La Nuova Sardegna

Oristano

Indagine lampo dei carabinieri

Raggiro del finto incidente a Mogoro, due casertani arrestati mentre si stavano imbarcando

di Enrico Carta

	I gioielli che l'anziana aveva dato ai malviventi
I gioielli che l'anziana aveva dato ai malviventi

Stavano per prendere la nave a Olbia dopo essersi finti carabinieri e aver estorto soldi e gioielli a un’anziana dicendogli che il nipote aveva investito una bambina e doveva pagare una cauzione per non andare in carcere

16 settembre 2024
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Oristano Stavano già per imbarcarsi e probabilmente erano convinti di aver portato a termine la loro missione, invece al porto di Olbia hanno avuto l’amara sorpresa di vedersi la strada sbarrata dai carabinieri. Nella serata di venerdì 13 settembre, un’operazione congiunta tra i militari della Compagnia di Mogoro e i colleghi del Reparto Territoriale Carabinieri di Olbia, nel contesto di un’indagine diretta dalla Procura della Repubblica di Oristano, ha portato all’arresto, tramite l’esecuzione del decreto di fermo di indiziato di delitto, di due persone. Hanno 32 e 26 anni, sono originari e risiedono in provincia di Caserta e hanno altri precedenti penali. Stavolta sono accusati di estorsione aggravata commessa ai danni di una persona fragile e anziana, fatto che costituisce un’aggravante. Il provvedimento e il successivo arresto sono il frutto di un’articolata indagine iniziata dai carabinieri della Compagnia di Mogoro dopo il compimento di una truffa ai danni di una signora ultranovantenne, avvenuta mercoledì 11 settembre attorno alle 15.

A quell’ora l’anziana veniva contattata sull’utenza telefonica di casa da un numero anonimo. Dall’altra parte della cornetta rispondeva una persona che diceva di essere un comandante dei carabinieri, il quale imbastiva ancora una volta la storia del finto incidente per arrivare all’obiettivo. Durante la telefonata spiegava che il nipote della novantenne aveva avuto un incidente stradale nel quale era rimasta coinvolta una bambina che aveva riportato dei gravi traumi alla testa. Il finto carabiniere poi riferiva che il giudice aveva deciso che, per non far finire in prigione il nipote, era necessario versare immediatamente una cospicua cifra in contanti, una sorta di cauzione. La signora si è però insospettita e ha chiesto come mai a essere contattata non fosse stata la madre di suo nipote, ma i truffatori avevano la risposta pronta: sua figlia si trovava a sua volta in caserma in preda a crisi di pianto. Per rendere il tutto più credibile avevano anche pronunciato il nome della figlia, dimostrando quindi di conoscerla.

Per evitare sorprese i malfattori hanno chiesto alla vittima del raggiro di tenere viva la conversazione con la scusa che così sarebbe stata prontamente reperibile. Questo stratagemma ha assicurato loro che l’anziana non potesse effettuare altre telefonate e magari coinvolgere qualcun altro in modo da far saltare tutto. Nel frattempo le venivano rivolte delle domande sulla sua abitazione così da essere in grado localizzarla. A quel punto l’interlocutore anticipava che si sarebbero presentati a casa dei loro collaboratori che avrebbero provveduto a ritirare quanto precedentemente concordato. Dopo pochi minuti hanno suonato il campanello due uomini vestiti con abiti comuni, una maglia bianca e una camicia di colore bianco, che si presentavano come collaboratori dei carabinieri e che avevano anche un atteggiamento piuttosto intimidatorio. A voce alta hanno minacciato la donna dicendo che non c’era tempo da perdere, in quanto «l’unico modo per scarcerare il nipote era quello di reperire il denaro altrimenti sarebbe stata tutta colpa sua se il nipote fosse finito in galera». Le venivano chiesti nuovamente 10mila euro in contanti o eventuali monili o gioielli che la vittima tenesse in casa.

L’anziana signora terrorizzata e con le spalle al muro ha fatto di tutto per soddisfare le loro richieste. Con i due finti collaboratori dei carabinieri che insistevano e la minacciavano, si è sentita costretta a consegnare loro tutto 2.500 euro, cifra che aveva in casa. Solo allora i due malviventi l’hanno lasciata in pace. Un’ora dopo un parente dell’anziana, ignaro di tutto, è passato per controllare come stesse e per vedere se avesse bisogno di qualcosa e assieme hanno maturato che coloro con cui aveva parlato prima non erano carabinieri bensì due truffatori. Immediatamente sono stati coinvolti i veri carabinieri della stazione di Mogoro, che insieme ai colleghi del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia e del Reparto Operativo Provinciale, hanno da subito indirizzato l’indagine sulla giusta strada usando sia metodi tradizionali che tecnici, come l’analisi delle telecamere di videosorveglianza pubblica che sono state decisive per individuare la macchina, una Renault Clio intestata a una società di leasing.

Una volta ricostruita tutta la vicenda, la procura della Repubblica di Oristano ha emesso il decreto di fermo, mentre i militari del Reparto territoriale di Olbia, già allertati, hanno bloccato i malviventi che si stavano imbarcando per lasciare l’isola. La perquisizione ha permesso di recuperare 14.065 euro in contanti, 45 monili in oro dal valore stimato di 5mila euro e quattro smartphone. Successivamente i due sono stati trasferiti nel carcere di Bancali a Sassari. Le indagini intanto proseguono e si cercano dei complici. C’è il sospetto che il gruppo che ha agito a Mogoro possa essere stato coinvolto in altri reati simili nell’ultimo periodo in Sardegna. Sono bande che scelgono molto accuratamente le persone contro le quali agire, che spesso sono anziane e sole, e che non si mettono scrupoli nel presentarsi come carabinieri e quindi come rappresentati delle forze dell’ordine e dello Stato. C’è più di un sospetto sul fatto che siano gruppi criminali con un elevato grado di organizzazione, capaci di preparare il colpo nei minimi dettagli. Nonostante si muovano dalla Campania hanno elevata capacità di individuare i bersagli delle truffe, acquisendo informazioni sulla loro vita e sulle loro abitudini. Sanno in anticipo che non ci sono familiari in casa che possano mettere i bastoni tra le ruote alla loro azione e conoscono i nomi della vittima e dei loro parenti.

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