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Le ragazze hanno i numeri e la scienza è il loro campo

di Chiara Poddighe*
Studentesse e studenti dell’istituto biotecnologico sanitario De Sanctis-Deledda di Cagliari con lo scheletro Tommy
Studentesse e studenti dell’istituto biotecnologico sanitario De Sanctis-Deledda di Cagliari con lo scheletro Tommy

Inchiesta scolastica smentisce un luogo comune... umanistico: in questo istituto dove si studiano materie Stem non si rilevano disparità di genere

26 gennaio 2024
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È arrivato il momento di sottolineare che le ragazze non danno i numeri: hanno i numeri. L’altro giorno in classe si è svolto uno di quei dibattiti sui quali continui a rimuginare per ore, soprattutto se i conti, è proprio il caso di dirlo, non tornano.

Analizziamo i risultati dei test Ocse Pisa che misurano gli apprendimenti in 81 Paesi del mondo, dal quale emerge un gender gap desolante. Il dato di genere parlerebbe chiaro, l’orientamento delle studentesse in età liceale sarebbe indirizzato alle materie umanistiche, riportando risultati scarsi nell’apprendimento delle materie STEM, cioè Scienze, Tecnologie, materie di area ingegneristica e Matematica. Riflessione piuttosto documentata ma che non digerisco proprio, dal momento che frequento un istituto biotecnologico quindi, complice l’assenza dell’insegnante dell’ora successiva, passo mentalmente in rassegna il numero delle ragazze della mia classe: dieci ragazze e otto ragazzi. Analizzo i numeri dei dirimpettai della 3 L, stesso dato: dieci femmine e otto maschi. Chiedo di andare in bagno e provo a sbirciare con circospezione in tutte le aule che lungo il tragitto hanno la porta aperta.

E sarà pure il bernoccolo professionale, ma non appena rientrata a casa contatto alcuni professori e chiedo elementi più dettagliati. Ripeto lo stesso calcolo su ogni classe dell’istituto, ebbene: le ragazze superano i ragazzi per un totale di 147 femmine contro 79 maschi. I ragazzi raggiungono una media di otto a classe, ma sono destinati a scendere drasticamente durante il triennio: pensate che in diverse quinte sono due o al massimo tre. Quasi stessa proporzione tra i nostri professori: dieci docenti uomini e diciotto donne, ma posso garantire che nel modo di trasmetterci la passione per la Scienza, il farci capire che, un giorno, dai nostri studi dipenderà la salute di persone, animali e ambiente non c’è alcuna differenza tra gli uni e le altre. Certo, la mia scuola non può offrire una statistica autorevole ma è pur sempre un istituto che ha formato dei RIS (donne), tante biologhe, mediche, veterinarie, ingegnere e tecniche di laboratorio, quindi l’insieme di tante storie di scienza che contribuiscono a costruire la Storia. Credo sia importante essere consapevoli di guidare il cambiamento, anche se in piccola parte. Perché il futuro sembra aver già bussato alle porte, noi cerchiamo timidamente di aprirgli ma poi a sollevare la voce e ad essere ascoltato è sempre lo stereotipo. Ma siccome la Scienza ci educa all’ottimismo, allora è bene ricordare anche gli obiettivi raggiunti. Non dimentichiamo le donne sarde che hanno conquistato vette altissime nella scienza: da Eva Mameli, madre di Italo Calvino, che fu direttrice dell’Orto botanico di Cagliari o Rita Brunetti capo dell’Istituto sperimentale di Fisica, che aveva come assistenti due donne Teresa Mundula e Zaira Ollano. Ma questa è un’altra storia.

*Chiara è una studentessa della 3M, Istituto Biotecnologico Sanitario De Sanctis – Deledda, Cagliari


 

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