“Oh mio Dio!”, è ritornato il Salvatore
di Fabio Canessa
Al Cityplex Moderno di Sassari, con un grande pubblico, la proiezione del film del regista di Porto Torres Giorgio Amato
31 marzo 2018
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SASSARI. Gesù fa il miracolo, riempie il cinema. La sala più grande del Cityplex Moderno, dove il film “Oh mio Dio!”, che immagina il ritorno di Cristo nella Roma di oggi, resta in proiezione in questi giorni di Pasqua dopo la presentazione mercoledì sera con il regista: Giorgio Amato. Insieme a lui, originario di Porto Torres, il protagonista Carlo Caprioli e gli attori sardi Vanni Fois e Federico Melis che interpretano due degli apostoli contemporanei.
«Tutto nasce una ventina di anni fa – spiega Amato – quando riflettendo sul tema della Parusia che avevo studiato all’università nel corso di Sociologia delle religioni, mi sono chiesto: e se Gesù tornasse davvero? Chi lo prenderebbe sul serio? Scrissi un soggetto, lo proposi un po’ in giro, ma i produttori si spaventavano per l’argomento. Poi sono passati avanti altri progetti, ma sentivo di doverlo fare questo film e alla fine me lo sono autoprodotto». E “Oh mio Dio!”, a dispetto di quanto si possa pensare per il tema toccato, è stato ben accolto anche dalla Cei. Lo racconta con soddisfazione il regista di Porto Torres. «Non sono credente, però non volevo fare un film provocatorio, irriverente. Sono partito dalla riflessione sul sincretismo presente in una società che si definisce cristiana e cattolica, composta da persone che fanno la guerra perché non venga tolto il crocifisso nelle scuole e poi fanno le barricate perché non vogliono che venti profughi vengano ospitati nel loro Comune. C’è un cortocircuito, qualcosa che non mi torna. Che senso ha in questo tipo di società parlare di cristianesimo quando ci dimentichiamo degli ultimi?».
Per la costruzione narrativa Giorgio Amato ha deciso di puntare sul mockumentary, sul mischiare fiction e reazioni reali. «Per coerenza con l’idea iniziale. Volendo riportare Gesù in mezzo alla gente non potevo fare una cosa artificiosa, mi interessava anche girare con la camera nascosta e prendere quelle che erano le reazioni delle persone». Scene per le quali agli attori è stata ovviamente lasciata grande libertà. «È stato molto interessante – sottolinea Carlo Caprioli che veste i panni di Gesù – vedere come reagivano. Io facevo il mio ruolo, seguendo un approccio basato sul mettersi al servizio del personaggio, come quando si lavora con le maschere. Perché non ti puoi distaccare da quello che è l’immaginario riferito a un personaggio così».
Ad accompagnarlo come apostoli anche due attori sardi che da tempo vivono a Roma: Vanni Fois e Federico Melis. Di Perfugas, Fois ha una lunga carriera alle spalle. Bellocchio, Avati, Giordana, Grimaldi, sono solo alcuni dei registi con i quali ha lavorato. In “Oh mio Dio!” interpreta Jacopo, uno degli apostoli più vicini al nuovo Gesù, e recita qualche battuta anche in sardo. «È stato Carlo Caprioli – spiega Fois – a suggerire al regista di incontrarmi per valutare una mia eventuale partecipazione, anche perché erano previsti nella sceneggiatura due personaggi sardi. Uno dei quali, il mio, tormentato da un evento luttuoso avvenuto dieci anni prima. La perdita della moglie e della figlia in un incidente». Federico Melis, di Porto Torres, ricopre il ruolo del fratello minore. «Avevo già lavorato con Giorgio Amato, una piccola parte nel suo precedente film “Il ministro”. Ci siamo conosciuti grazie a un amico comune. Abitavamo a Roma entrambi, lui faceva cinema, io teatro».
A dare un ulteriore tocco di Sardegna al film anche un pezzo della colonna sonora, con “No potho reposare” cantato da Ilaria Porceddu che ha replicato dal vivo sui titoli di coda durante la presentazione a Sassari.
«Tutto nasce una ventina di anni fa – spiega Amato – quando riflettendo sul tema della Parusia che avevo studiato all’università nel corso di Sociologia delle religioni, mi sono chiesto: e se Gesù tornasse davvero? Chi lo prenderebbe sul serio? Scrissi un soggetto, lo proposi un po’ in giro, ma i produttori si spaventavano per l’argomento. Poi sono passati avanti altri progetti, ma sentivo di doverlo fare questo film e alla fine me lo sono autoprodotto». E “Oh mio Dio!”, a dispetto di quanto si possa pensare per il tema toccato, è stato ben accolto anche dalla Cei. Lo racconta con soddisfazione il regista di Porto Torres. «Non sono credente, però non volevo fare un film provocatorio, irriverente. Sono partito dalla riflessione sul sincretismo presente in una società che si definisce cristiana e cattolica, composta da persone che fanno la guerra perché non venga tolto il crocifisso nelle scuole e poi fanno le barricate perché non vogliono che venti profughi vengano ospitati nel loro Comune. C’è un cortocircuito, qualcosa che non mi torna. Che senso ha in questo tipo di società parlare di cristianesimo quando ci dimentichiamo degli ultimi?».
Per la costruzione narrativa Giorgio Amato ha deciso di puntare sul mockumentary, sul mischiare fiction e reazioni reali. «Per coerenza con l’idea iniziale. Volendo riportare Gesù in mezzo alla gente non potevo fare una cosa artificiosa, mi interessava anche girare con la camera nascosta e prendere quelle che erano le reazioni delle persone». Scene per le quali agli attori è stata ovviamente lasciata grande libertà. «È stato molto interessante – sottolinea Carlo Caprioli che veste i panni di Gesù – vedere come reagivano. Io facevo il mio ruolo, seguendo un approccio basato sul mettersi al servizio del personaggio, come quando si lavora con le maschere. Perché non ti puoi distaccare da quello che è l’immaginario riferito a un personaggio così».
Ad accompagnarlo come apostoli anche due attori sardi che da tempo vivono a Roma: Vanni Fois e Federico Melis. Di Perfugas, Fois ha una lunga carriera alle spalle. Bellocchio, Avati, Giordana, Grimaldi, sono solo alcuni dei registi con i quali ha lavorato. In “Oh mio Dio!” interpreta Jacopo, uno degli apostoli più vicini al nuovo Gesù, e recita qualche battuta anche in sardo. «È stato Carlo Caprioli – spiega Fois – a suggerire al regista di incontrarmi per valutare una mia eventuale partecipazione, anche perché erano previsti nella sceneggiatura due personaggi sardi. Uno dei quali, il mio, tormentato da un evento luttuoso avvenuto dieci anni prima. La perdita della moglie e della figlia in un incidente». Federico Melis, di Porto Torres, ricopre il ruolo del fratello minore. «Avevo già lavorato con Giorgio Amato, una piccola parte nel suo precedente film “Il ministro”. Ci siamo conosciuti grazie a un amico comune. Abitavamo a Roma entrambi, lui faceva cinema, io teatro».
A dare un ulteriore tocco di Sardegna al film anche un pezzo della colonna sonora, con “No potho reposare” cantato da Ilaria Porceddu che ha replicato dal vivo sui titoli di coda durante la presentazione a Sassari.