Golfo Aranci. Il promontorio delle scimmie si specchia su un mare da cartolina. Altro che marinai, pirati, sirenette della Disney e Guglielmo Marconi che invia segnali a onde corte verso la costa laziale: quasi 2 milioni di anni fa i padroni di Capo Figari erano anche loro. I macachi. Piccole scimmie abbastanza simili alle bertucce nordafricane e di Gibilterra che scorrazzavano tra le rocce calcaree che ancora oggi caratterizzano questo angolo di Gallura. I paleontologi hanno trovato i loro resti fossili più di un secolo fa in una breccia ossifera poco lontano dal semaforo che domina il promontorio. La storia non è delle più conosciute e così ci ha pensato il paleontologo Daniel Zoboli, sui social, a ricordare che Capo Figari è stato abitato anche dalle scimmie. Da Macaca majori, per l’esattezza. Il post, pubblicato nella pagina Facebook “Animali e piante fossili della Sardegna”, ha fatto il pieno di like e condivisioni.
Antiche tracce. Daniel Zoboli, 41 anni di Carbonia, è un paleontologo laureato in geologia ed è un funzionario della Direzione musei dell’ Università di Cagliari. Non solo pubblicazioni e ricerca sul campo, ma anche divulgazione scientifica, come hobby, attraverso la pagina Facebook da lui creata. Da poco Zoboli è così tornato a Capo Figari e ha scattato una foto, con Tavolara sullo sfondo, alla copia di un cranio di scimmia che a inizio Novecento fu trovato esattamente qui, in una breccia ossifera sopra Golfo Aranci. «Le brecce ossifere – spiega Zoboli – sono depositi costituiti da ghiaie e ossa fossili immerse in una terra rossa più o meno cementata e che si sono depositati all’interno di fratture e piccoli inghiottitoi aperti nella roccia calcarea. Sono dunque delle vere e proprie “trappole naturali” che hanno conservato i resti degli animali preistorici che vivevano in Sardegna durante l’epoca chiamata Pleistocene. Sono state individuate in molte aree carsiche dell’isola, dal basso Sulcis alla Nurra passando per il Campidano, il Supramonte e le Baronie. Alcune delle brecce di Capo Figari sono tra le più antiche della Sardegna e hanno conservato fossili di animali vissuti durante il Pleistocene Inferiore, attorno a 1,8 milioni di anni fa».
Non solo scimmie. Naturalmente sono le scimmie gli animali che, in questo caso, più di altri stuzzicano la curiosità soprattutto dei profani della materia. Ma oltre che da Macaca majori, molto prima della comparsa dell’ Homo sapiens, il promontorio di Capo Figari fu abitato anche da altri mammiferi e uccelli del blocco sardo-corso, oggi tutti estinti. E quindi piccoli bovidi simili alle capre ( Nesogoral melonii), cinghiali nani ( Sus sondaari), lagomorfi ( Prolagus figaro), topi ( Rhagamys minor), ghiri ( Tyrrhenoglis majori e Tyrrhenoglis figarensis) e piccoli gufi ( Bubo insularis). Resti fossili trovati nel corso di importanti ricerche condotte sul campo da alcuni studiosi del secolo scorso. Era infatti il 1908 quando lo svizzero C harles Immanuel Forsyth Major individuò una breccia ossifera nei pressi del semaforo. «Negli anni seguenti – spiega il paleontologo Daniel Zoboli – compì diversi scavi a Capo Figari e i materiali da lui raccolti furono portati principalmente nei musei di paleontologia di Firenze e di Basilea in Svizzera. Negli stessi anni anche il paleontologo francese Émile-Georges Dehaut condusse scavi a Capo Figari, presumibilmente nello stesso sito individuato da Major, e raccolse fossili oggi conservati nel museo di paleontologia di Torino e nel museo di storia naturale di Londra. Molti dei materiali raccolti da Major furono descritti solo a partire dalla metà del secolo scorso e permisero l’ istituzione di nuove specie, tra le quali Macaca majori e Sus sondaari». Negli ultimi 50 anni altri studiosi, sia italiani che stranieri, si sono concentrati su Capo Figari. Ma, salvo qualche raro frammento di breccia, il «deposito fossilifero è oggi ormai del tutto esaurito».