nostro grande valore è la struttura. Il boom lo abbiamo avuto quando siamo riuscito a inserirci nel circuito dei grandi tour operator. Così quando a Stintino o Alghero c’è una giornata un po’ balorda e la gente non vuole andare al mare, vengono organizzate le gite al castello. Siamo riusciti, dal momento della riapertura, anche a censire i visitatori stranieri e la loro provenienza». Giusto per entrare un po’ nei dettagli (anche in tema Ryanair e voli low cost, molto dibattuto in questi giorni) nel castello di Castelsardo sono transitati 4.000 visitatori tedeschi, 2.300 francesi, 1.700 spagnoli e 800 inglesi. Sono arrivati turisti da 62 paesi, compresi l’Australia (49), la Nuova Zelanda (8), il Giappone (42), le due Coree (19) e uno anche dall’Azeirbagian.
La nuova sfida. Ottenuto il riconoscimento provvisorio si tratta di farlo diventare definitivo. «Il riconoscimento provvisorio è valido per quattro anni ed è anche rinnovabilealla fine del quadriennio – dice ancora Franco Cuccureddu –. Noi però vogliamo arrivare ad avere quello definitivo e uno dei requisiti principali è l’accessibilità. Non è semplice, una struttura costruita ex novo può essere facilmente realizzata secondo gli standard richiesti, ma in questo caso dobbiamo quasi rovesciare il concetto: parliamo di una fortezza che è stata concepita e costruita per tenere lontana la gente, tant’è vero che mai nessuno è riuscita a espugnarla, e dobbiamo trasformarla affinché tutti possano visitarla. Una vera sfida architettonica, che cominceremo con l’abbattimento delle barriere e proseguiremo acquistando due macchine in grado di portare sui gradini le carrozzine tramite dei cingoli. Abbiamo anche ottenuto un nuovo finanziamento di duecentomila euro per nuovi lavori sulle mura esterne. Il nostro percorso come Mim, l’acronimo che abbiamo scelto per questa nuova vita del museo, è appena cominciato».