Cognomi tempiesi, ecco i più diffusi
ll linguista Mauro Maxia, nel suo studio, ha approfondito le origini del gallurese
03 settembre 2017
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TEMPIO. “Nomen omen”, dicevano i latini per sottolineare la correlazione che potrebbe esserci tra il nome che si porta (in questo caso, il cognome) e ciò che in termini di destino si potrebbe diventare.
Sarà per questo allora che si tende a volerne sapere sempre di più sul proprio cognome. Una curiosità non sempre impossibile da soddisfare può essere quella delle origini geografiche e della durata storica dei nostri cognomi. Per quanto concerne la Gallura, ad esempio (ma una valutazione analoga si potrebbe fare anche per il resto dell’isola), lo studio al quale più frequentemente ci si richiama è un saggio che lo studioso perfughese Mauro Maxia, linguista che gode di una considerazione accademica, pubblicò nel 2006. Il titolo è “I Corsi in Sardegna” e, come è facile intuire, alcune delle parti più corpose e significative di questo saggio riguardano proprio la Gallura, dove la migrazione corsa trovò per secoli un approdo felice. Un’anticipazione del volume di Maxia, riguardante proprio i cognomi tempiesi e le origini del gallurese, venne pubblicata l’anno precedente sulla prestigiosa “Rivista Italiana di Onomastica”. Stabilire quanti e quali cognomi possano definirsi autenticamente tempiesi non è facile nemmeno per Maxia, che, accortamente, nel suo studio fornisce ed elenca numerosi dati avvalendosi delle necessarie fonti documentarie. Si può apprendere però che tra i primi dieci cognomi maggiormente diffusi (nell’ordine, Sanna, Deiana, Carta, Spanu, Cossu, Pinna, Meloni, Careddu, Addis e Azara) alcuni possono considerarsi galluresi in buona misura. Se si escludono Cossu, Careddu e Azara, gli altri sarebbero cognomi che gli specialisti (Emidio De Felice, ad esempio) definirebbero come tipicamente sardi. Col suo studio, di cui va scoprendosi l’importanza, Maxia ha voluto dimostrare la provenienza corsa di tanti ceppi familiari presenti in Gallura. Se poi si vuole andare alla ricerca di un cognome molto diffuso nel territorio privo di un esplicito legame con la Corsica, questo è Careddu. Così presente da essere considerato tipicamente gallurese anche se privo di origini corse. Anzi, questa “tipicità” sarebbe data proprio dalla sua natura autoctona. Quasi una sorta di eccezione all’interno di un contesto linguistico in cui il corso si stava dinamicamente radicando. Come ricorda, del resto, lo stesso Maxia, che per le rilevazioni dell’alta Gallura ha contato sull’importante apporto dell'avvocato Antonio Valentino, è tesi suffragata da documenti quella che vuole che già intorno alla metà del ‘500 “la maggior parte della Gallura era abitata da còrsi o, in altri termini, che essi costituivano la maggioranza della popolazione”. Sotto Bonaparte e i Savoia Corsica e Gallura seguiranno destini diversi. Una biforcazione che farà sentire i suoi effetti di natura politica e culturale. (g.pu.)
Sarà per questo allora che si tende a volerne sapere sempre di più sul proprio cognome. Una curiosità non sempre impossibile da soddisfare può essere quella delle origini geografiche e della durata storica dei nostri cognomi. Per quanto concerne la Gallura, ad esempio (ma una valutazione analoga si potrebbe fare anche per il resto dell’isola), lo studio al quale più frequentemente ci si richiama è un saggio che lo studioso perfughese Mauro Maxia, linguista che gode di una considerazione accademica, pubblicò nel 2006. Il titolo è “I Corsi in Sardegna” e, come è facile intuire, alcune delle parti più corpose e significative di questo saggio riguardano proprio la Gallura, dove la migrazione corsa trovò per secoli un approdo felice. Un’anticipazione del volume di Maxia, riguardante proprio i cognomi tempiesi e le origini del gallurese, venne pubblicata l’anno precedente sulla prestigiosa “Rivista Italiana di Onomastica”. Stabilire quanti e quali cognomi possano definirsi autenticamente tempiesi non è facile nemmeno per Maxia, che, accortamente, nel suo studio fornisce ed elenca numerosi dati avvalendosi delle necessarie fonti documentarie. Si può apprendere però che tra i primi dieci cognomi maggiormente diffusi (nell’ordine, Sanna, Deiana, Carta, Spanu, Cossu, Pinna, Meloni, Careddu, Addis e Azara) alcuni possono considerarsi galluresi in buona misura. Se si escludono Cossu, Careddu e Azara, gli altri sarebbero cognomi che gli specialisti (Emidio De Felice, ad esempio) definirebbero come tipicamente sardi. Col suo studio, di cui va scoprendosi l’importanza, Maxia ha voluto dimostrare la provenienza corsa di tanti ceppi familiari presenti in Gallura. Se poi si vuole andare alla ricerca di un cognome molto diffuso nel territorio privo di un esplicito legame con la Corsica, questo è Careddu. Così presente da essere considerato tipicamente gallurese anche se privo di origini corse. Anzi, questa “tipicità” sarebbe data proprio dalla sua natura autoctona. Quasi una sorta di eccezione all’interno di un contesto linguistico in cui il corso si stava dinamicamente radicando. Come ricorda, del resto, lo stesso Maxia, che per le rilevazioni dell’alta Gallura ha contato sull’importante apporto dell'avvocato Antonio Valentino, è tesi suffragata da documenti quella che vuole che già intorno alla metà del ‘500 “la maggior parte della Gallura era abitata da còrsi o, in altri termini, che essi costituivano la maggioranza della popolazione”. Sotto Bonaparte e i Savoia Corsica e Gallura seguiranno destini diversi. Una biforcazione che farà sentire i suoi effetti di natura politica e culturale. (g.pu.)