«Ecco l’altra faccia del turismo in Gallura: lavoro nero e contratti pirata»
La Filcams Cgil racconta l’industria delle vacanze dalla parte dei dipendenti, spesso sfruttati, con contratti fasulli e condizioni di lavoro disumane
Olbia In fila, negli uffici della Cgil, per chiedere aiuto. Per dire basta al lavoro nero, per lamentarsi di contratti fasulli che stabilivano 20 ore alla settimana quando invece se ne facevano anche 70, per chiedere in che modo potessero dimettersi, distrutti fisicamente e in particolare psicologicamente. Ma, in questi mesi, non si è fermata nemmeno la processione di lavoratori e lavoratrici presi per la gola con contratti di un mese e col padrone di turno che chiedeva straordinari senza retribuzione, pena la mancata proroga del contratto. Sì, questa è l’altra faccia di un settore, il turismo, che trascina l’economia.
L’allarme «Se da una parte abbiamo assistito alla crescita del turismo internazionale e alla crescita dei flussi turistici e dei fatturati delle imprese, continuiamo a registrare tassi altissimi di precarietà, di contratti intermittenti, di irregolarità e lavoro sommerso, di assenza di sostegni economici a favore dei lavoratori con part time verticale ciclico e di ammortizzatori sociali che non tutelano pienamente gli stagionali».
Danilo Deiana, segretario generale della Filcams Cgil, dopo una stagione turistica che sta per terminare, parla della necessità «di ripartire dall’umanità e dalla dignità del lavoro e annuncia la partecipazione alla manifestazione di Roma del 7 ottobre, in difesa dei diritti. «Da Olbia - dice Deiana - partiremo in centinaia, tra lavoratori, pensionati e studenti».
Dimissioni per stress «Un vero e proprio dramma. Alle porte di tutti i nostri uffici della Gallura - ribadisce il segretario della Filcams Cgil - hanno bussato decine di lavoratori e lavoratrici che volevano smettere di lavorare e che chiedevano come poterlo fare: lamentavano condizioni di lavoro inaccettabili e al limite della dignità della persona. Gli aspetti che portano i lavoratori a dimettersi, oltre alle condizioni di lavoro inadeguate, sono la ricerca di un miglioramento retributivo, di un migliore equilibro lavoro-vita privata, di nuovi stimoli».
Lavoro nero e grigio «Ci siamo trovati di fronte a persone impegnate nel settore turistico a cui sono stati fatti contratti di lavoro a tempo parziale pari a venti ore ma che diventavano il triplo, sette giorni su sette, senza riposo per dodici ore al giorno. Ma ci siamo anche trovati di fronte a società illegali che esternalizzavano la forza lavoro in Sicilia o nel Lazio applicando contratti pirata o che hanno lasciato a casa da un giorno all’altro anche 15 dipendenti in un colpo solo. Stagionali senza contributi «Non si può trascurare il problema dei contributi figurativi: dal 1° gennaio 1993 i contributi figurativi, che possono essere considerati per il raggiungimento del diritto alla pensione di anzianità, non devono superare il limite massimo di 5 anni in tutta la vita assicurativa. Parliamo per esempio di sospensione dovuta a cassa integrazione, indennità di mobilità, disoccupazione, periodi di malattia: questo crea un serio problema agli stagionali del turismo, che rischiano di andare in pensione molto tardi».
Contratti non rinnovati Nella filiera del turismo tutti i contratti collettivi nazionali sono scaduti da troppo tempo. «Occorre rinnovarli per qualificare la professionalità e per fronteggiare la perdita del potere d’acquisto generato dall’innalzamento dell’inflazione». Svolta sostenibile Secondo la Cgil «è necessario definire un modello di sviluppo sostenibile attraverso un piano di lavoro a medio-lungo termine basato su tre assi: la salvaguarda occupazionale, la qualità del lavoro e la garanzia di condizioni di salute e sicurezza. Sul fronte lavorativo bisogna richiamare le imprese, oggi più di ieri, a un senso di responsabilità sociale che non hanno. È necessario potenziare le ispezioni e gli interventi per evitare irregolarità e anche l’illegalità diffusa. Possono concorrrere con un servizio di qualità a migliorare l’esperienza della vacanza dei viaggiatori/fruitori. Per fare ciò devono essere formati, valorizzati correttamente, inquadrati e adeguatamente retribuiti. Il nostro obiettivo è dunque migliorare le codizioni di chi lavora facendo rispettare le regole e combattendo gli abusi. Formazione, professionalità e qualità sono indispensabili per il turismo, settore volano per l’economia italiana e per offrire e ottenere un servizio soddisfacente».