Olbia, all’Amp prove di pace tra i pescatori e i delfini
di Dario Budroni
I cetacei mangiano i pesci, danneggiano le reti e spesso finiscono uccisi. Navone: «Col progetto Life Delfi del Cnr sperimentiamo una nuova convivenza»
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OLBIA. Ci sono due mondi che non sono andati mai troppo d’accordo. Da una parte quello dei delfini, dall’altra quello dei pescatori. Ma adesso attorno all’isola di Tavolara si sta lavorando a una soluzione. Gli obiettivi sono sostanzialmente due: salvaguardare naturalmente i cetacei e allo stesso tempo limitare le perdite economiche di chi in mare ci lavora. Grazie al progetto europeo Life Delfi, promosso dal Consiglio nazionale delle ricerche e che vede l’Amp di Tavolara tra le aree pilota, si sta adesso intervenendo attraverso nuove attività di sensibilizzazione e informazione e anche attraverso la promozione di tecniche alternative alle tradizionali reti da pesca, con lo scopo di evitare la cattura accidentale dei delfini durante le battute al largo della costa.
Delfini e pescatori. Il progetto Life Delfi, cofinanziato dall’Unione Europea, ha preso il via poco prima del lockdown. Nei giorni scorsi, nella Casa delle farfalle di mare di Porto San Paolo, gli studiosi e i dirigenti dell’Area marina protetta hanno quindi incontrato i pescatori che operano nella zona. Perché in mare non è raro che le interazioni dei cetacei con le attività di pesca facciano sì che il bilancio giornaliero dei pescatori si chiuda in maniera negativa. Spesso i delfini danneggiano le reti e rubano il pesce appena catturato. Quando le cose vanno decisamente male, invece, succede che i delfini finiscano per ferirsi o per morire impigliati nelle reti.
Come intervenire. Durante l’incontro con i pescatori, che riceveranno anche degli incentivi, l’Area marina ha illustrato i punti principali del progetto Life Delfi. «Si tratta di uno dei tre nuovi progetti europei che abbiamo in cantiere – spiega Augusto Navone, direttore dell’Amp di Tavolara – In questo caso ci concentriamo sull’annoso problema che nasce dall’interazione tra delfini e pescatori. L’incrocio tra queste due realtà provoca infatti dei danni economici e spesso anche la morte degli animali». Sono diverse le soluzioni che saranno adottate all’interno dei confini dell’Area marina. Innanzitutto saranno sperimentati dei particolari pinger, cioè dei dissuasori acustici che allontanano i delfini dalle reti. Poi saranno adottate anche attrezzature alternative come delle particolari nasse che non rappresentano un pericolo per i cetacei. Allo stesso tempo gli operatori dell’Amp, come stanno già facendo, informeranno e sensibilizzeranno i pescatori che lavorano nella zona. Inoltre, grazie alla collaborazione con Flag Gac, sarà istituito un importante punto informativo e di consulenza. «E questo perché il mondo della pesca può contare su diversi sussidi europei. Ma allo stesso tempo, per la complessità di approccio, i pescatori non sempre riescono ad accedere alle risorse» sottolinea Augusto Navone.
I numeri. Alla base del progetto Life Delfi c’è anche un sondaggio che era stato sottoposto a oltre cento pescatori che operano nelle aree pilota, tra cui quella di Tavolara. I numeri parlano chiaro. Il 94 per cento dei pescatori ha per fortuna confermato un’alta presenza di delfini (da 2 a 20 individui al giorno) durante l’estate. Il danno economico si aggira invece attorno ai 1500-2000 euro all’anno, con occasionali perdite gravi fino a 10.000-20.000 euro. I delfini morti per interazioni con gli attrezzi da pesca, tra il 2012 e il 2015, sono stati invece 24.
Delfini e pescatori. Il progetto Life Delfi, cofinanziato dall’Unione Europea, ha preso il via poco prima del lockdown. Nei giorni scorsi, nella Casa delle farfalle di mare di Porto San Paolo, gli studiosi e i dirigenti dell’Area marina protetta hanno quindi incontrato i pescatori che operano nella zona. Perché in mare non è raro che le interazioni dei cetacei con le attività di pesca facciano sì che il bilancio giornaliero dei pescatori si chiuda in maniera negativa. Spesso i delfini danneggiano le reti e rubano il pesce appena catturato. Quando le cose vanno decisamente male, invece, succede che i delfini finiscano per ferirsi o per morire impigliati nelle reti.
Come intervenire. Durante l’incontro con i pescatori, che riceveranno anche degli incentivi, l’Area marina ha illustrato i punti principali del progetto Life Delfi. «Si tratta di uno dei tre nuovi progetti europei che abbiamo in cantiere – spiega Augusto Navone, direttore dell’Amp di Tavolara – In questo caso ci concentriamo sull’annoso problema che nasce dall’interazione tra delfini e pescatori. L’incrocio tra queste due realtà provoca infatti dei danni economici e spesso anche la morte degli animali». Sono diverse le soluzioni che saranno adottate all’interno dei confini dell’Area marina. Innanzitutto saranno sperimentati dei particolari pinger, cioè dei dissuasori acustici che allontanano i delfini dalle reti. Poi saranno adottate anche attrezzature alternative come delle particolari nasse che non rappresentano un pericolo per i cetacei. Allo stesso tempo gli operatori dell’Amp, come stanno già facendo, informeranno e sensibilizzeranno i pescatori che lavorano nella zona. Inoltre, grazie alla collaborazione con Flag Gac, sarà istituito un importante punto informativo e di consulenza. «E questo perché il mondo della pesca può contare su diversi sussidi europei. Ma allo stesso tempo, per la complessità di approccio, i pescatori non sempre riescono ad accedere alle risorse» sottolinea Augusto Navone.
I numeri. Alla base del progetto Life Delfi c’è anche un sondaggio che era stato sottoposto a oltre cento pescatori che operano nelle aree pilota, tra cui quella di Tavolara. I numeri parlano chiaro. Il 94 per cento dei pescatori ha per fortuna confermato un’alta presenza di delfini (da 2 a 20 individui al giorno) durante l’estate. Il danno economico si aggira invece attorno ai 1500-2000 euro all’anno, con occasionali perdite gravi fino a 10.000-20.000 euro. I delfini morti per interazioni con gli attrezzi da pesca, tra il 2012 e il 2015, sono stati invece 24.