Telti. L’odore forte della polvere da sparo è svanito ormai da un pezzo. Ma tra strade di paese e grotte immerse nel verde la luce della leggenda continua ancora a riflettere la sua inafferrabile ombra. Tutti ne hanno sentito parlare, tutti conoscono il suo nome. Eppure l’ultima delle sue tracce si è definitivamente persa 128 anni fa. Morto e sepolto. Ucciso e semicarbonizzato. Sono stati i carabinieri a farlo fuori. Anzi no, è stato un terranovese che lo aveva tradito e derubato di 600 lire in contanti. Oppure chissà, forse è stata davvero tutta una messa in scena. Meglio far credere di essere morto per poi rifarsi una vita in un posto lontano che, con Telti e le sue silenziose campagne, non ha proprio nulla a che fare: New York. Laicu Roglia, insomma, il vecchio giovane bandito che affascinava da vivo e che continua a farlo anche da morto. Non esistono fotografie, ma lungo la via principale del paese qualche tempo fa gli hanno dedicato un murale. Si vede Laicu Roglia che corre a cavallo con un fucile in spalla, mentre accanto sono i versi del poeta Matteo «Cuccheddu» Pirina a raccontare la tristezza de lu populu tiltesu quando si sparse la voce della fine violenta del bandito.
Sulle sue tracce. Della sua vita si è detto tanto, ma le certezze non sono mai troppe. Di sicuro c’è il nome: Luigi Fresi. E poi Laicu, cioè Luigi in gallurese, e Roglia, il soprannome della sua famiglia. Il futuro fuorilegge nacque in uno stazzo di Raìca, tra Olbia e Telti, nel lontano 1856. Era il periodo della Gallura intesa come terra di banditi. Gli stessi anni della sanguinosa faida di Aggius – per capirci – resa famosa dal romanzo Il muto di Gallura di Enrico Costa. La storia di Laicu Roglia, invece, è rimasta confinata più nella zona di Telti. Una storia che potrebbe essere in qualche modo riscoperta. A essersi messo sulle tracce del bandito è per esempio Matteo Sanna, ex sindaco, ex consigliere regionale e attuale assessore comunale. Sanna sta portando avanti il progetto di un romanzo incentrato proprio sulla figura di Roglia, ma anche un percorso di riscoperta di una parte della storia teltese attraverso la vita e i luoghi del bandito. A scanso di equivoci, Sanna specifica: «La mia intenzione non è certo quella di esaltare la figura delinquenziale. Stiamo parlando di un’epoca ormai lontana e per fortuna differente dal contesto attuale. Ma devo anche dire una cosa: secondo me quello di Laicu Roglia rappresenta in qualche modo un caso di malagiustizia. Fu anche accusato di crimini che, in realtà, non aveva mai commesso». Matteo Sanna si è dunque messo al lavoro. Dopo anni di ricerche, sta ora scrivendo un romanzo. «Naturalmente sono partito dal libro di Gianfranco Ricci dedicato proprio a Laicu – spiega –. Stiamo parlando di un lavoro ben documentato e basato sugli atti di allora. Io, anche per avere un po’ più di libertà, sto invece puntando su un romanzo». Poi c’è l’intenzione – e qui entra in gioco l’amministrazione comunale – di raccontare Telti attraverso la vita e i luoghi di Roglia. «Si potrebbe riscoprire in maniera diversa il nostro territorio, ma anche l’ urbanistica e la toponomastica del paese di ieri e di oggi – spiega Sanna –. Pensiamo per esempio a dei pannelli, magari con sistemi audio multilingue, installati nei luoghi simbolo di questa storia, sia a Telti che nelle campagne attorno. Negli anni ho girato e visitato tutti questi luoghi. Grotte, stazzi: posti molto belli e che meritano di essere riscoperti e raccontati».
Il bandito. Ma chi era Laicu Roglia? Nato in uno stazzo di Raìca, da ragazzo si trasferì a Telti insieme al fratello Tomaso. Sapevano lavorare la terra, ma in paese affittarono una casa e nello stesso stabile misero in piedi anche una piccola rivendita di vini e liquori. La struttura, rifatta da capo, si trova nell’attuale via Pascoli, nel centro storico. Per questioni di vicinato e di piccoli sconfinamenti, nacquero però i primi dissapori con un altro uomo di Telti. Laicu Roglia, durante i festeggiamenti per la vittoria in tribunale di una causa contro il suo nemico, scampò a un primo attentato. Poi sarebbe stato lui a sparare contro il suo rivale, ferendolo, lungo l’attuale statale 127 all’ingresso del paese. Da lì in poi una lunga serie di agguati, omicidi, tentati omicidi, sparatorie (anche mortali) con i carabinieri. In tutto, quindici anni di latitanza: dal 1881 al 1896, l’anno della presunta morte del bandito. Temuto e rispettato, negli ultimi tempi Laicu fece anche da paciere per mettere fine ad alcune faide in Gallura.
Quale fine. Si arriva così al 1896, quando, nella zona di Mont’a Telti, vicino allo stazzo Campesi, alle porte di Olbia, venne trovato un cadavere semicarbonizzato. Qui la storia è un po’ ingarbugliata. Due le versioni. La prima: a uccidere Roglia sarebbero stati due carabinieri. La seconda, sostenuta dal fratello Tomaso: a colpire a morte Laicu sarebbe stato un uomo di Terranova, che avrebbe poi chiamato i carabinieri per inscenare insieme il conflitto. Ma ci sarebbe anche la terza versione, presto diventata leggenda: il 39enne Laicu Roglia, con l’appoggio di un ricco possidente di Terranova, avrebbe in qualche modo simulato lui stesso la sua morte, per poi fuggire in America. L’assessore Matteo Sanna propende proprio per quest’ultima e sicuramente più affascinante versione: «È tutto da provare, ma ne sono abbastanza convinto. In paese c’è chi ha raccontato di averlo visto ben dopo il 1896. E più volte. A quanto pare ogni tanto tornava dall’America, dove avrebbe vissuto per una ventina di anni. Forse vendeva mobili, altri sostenevano che avesse invece una fabbrica di birra. Chissà. Le ricerche ora bisognerebbe farle lì».