La Nuova Sardegna

Intelligenza artificiale “Aloha” mette insieme Cagliari e Sassari

di Stefano Ambu
Intelligenza artificiale “Aloha” mette insieme Cagliari e Sassari

Le due Università della Sardegna lavorano su software e hardware per oggetti alla portata di tutti con capacità di autoapprendimento

10 febbraio 2018
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Intelligenza artificiale che cresce. E si trasforma. Con l'algoritmo virtuale che diventa cuore reale e hardware degli oggetti e degli strumenti che usiamo e che servono ogni giorno. Per arrivare dappertutto: dal comando vocale per la catena di montaggio nelle industrie alla elaborazione di immagini sempre più smart e utili a studi e guarigioni nella medicina. Sino alla videosorveglianza "furba" che previene anche l'assalto del ladro più creativo. Il primo passaggio a Cagliari- a fine gennaio - con una riunione internazionale di due giorni con 33 partecipanti in rappresentanza di 14 partner del progetto da sette nazioni diverse. Ma fra sei mesi, nel secondo step a Sassari, si inizierà a intravedere qualcosa del progetto finale. «Avremo uno scheletro delle interfacce tra i diversi oggetti che saranno realizzati dai diversi partner – garantisce il coordinatore scientifico del progetto Paolo Meloni, ricercatore di Eolab (laboratorio di Microelettronica e bioingegneria del Dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica dell’Università di Cagliari – con una prima versione parzialmente integrata». Il progetto Aloha, finalizzato all'introduzione dell'intelligenza artificiale basata sul "deep learning", basato sull'imitazione del sistema neurologico, in tutti i dispositivi elettronici che fanno parte della nostra vita, è guidato dall'ateneo del capoluogo. «Esiste una certa distanza tra la complessità degli algoritmi dell'intelligenza artificiale – spiega Meloni – e la loro esecuzione su piattaforme mobili. Esiste un certo gap da colmare se si vuole che tutti i dispositivi che permeano la nostra vita siano dotati di intelligenza artificiale. Lo scopo di Aloha è chiudere questo gap».

Sull'iniziativa finanziata dall'Unione europea nell’ambito del programma Horizon 2020 per un importo complessivo di 6 milioni di euro, c'è anche l'apporto dell'Universitá di Sassari. In collaborazione con Cagliari e con STMicroelectronics, l'ateneo del nord Sardegna lavorerà per raggiungere un traguardo: trasferire gli algoritmi negli hardware. «Il grande obiettivo in questo senso è semplificare questo passaggio attraverso strumenti automatici e ottimizzare le prestazioni in particolare minimizzando la potenza – spiega la ricercatrice Francesca Palumbo – Portare la complessità del cervello umano e dei suoi processi su un sistema fisico richiede molta potenza di calcolo che consuma molta energia. Èquesto quindi il principale problema da risolvere». Obiettivo: «Ci prefiggiamo – continua Palumbo – di delineare la strada per la progettazione di sistemi intelligenti realmente a portata di mano e disponibili in qualsiasi situazione, che siano connessi a una rete o no».

L'Università di Sassari quindi continua il percorso iniziato lo scorso anno con Cerbero (coordinatrice è la stessa Palumbo) verso la definizione di sistemi sempre più complessi. Ma tenendo presente il quotidiano del futuro. Sembrava fantascienza negli anni ’70-80, sta diventando sempre più scienza. Con i device elettronici, anche quelli che abbiamo in tasca o nella borsetta. Le intelligenze artificiali saranno in grado di apprendere autonomamente, auto-correggersi e agire. Tra i colossi in campo nel progetto Aloha, oltre STMicroelectronics, ci sono anche IBM e CA Technologies. Aloha mira ad abilitare l’uso del deep learning, per ora limitato a server ad alte prestazioni, su sistemi di elaborazione specializzati di nuova generazione, mobili e a bassissimo consumo. Quelli che abbiamo in mano ogni giorno.

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