La Nuova Sardegna

Nuoro

Così Nuoro custodisce lo spirito autentico dell’intera Sardegna

di ROBERTO DERIU *
Così Nuoro custodisce lo spirito autentico dell’intera Sardegna

Una festa perennemente in bilico tra passato e presente Lo specchio fedele di una città e delle sue contraddizioni

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di ROBERTO DERIU *

Ricordo quando organizzai il mio primo Redentore come assessore della Cultura e del Turismo. Anno 2000, sindaco Mario Demuru Zidda, era la centesima festa. Avrei voluto fare dei cambiamenti, per renderla più comprensibile, più leggibile, più vicina alla sua origine di celebrazione d'un evento legato al culto di Gesù Cristo Redentore, il Principe della Pace. Avrei voluto farne una sede di dialogo euromediterrano tra le religioni e le culture (quanto ci avrebbe giovato oggi aver sviluppato quell'idea). Ma più riflettevo, più leggevo e più consultavo, e più mi allontanavo da una sintesi convincente.

Meditare sulla gigantesca macchina dell'organizzazione della Festa e sul suo indotto turistico ed economico comportò la necessità di affrontare gli aspetti spirituali, simbolici e storici dell'evento. E là mi resi conto della mia, della nostra insufficienza. Nuoro è una città eclettica: in essa convive un anelito all'universale e un solido e reattivo senso di conservazione; è la città del Nobel e del moto sanfedista e reazionario del grido "A su connottu".

La sua anima conflittuale si rivela tutta ed integra nei grandi riti popolari, e pretende d'essere raffigurata intera, completa, com'è: laica, ma devota; conformista, ma ribelle; profonda, ma dissacratrice.

Per questo ed altri motivi, anch'essi tra loro contraddittori, il Redentore non è dell'assessore Tizio o del sindaco Caio; e nemmeno è dei Nuoresi, che ad anni alterni se ne dicono estranei, e vanno al mare, per poi sempre tornare a vedere la sfilata, o "sentire i cori", o scalare alle sei del mattino il loro Monte in preghiera.

Quella del Redentore di Nuoro è la festa di una Sardegna ancestrale di recente autoconsapevolezza, arcaica di fresca libertà. Contraddizioni, ancora, e conflitti: quelli della Sardegna interna e pastorale, dei costumi che rievocano l'antica divisione in feudi e città regie e la conseguente servitù o libertà, simboleggiati dai copricapi neri o rossi, quelli dell'Isola, nell'omaggio che i quattro antichi giudicati di Sardegna rendono all'Atene isolana, ultima arrivata tra le Grandi, eppure titolare, non come città, ma come luogo d'intersezione e di confine, come quadrivio, di un'eredità solenne, che ne fa la custode dello spirito più autentico dell'Isola.

* Consigliere regionale

ex Presidente

Provincia di Nuoro

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