Covid, Olbia: i positivi salgono a 600, al ritmo di 30-50 al giorno
Serena Lullia
Sono 1200 le persone in quarantena, ma i numeri sul contagio sono molto più alti. Il sindaco Nizzi: «Negli elenchi mancano soggetti che sappiamo essere malati»
21 aprile 2021
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OLBIA. La città vive il momento più difficile dall’inizio della pandemia. La curva dei contagi da Covid-19 cresce. E insieme al numero di positivi, arrivati ormai a quota 600, cresce la preoccupazione. 1200 le persone in quarantena. I contagi aumentano con una media di 30-50 casi al giorno. La lista comprende residenti e domiciliati. Ma anche i turisti arrivati al porto e all’aeroporto che si sono sottoposti al tampone gratuito e che alloggiano in città. Ma la fotografia scattata dal sindaco Settimo Nizzi potrebbe non essere reale. Negli elenchi consegnati all’amministrazione da Ats e Mater Olbia, mancano diversi soggetti positivi. Ad affermarlo è lo stesso primo cittadino nell'aggiornamento in videoconferenza con i giornalisti. I toni rassicuranti di qualche settimana fa sono scomparsi. «Abbiamo notizie di altri contagiati che però non risultano nell'elenco Ats-Mater – dice Nizzi – . Questo ci induce a pensare che forse è arrivato il momento di essere più severi nelle misure di controllo. Ho chiesto a tutti di stringere un pochino le maglie, di essere un po’ più tranquilli e di limitare per quanto possibile i contatti. Ma vediamo i numeri che sono in continua crescita e non riusciamo a contenerli».
L’impennata dei positivi è reale. «In quattro giorni siamo passati da 530 a 600 contagi – aggiunge il primo cittadino –. La media è di 30-50 nuovi casi al giorno. E ad ammalarsi sono persone giovani e in buona salute».
Nizzi insiste poi sull’importanza della vaccinazione e non nasconde il disappunto per le troppe rinunce di AztraZeneca, pari a 50%, dei sessantenni. «Così non va bene – aggiunge –. Si mette a rischio l'immunizzazione dell’intera città. Buona parte dei soggetti sani che possono fare AstraZeneca non si presentano. Sollecito i nostri concittadini perché chi è di turno per ricevere la dose, vada all’hub. Non possiamo permetterci questo lusso e AstraZeneca è un vaccino sicuro. In Inghilterra lo hanno somministrato a milioni di persone e senza chiedere se andasse bene oppure no».
Il sindaco dà poi alcuni numeri dell’astensione. «Abbiamo 800 ultraottantenni, circa il 30%, che non sono andati a vaccinarsi. Da una parte perché hanno paura, dall’altra perché non vengono accompagnati o aspettano che il medico di medicina generale glielo faccia a casa. Ma non essendo partita la campagna a domicilio i medici possono solo predisporre le schede dei pazienti, presentarsi all’hub e chiedere le dosi. Eppure sono la categoria con il più alto tasso di morbilità – conclude Nizzi –. Gli ultra 70enni sono stati vaccinati con prima dose al 60%. Solo il 50% gli ultra 60enni».
L’impennata dei positivi è reale. «In quattro giorni siamo passati da 530 a 600 contagi – aggiunge il primo cittadino –. La media è di 30-50 nuovi casi al giorno. E ad ammalarsi sono persone giovani e in buona salute».
Nizzi insiste poi sull’importanza della vaccinazione e non nasconde il disappunto per le troppe rinunce di AztraZeneca, pari a 50%, dei sessantenni. «Così non va bene – aggiunge –. Si mette a rischio l'immunizzazione dell’intera città. Buona parte dei soggetti sani che possono fare AstraZeneca non si presentano. Sollecito i nostri concittadini perché chi è di turno per ricevere la dose, vada all’hub. Non possiamo permetterci questo lusso e AstraZeneca è un vaccino sicuro. In Inghilterra lo hanno somministrato a milioni di persone e senza chiedere se andasse bene oppure no».
Il sindaco dà poi alcuni numeri dell’astensione. «Abbiamo 800 ultraottantenni, circa il 30%, che non sono andati a vaccinarsi. Da una parte perché hanno paura, dall’altra perché non vengono accompagnati o aspettano che il medico di medicina generale glielo faccia a casa. Ma non essendo partita la campagna a domicilio i medici possono solo predisporre le schede dei pazienti, presentarsi all’hub e chiedere le dosi. Eppure sono la categoria con il più alto tasso di morbilità – conclude Nizzi –. Gli ultra 70enni sono stati vaccinati con prima dose al 60%. Solo il 50% gli ultra 60enni».