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La storia

Arzachena, chiude il museo più piccolo d’Italia. Ma la “Scatola del tempo” non si arrende

di Carolina Bastiani

	L'ingresso dell'ormai ex museo più piccolo d'Italia
L'ingresso dell'ormai ex museo più piccolo d'Italia

L’associazione guidata da Mario Sotgiu ha ancora un cuore pulsante: numerose le iniziative organizzate

22 settembre 2024
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Arzachena. La “Scatola del tempo”, il museo più piccolo d’Italia, dopo 10 anni di attività ha definitivamente chiuso le sue porte. Ad ufficializzarlo, con non poco dispiacere, il fondatore dell’omonima associazione culturale, Mario Sotgiu. La “Scatola del tempo” era una stanza grande appena 24 metri quadrati che, all’interno delle sue mura ottocentesche, ospitava la narrazione bilingue della storia del territorio. Una storia antica e moderna ricostruita da archeologi e storici qualificati e raccontata attraverso pannelli, manufatti, documenti, foto e lettere. Tuttavia, proprio a 10 anni dall’inaugurazione, e nonostante il successo avuto, il piccolo grande museo, come regalo, ha ricevuto lo sfratto. Il palazzo dove era ospitato è infatti in vendita. Uno sfratto che ha generato grande dispiacere, ma al quale non è stato possibile porre rimedio. «Purtroppo – racconta il presidente – il Comune di Arzachena non ha avuto la possibilità di acquistare l’immobile, e quindi siamo stati costretti a chiudere. Ci hanno inviato tanti messaggi di dolore, anche dall’estero». I tesori che custodisce, dunque, al momento rischiano di giacere letteralmente sul fondo di una scatola chiusa, ma la speranza di poter un giorno riaprire è grande.

Resistenza. Se la resilienza avesse un volto sarebbe quello dei volontari che sostengono l’associazione. A cambiare sono solo i luoghi della narrazione della storia, ma non lo spirito e il sentimento che la anima: la voglia di narrare e tramandare è ancora viva e vegeta. «La tristezza è ancora tanta – spiega Sotgiu – ma il dolore è stato lenito dal cuore dei volontari. Abbiamo cercato di reagire subito, avanzando nuovi progetti. E, grazie al contributo finanziario del Comune che ci sostiene ormai da tre anni e dalla disponibilità della parrocchia che ha messo a disposizione la casedda di lu furru – il museo del pane – e la chiesetta di San Pietro, ne abbiamo già realizzati molti». Non hanno perso tempo, dunque, e la prima proposta è stata un cammino tra le campagne galluresi, realizzato attraverso il “Cantico di pietra”, un percorso fotografico a cura di Giuseppe Contini. Con gli occhi dei “temerari viaggiatori dell’800”, invece, è stato possibile scoprire un’Arzachena inedita, raccontata in forma scritta dai rampolli delle case aristocratiche europee impegnati nel Grand Tour, un viaggio d’istruzione molto in voga all’epoca. La mostra ha avuto un successo così grande che la sua chiusura è stata posticipata dal 13 agosto al 15 ottobre. «E proprio grazie alle descrizioni fatte da questi temerari viaggiatori – racconta Sotgiu – gli infioratori arzachenesi sono riusciti a ricostruire, con i cristalli di sale, l’Arzachena di una volta, quando non era ancora un paese, ma era fatta solo di una collina alberata e una chiesa campestre». In sostituzione della mostra sui racconti letterari dei temerari viaggiatori ne subentrerà un’altra a partire dal 18 ottobre: «“Le parole custodite” – spiega Sotgiu – è un’iniziativa che propone alcuni preziosi documenti dell’archivio amministrativo della giovane comunità di Arzachena, che è diventata comune autonomo nel 1922 distaccandosi da Tempio Pausania».

Trekking urbano. Ma la proposta dell’associazione è anche itinerante. Dopo il successo della scorsa stagione, è stata riproposta Arzachena experience che, ogni sabato mattina, gratuitamente ha accompagnato i visitatori del centro storico alla scoperta dei luoghi identitari della cittadina. Alcune vie, alcuni monumenti, la roccia del fungo, la scalinata di Santa Lucia e altri luoghi speciali. L’associazione è ovviamente già al lavoro per il prossimo anno.

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