Via Gallinara: «Demolite quel palazzo»
Ricorso al Tar per chiedere l’annullamento dell’autorizzazione e della delibera Cappellacci sull’interpretazione del Ppr
CAGLIARI. Il palazzo di sei piani costruito dalla Progetto Casa in via Gallinara, da anni al centro di una battaglia giudiziaria senza esclusione di colpi, potrebbe essere demolito dopo che il Consiglio di Stato ha stabilito - con sentenza inappellabile - che la distanza minima indicata nelle norme del piano paesaggistico va rispettata per i laghi ma anche per gli stagni e le altre zone umide. Il palazzo si trova ad appena sessanta metri dalle saline di Molentargius, quindi in base alla decisiione dei giudici amministrativi romani l’autorizzazione comunale che sta alla base della sua costruzione dev’essere annullata. A chiedere l’intervento dei bulldozer è ancora una volta Alberto Onali, che si è visto sorgere il palazzo alto ventidue metri praticamente davanti alla propria abitazione. I suoi legali - gli avvocati Mario Sanino, Riccardo Arbib e Carla Dessì - hanno presentato un ricorso al Tar contro il comune di Cagliari e contro la Regione col quale chiedono che la delibera interpretativa del 12 giugno scorso con cui l’amministrazione Cappellacci si è sovrapposta alla sentenza del Consiglio di Stato, suggerendo ai comuni di consentire comunque interventi edilizi vicino alle zone umide, venga dichiarata illegittima e di conseguenza annullata. Il passo successivo sarebbe il provvedimento di demolizione. Se il ricorso venisse accolto, sarebbero migliaia gli interventi edilizi destinati ad essere bloccati in tutta la Sardegna. La decisione del Tar acquista di conseguenza un’importanza che va oltre la controversia di via Gallinara, da cui è partito uno scontro giudiziario che comprende due procedimenti penali. L’ultimo, aperto quest’estate dal pm Gaetano Porcu, riguarda proprio la delibera firmata da Ugo Cappellacci e dalla dirigente Gabriella Massidda, che interpretando in modo palesemente diverso dal Consiglio di Stato le norme di attuazione del Ppr, quelle che riguardano la protezione delle zone umide, potrebbero aver violato un giudicato definitivo. Secondo gli avvocati Sanino, Rabib e Dessì quella delibera è stata approntata «frettolosamente a tutto vantaggio della Progetto Casa» ed è «viziata da un evidentissimo sviamento di potere e da una plateale irragionevolezza ed ingiustizia» perché ignora e stravolge «il comando giuridico scaturente dalla sentenza del Consiglio di Stato, sovrapponendo all’interpretazione della norma del Ppr una propria, opposta a quella che il giudice amministrativo ha seguito». Una scelta strana, considerato - scrivono i legali - che prima il Tar e poi il Consiglio di Stato sono stati investiti della questione «proprio per fornire l’interpretazione corretta della norma». Ora non resta che attendere il pronunciamento dei giudici.