Olbia, è partita da un attentato l'indagine sul market della droga
Arrestate otto persone, tra cui diverse donne e un egiziano. Al capo, un noto ristoratore, si è arrivati dopo un attacco incendiario a un centro tatuaggi
OLBIA. Fu un attentato, uno dei tanti commessi negli scorsi anni in città, ad avviare l’inchiesta della Procura anticrimine di Tempio, denominata “Casa mia”, su un traffico di cocaina sfociato nell’arresto da parte della polizia di 8 persone, tra cui sette italiani e un egiziano. Nella mattinata di mercoledì 28 ottobre c’è stata la conferenza stampa in commissariato nella quale sono stati rivelati i particolari della clamorosa indagine e i nomi degli arrestati, alcuni dei quali sono piuttosto conosciuti.
In particolare il capo della presunta banda, Cristian Ambrosio, 37 anni, un ristoratore di origini campane già titolare con il fratello di "Mezzo metro pizza 2" e di altri locali; la fidanzata Anna Saba (agli arresti domiciliari), gli olbiesi Giada Carta di 28 anni (la foto pubblicata sul giornale, per un errore indipendente dalla volontà della redazione, non è quella della persona arrestata: ce ne scusiamo con l’interessata, un’omonima), Marco Manzo di 32 anni. Ai domiciliari sono finiti anche Mauro Carboni di 24 anni, Lino Cau di 36, Alessandro Arcangeli di 40 e l’egiziano Mohamed Alì Hassan Shawqui, di 43 anni. Ricercato un cittadino extracomunitario che, al momento, si trova all’estero Coinvolte altre 19 persone, tutte indiziate di reati minori che vanno dallo spaccio di modiche quantità di stupefacente agli atti intimidatori.
Le bombe molotov che nell'ottobre dello scorso anno vennero lanciate contro un centro di tatuaggi e piercing, l'Hd Piercing di via Pitagora, portarono gli uomini della squadra investigativa del commissariato di Olbia sulle tracce di un minorenne (ritenuto uno degli esecutori dell'azione criminale) e del complice. Tenendo sotto stretta sorveglianza e intercettazione ambientale e telefonica i due giovanissimi i poliziotti sono arrivati alla villa di Ambrosio e al rsto della presunta banda. L'operazione “Casa mia” è stata coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica di Tempio Angelo Beccu e ha visto impegnati gli uomini del commissariato di Olbia, quelli del reparto anticrimine della Sardegna e delle squadre mobili di Sassari e Perugia.