La Nuova Sardegna

Nuoro

Polizia, una festa tra migranti e legalità

di Valeria Gianoglio
Polizia, una festa tra migranti e legalità

Alla cerimonia per il patrono San Michele i protagonisti sono il sociologo Oppo e i nordafricani ospitati a Sarule

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NUORO. Ha il volto dal sorriso timido ma sincero di Gianfranco Oppo, che riceve il premio appena istituito per chi, dei valori della legalità e della battaglia contro il bullismo, ha fatto quasi una missione di vita. E quello carico di speranze e di sogni ancora tutti da realizzare, dei giovani africani che dallo scorso gennaio sono ospiti di un agriturismo di Sarule, il “Donnedda”, diventato centro di accoglienza temporanea, ma prima di tutto diventato la loro casa. E da lì, dal cuore della Barbagia, e a migliaia di chilometri dalle loro città natale, lanciano un messaggio di fratellanza.

È lo specchio dei tempi moderni e dell’attualità più stretta spesso carica di grandi tragedie ma anche di altrettanti sforzi per combatterle, la celebrazione e il momento di incontro che ieri mattina la questura di Nuoro ha voluto promuovere in occasione della festa del suo santo patrono: San Michele.

In altri tempi, ormai molto lontani, si sarebbero viste solo divise, strette di mano e discorsi di rito, stavolta più di altre, invece, le sedie dei protagonisti sono state riservate a simboli ben diversi. E il vescovo Mosè Marcia, dal pulpito, sul finale della messa alla Cattedrale, non manca di sottolinearlo. «Questi nostri fratelli di colore – dice osservando con attenzione i numerosi presenti tra i banchi della Cattedrale – oggi ci hanno lasciato un segno prezioso: hanno consegnato all’altare ciò di cui loro avevano bisogno».

Poco prima, infatti, al momento dell’offertorio, una delegazione dei migranti ospitati a Sarule, accompagnati dal titolare della struttura, Michele Virdis, e da un mediatore culturale, avevano, infatti, portato in dono alcuni prodotti sfornati o prodotti dalle campagne barbaricine: vino, pane carasau e tanti dolci.

E insieme al momento dell’offertorio, i quindici migranti arrivati da Sarule sono protagonisti anche nella parte della messa riservata alle preghiere dei fedeli, quando salgono sul pulpito e leggono, in inglese, alcuni loro pensieri che trasudano rispetto e apertura verso il mondo. «Signore – dice uno di loro, dall’altare – rendici capaci di cercare il bene di tutti». «Quando ci dicono di pensare solo a noi stessi – dice un altro – fai in modo di pensare che nel bene degli altri c’è la gioia». Un altro ancora, infine, lancia un invito: «Cerchiamo di migliorare il mondo, nel lavoro della terra».

E così, tra le preghiere dei migranti, l’offertorio con i prodotti sardi, e i canti del coro Ortobene diretto dal maestro Alessandro Catte, anche l’edizione 2015 della festa del patrono della polizia, San Michele, si avvia verso la conclusione. C’è chi torna al proprio ufficio, chi si scambia gli auguri, chi saluta con piacere i suoi ex colleghi in polizia ormai in pensione, ma sempre presenti anche in queste occasioni. I migranti, dal canto loro, dopo la bella mattina da protagonisti discreti, tornano nella loro patria adottiva: Sarule. «Follow me», seguitemi, dice loro con un sorriso amichevole, il titolare della struttura che li accoglie, Michele Virdis.

«Ormai fanno parte della nostra comunità – racconta l’imprenditore – sono nostri ospiti da gennaio, non possono lavorare ma fanno tante altre attività, a cominciare dallo studio dell’italiano, e da diversi altri impegni quotidiani. Alcuni di loro, sperano di ottenere l’asilo e di restare in Italia, e qualcuno spera anche di rimanere in Sardegna».

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