Alessandro Borghese: «La mia Sardegna tutta da gustare»
di Roberto Sanna
Giovedì su Sky Uno la puntata di “4 Ristoranti” girata nell’isola: parla lo chef che conduce uno dei più popolari programmi di cucina
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Quattro ristoratori che si sfidano a colpi di antipasti, piatti tipici e location particolari. E lui, Alessandro Borghese, lo chef che col suo voto può confermare o ribaltare la classifica. “4 Ristoranti”, la trasmissione cult prodotta da Drymedia, farà tappa in Sardegna giovedì sera alle 22,55 su Sky Uno.
Com’è stata la prima esperienza di “Alessandro Borghese 4 Ristoranti” in Sardegna?
«La Sardegna è un’isola incredibile. Acque cristalline, oleandri, brezza marina tra i capelli, vergini radure e altopiani incontaminati sono una cornucopia di tanti sapori da scovare e riscoprire. Luoghi e panorami che risvegliano i ricordi delle vacanze e di quando lavoravo come chef, anni fa, in Costa Smeralda. Ho avuto il piacere di visitare luoghi stupendi e incontrare persone ospitali che mi hanno fatto appassionare alle loro tradizioni».
Che cosa pensa della cucina sarda, accusata spesso di eccessivo attaccamento alla tradizione?
«La tradizione è un ingrediente presente in tutti i piatti sardi. La monotonia non esiste quando si parla di eccellenza in cucina. La vostra cultura enogastronomica ha radici profonde ed è caratterizzata dalla diversità morfologica del territorio. Voglio complimentarmi con i nuovi giovani talenti della ristorazione e imprenditoria che portano avanti la distribuzione di materie prime di straordinaria qualità, elaborando la tradizione con straordinario gusto e tecniche moderne. Anche nel campo vitivinicolo con nuove produzioni artigianali e con un altissimo valore alle etichette verso la grande distribuzione. La Sardegna regala una moltitudine di paesaggi: tra mare e macchia mediterranea, le specialità non sono limitate alle spiagge e si insinuano fino al meno conosciuto interno. Gli animali brucano tra radure e altopiani soleggiati, producendo prodotti caseari e carni di alta qualità. I campi di grano, affiancati da agrumeti, disegnano la morfologia della regione racchiudendo nei frutti il gusto di un clima caldo e solare. Sono certo che la Sardegna ha ancora molto da farci assaggiare».
La sua è una delle trasmissioni più apprezzate tra quelle a tema cucina, è una ventata di novità: qual è il segreto?
«È un programma a cui tengo molto e con il mio team abbiamo cercato di dare un’ampia e sincera finestra sul variegato mondo della ristorazione italiana e di viaggiare per il nostro bellissimo Paese. Il bollino esposto fuori dal ristorante dopo ogni puntata ha rafforzato la comunicazione e aiutato la popolarità dello stesso. L’edizione estiva avrà tante novità. Storie di persone che, con tutte le loro problematiche, si raccontano attraverso i loro ristoranti. Sono tante le formule, anche bizzarre, con idee e business diversi: c’è il filosofo che della cucina ha fatto un credo, chi pensa alla cucina come una poesia per il palato e chi vuole mantenere la viva tradizione del piatto tipico. È curioso come siano diverse le motivazioni per come qualcuno inizi a fare questo mestiere o per chi lo tramanda da generazioni. Il furgone con il logo del programma lo riconoscono ovunque quando è parcheggiato, fermo al semaforo, collocato sul lungomare per una ripresa, sui social impazzano i selfie accanto alla portiera nera. Sono molto contento del successo, c’è molta curiosità quando arriviamo per conoscere i concorrenti e assaggiare la cucina del ristorante in gara».
Abbiamo tutti qualche curiosità: per esempio, le è capitato di mangiare veramente male?
«Un buon ristorante deve saper mescolare la qualità del cibo, delle materie prime a un’adeguata atmosfera. Può capitare che qualcosa non fili nel verso giusto o ci siano piccoli errori nella preparazione dei piatti o nel servizio. I miei voti parlano chiaro, sono reali, imparziali e non seguono alcuna strategia. Ammetto che da quando è in onda il programma, c’è una grande attenzione ai particolari».
Viceversa, è mai tornato da semplice cliente?
«Ogni stagione arricchisce il mio bagaglio culturale e umano, capita spesso di trovare ristoratori che lavorano con passione e professionalità. Con alcuni sono rimasto in contatto e ho consigliato i loro locali agli amici».
Una delle cose che più colpisce è quando le cucine sono male organizzate: possibile che ancora succedano certe cose?
«Il mondo della ristorazione è un business per chi riesce a renderlo tale. Non s’improvvisa in nessun campo. Ritengo che qualsiasi attività raggiunga un valido risultato con il fattore C: Cultura, Competenza, Capacità e Conoscenza del settore e dei prodotti. Cucinare è un gesto quotidiano per molti; per altri pare sia il solo modo di cavalcare un’opportunità in un preciso periodo storico. Sbagliato. Oltre al talento ci vogliono impegno, disciplina e professionalità. I giorni in rosso del calendario vogliono dire lavoro e non riposo, è un mestiere pesante. Ho iniziato giovanissimo, subito dopo il diploma e ancora oggi non si cucina mai per il conto ma per far star bene un ospite. Cucinare è un atto d’amore, lo ripeto sempre ai miei ragazzi in brigata».
Spesso si vedono i concorrenti “beccarsi”: è mai capitato che ci siano stati veri litigi?
«In questa stagione non sono mancate le situazioni più vivaci, ma non posso rovinare la sorpresa e spoilerare il programma in onda ogni giovedì su Sky Uno».
Qual è il suo consiglio per vincere una puntata?
«Divertirsi con professionalità ed essere se stessi per portare sulla tavola dei propri avversari la passione per il cibo».
Com’è stata la prima esperienza di “Alessandro Borghese 4 Ristoranti” in Sardegna?
«La Sardegna è un’isola incredibile. Acque cristalline, oleandri, brezza marina tra i capelli, vergini radure e altopiani incontaminati sono una cornucopia di tanti sapori da scovare e riscoprire. Luoghi e panorami che risvegliano i ricordi delle vacanze e di quando lavoravo come chef, anni fa, in Costa Smeralda. Ho avuto il piacere di visitare luoghi stupendi e incontrare persone ospitali che mi hanno fatto appassionare alle loro tradizioni».
Che cosa pensa della cucina sarda, accusata spesso di eccessivo attaccamento alla tradizione?
«La tradizione è un ingrediente presente in tutti i piatti sardi. La monotonia non esiste quando si parla di eccellenza in cucina. La vostra cultura enogastronomica ha radici profonde ed è caratterizzata dalla diversità morfologica del territorio. Voglio complimentarmi con i nuovi giovani talenti della ristorazione e imprenditoria che portano avanti la distribuzione di materie prime di straordinaria qualità, elaborando la tradizione con straordinario gusto e tecniche moderne. Anche nel campo vitivinicolo con nuove produzioni artigianali e con un altissimo valore alle etichette verso la grande distribuzione. La Sardegna regala una moltitudine di paesaggi: tra mare e macchia mediterranea, le specialità non sono limitate alle spiagge e si insinuano fino al meno conosciuto interno. Gli animali brucano tra radure e altopiani soleggiati, producendo prodotti caseari e carni di alta qualità. I campi di grano, affiancati da agrumeti, disegnano la morfologia della regione racchiudendo nei frutti il gusto di un clima caldo e solare. Sono certo che la Sardegna ha ancora molto da farci assaggiare».
La sua è una delle trasmissioni più apprezzate tra quelle a tema cucina, è una ventata di novità: qual è il segreto?
«È un programma a cui tengo molto e con il mio team abbiamo cercato di dare un’ampia e sincera finestra sul variegato mondo della ristorazione italiana e di viaggiare per il nostro bellissimo Paese. Il bollino esposto fuori dal ristorante dopo ogni puntata ha rafforzato la comunicazione e aiutato la popolarità dello stesso. L’edizione estiva avrà tante novità. Storie di persone che, con tutte le loro problematiche, si raccontano attraverso i loro ristoranti. Sono tante le formule, anche bizzarre, con idee e business diversi: c’è il filosofo che della cucina ha fatto un credo, chi pensa alla cucina come una poesia per il palato e chi vuole mantenere la viva tradizione del piatto tipico. È curioso come siano diverse le motivazioni per come qualcuno inizi a fare questo mestiere o per chi lo tramanda da generazioni. Il furgone con il logo del programma lo riconoscono ovunque quando è parcheggiato, fermo al semaforo, collocato sul lungomare per una ripresa, sui social impazzano i selfie accanto alla portiera nera. Sono molto contento del successo, c’è molta curiosità quando arriviamo per conoscere i concorrenti e assaggiare la cucina del ristorante in gara».
Abbiamo tutti qualche curiosità: per esempio, le è capitato di mangiare veramente male?
«Un buon ristorante deve saper mescolare la qualità del cibo, delle materie prime a un’adeguata atmosfera. Può capitare che qualcosa non fili nel verso giusto o ci siano piccoli errori nella preparazione dei piatti o nel servizio. I miei voti parlano chiaro, sono reali, imparziali e non seguono alcuna strategia. Ammetto che da quando è in onda il programma, c’è una grande attenzione ai particolari».
Viceversa, è mai tornato da semplice cliente?
«Ogni stagione arricchisce il mio bagaglio culturale e umano, capita spesso di trovare ristoratori che lavorano con passione e professionalità. Con alcuni sono rimasto in contatto e ho consigliato i loro locali agli amici».
Una delle cose che più colpisce è quando le cucine sono male organizzate: possibile che ancora succedano certe cose?
«Il mondo della ristorazione è un business per chi riesce a renderlo tale. Non s’improvvisa in nessun campo. Ritengo che qualsiasi attività raggiunga un valido risultato con il fattore C: Cultura, Competenza, Capacità e Conoscenza del settore e dei prodotti. Cucinare è un gesto quotidiano per molti; per altri pare sia il solo modo di cavalcare un’opportunità in un preciso periodo storico. Sbagliato. Oltre al talento ci vogliono impegno, disciplina e professionalità. I giorni in rosso del calendario vogliono dire lavoro e non riposo, è un mestiere pesante. Ho iniziato giovanissimo, subito dopo il diploma e ancora oggi non si cucina mai per il conto ma per far star bene un ospite. Cucinare è un atto d’amore, lo ripeto sempre ai miei ragazzi in brigata».
Spesso si vedono i concorrenti “beccarsi”: è mai capitato che ci siano stati veri litigi?
«In questa stagione non sono mancate le situazioni più vivaci, ma non posso rovinare la sorpresa e spoilerare il programma in onda ogni giovedì su Sky Uno».
Qual è il suo consiglio per vincere una puntata?
«Divertirsi con professionalità ed essere se stessi per portare sulla tavola dei propri avversari la passione per il cibo».