La Nuova Sardegna

Olbia

Il personaggio

Dalla diga del Liscia all’Aga Khan: i ricordi dell’ex sindaco di Arzachena

di Carolina Bastiani

	L'ex sindaco Pasquale Ragnedda
L'ex sindaco Pasquale Ragnedda

Pasquale Ragnedda, 85 anni: «Così è cambiata la nostra storia»

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Arzachena È da sempre attento a ciò che accade nella sua cittadina, dove è stato amministratore e insegnante di fisica e matematica. Il suo sguardo, però, anche alla luce della scomparsa dell’Aga Khan, sa tornare anche indietro, agli anni passati, dei quali coglie con lucidità gli eventi salienti e più significativi che hanno reso Arzachena e la Gallura il centro turistico che sono oggi. E tra questi momenti rilevanti, l’ex sindaco di Arzachena Pasquale Ragnedda, primo cittadino dal 2003 al 2008 e vice dal 1975 al 1980, ne vuole evidenziare uno in particolare, risalente a qualche anno prima della nascita della Costa Smeralda e legato alla diga del Liscia. Ma soprattutto, legato alla lungimiranza del consigliere regionale Giovanni Filigheddu. Ragnedda, però, non dimentica di ricordare il principe Aga Khan, che sin da subito si è distinto per la volontà di agire lontano dalle speculazioni.

La diga. Il racconto di Pasquale Ragnedda, 85 anni, parte da lontano. Correva l’anno 1955 e la Gallura era nel bel mezzo di una crisi idrica. Tra le proposte avanzate per fronteggiarla, quella di Pasqualino Barroqueddu – definito “valoroso” dall’ex ministro dell’Agricoltura e poi presidente della Repubblica Antonio Segni – che fu il primo a suggerire la realizzazione della diga del Liscia, in località Calamaiu. «La sua proposta fu accolta e presentata al ministero da Giovanni Filigheddu, che aveva già la mente proiettata verso un futuro non troppo lontano. «Infatti Filigheddu – dice Ragnedda – già parlava di industria turistica. Ad essa, secondo l’assessore regionale, era necessario dedicare maggiore attenzione perché avrebbe costituito uno strumento di sviluppo economico e di progresso. E ricordo che la Costa Smeralda non era ancora in cantiere». Dà lì all’inizio dei lavori il passo fu relativamente breve e la diga venne terminata nel 1962. L’obiettivo era utilizzare le sue acque a scopo agricolo, per irrigare le piane di Olbia e di Arzachena. A un certo punto, però, è subentrata la “rivoluzione ismailita”.

La Costa. «La creazione della Costa Smeralda ad opera dell’Aga Khan fu un evento straordinario – continua Ragnedda –, ma la costruzione di alberghi e ville, del Pevero Golf e in generale lo sviluppo edilizio richiedevano quantitativi di acqua sempre maggiori». Diverse le soluzioni che si considerarono. «Si pensò a pozzi trivellati a medie profondità – spiega l’ex sindaco – e a camion cisterna per il trasporto delle acque, ma soprattutto si pensò alla dissalazione. Per questo, molti tecnici sarebbero dovuti andare negli Stati Uniti ad acquisire le competenze necessarie». Tuttavia, la soluzione più praticabile si rivelò un’altra. «Decisivo l’interessamento di Segni, che destinò un quarto delle acque della diga per uso domestico e industriale, mentre la restante parte sarebbe rimasta all’irrigazione». Un provvedimento che secondo Ragnedda si rivelò decisivo. «Oltre a irrigare le campagne – continua – la diga del Liscia ha così fornito non solo il supporto necessario per l’avvio e il completamento della Costa Smeralda, ma anche per l’approvvigionamento idrico di altri Comuni della Gallura». Con il tempo, il bacino del Liscia è stato poi potenziato e ora ha una capienza di 104 milioni di metri cubi di acqua.

Il principe. Ragnedda, il principe Karim Aga Khan, lo ha incontrato in diverse occasioni e anche lui ne ricorda la gentilezza e l’eleganza istituzionale. Ma soprattutto, ne ricorda l’onestà intellettuale e la determinazione degli inizi, nonostante avesse solo 26 anni. «C’è una cosa che non è emersa durante l’omaggio – spiega l’ex sindaco – e cioè che, quando si decise di creare un primo consorzio, il giovane Aga Khan allontanò chi si voleva solo speculare sull’edilizia. Lui aveva già una visione chiara, che non contemplava lo sfruttamento. E di quella visione – conclude Ragnedda – la Gallura ne raccoglie ancora i frutti».

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