La Nuova Sardegna

La casa del futuro è tutta “bio” e dialoga con te

di Salvatore Santoni
La casa del futuro è tutta “bio” e dialoga con te

A Sinnova il progetto di un team ogliastrino-sassarese-sloveno. Energie rinnovabili, orto sul tetto, sensori in ogni angolo

07 ottobre 2017
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Si nutre di sole e vento. È antisismica, ignifuga ed è pensata per stare in sinergia con l’ambiente. E, soprattutto, è tecnologica. Talmente tanto che è stata progettata per “parlare” con il proprietario. Si tratta di Bluehouse, la casa del futuro nata nella Social innovation school di Alghero dopo una “contaminazione” di un team di esperti ogliastrini, sassaresi e uno sloveno. Il progetto viene presentato in questi giorni alla fiera dell’innovazione di Sinnova.

Innovatività. La Bluehouse è innovativa perché viene costruita secondo un processo produttivo basato su un disciplinare specifico. E quindi con una serie di requisiti riguardanti le specie legnose certificate, materiali isolanti e di finitura traspiranti di origine naturale certificati, proprietà fisico-meccaniche dei materiali, regole di progettazione (metodi di calcolo e dimensionamento), efficienza e sicurezza nei confronti di azioni statiche e dinamiche, efficienza energetica, di ventilazione e comfort degli ambienti, acustica, della regolazione dell’umidità interna, la contestualizzazione e impatto nel territorio e il monitoraggio dell’edificio in remoto attraverso strumenti di misurazione elettronici che rilevano all’interno degli ambienti quantità di CO2, temperatura e umidità presenti nell’aria.

Il progetto. La base del progetto nasce nella Casa Opera di Marco Bittuleri, l’azienda nata nel 2009 in Ogliastra e che si rifà ai principi della bioedilizia e del design artigiano. In sintesi progetta, costruisce e ristruttura edifici e abitazioni in grado di favorire alti standard qualitativi di benessere della persona in completa sintonia col il contesto naturale. Il cappotto tecnologico della Bluehouse è stato studiato da un raggruppamento di esperti e startupper – Casa Opera, Abinsula, Lifely, Tomappo, Rumundu e il dipartimento di Architettura dell’università di Sassari – provenienti da diverse esperienze che si sono incontrati nella Social innovation school di Alghero, punta di diamante del progetto Rumundu di Stefano Cucca.

Contaminazioni. Le strade della Bluehouse e del binomio Lifely/Tomappo corrono parallele fino a quando il team di Casa Opera inizia a valutare la possibilità di avere un orto sul tetto. Dalla “contaminazione” tra i vari startupper e professionisti nasce quindi l’idea di fare in modo che la casa possa dialogare con il proprietario. Niente di più facile per Abinsula, la società sassarese che ha progettato un dispositivo in grado interconnettere la domotica di casa e quindi comunicare consumi, controlli e dati dai sensori installati all’esterno. Il famoso manuale d’uso della casa si trasforma così in un rapporto quotidiano tra abitazione a inquilini. C’è anche un orto. Nello stesso periodo Antonio Solinas e Bojan Blazica si alleano per unire i loro prodotti. Il primo è il papà di Lifely, il vaso da fiori che parla al proprietario; il secondo è un imprenditore sloveno che ha lanciato Tomappo, una piattaforma per la gestione degli orti. Dall’incontro dei due nasce Agrumino, un sensore che implementa il concetto di Lifely su vasta scala. Sempre insieme, con il contributo dell’università di Cagliari, immaginano un progetto per gli anziani all’interno di comunità dove possono curare il proprio orto e rendere questa esperienza sociale attraverso le app e il web. A quel punto nasce l’asse sloveno-sassarese-ogliastrino, già pronto per portare il progetto di Bluehouse a Sinnova, dove viene presentato in questi giorni.

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