La Nuova Sardegna

Oristano

Il caso

Terreni all’asta a Torregrande, mancano ancora i nomi dei compratori

di Enrico Carta

	Una veduta di Torregrande
Una veduta di Torregrande

Infuria lo scontro politico tra maggioranza e minoranza a Oristano dopo che una delle aree vendute dal Comune era stata acquistata dalla società in cui è amministratore il figlio dell’assessore Ivano Cuccu. Il Comune non ha ancora comunicato a chi siano andati i lotti della seconda alienazione

26 settembre 2024
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Oristano La maggioranza si schiera senza se e senza ma con l’assessore al Patrimonio Ivano Cuccu e invoca un pronunciamento di censura da parte del consiglio comunale. La minoranza di centro sinistra rilancia e insiste con la propria richiesta: dal momento che non c’è alcunché da nascondere e che tutto è legale, vuol conoscere i nomi di chi, nella seconda tornata di alienazioni, ha comprato all’asta i terreni edificabili di Torregrande che appartenevano al Comune. Per ora questi ultimi nomi restano sconosciuti perché, a differenza di quanto contenuto nella prima determina in cui venivano indicati i compratori, il Comune aveva scelto una procedura di comunicazione diversa. A richiedere chiarezza su questo punto, con una richiesta formale passata attraverso l’ufficio stampa dell’amministrazione, è stato anche il nostro giornale che rimane per il momento in attesa di risposta. Nel frattempo telefonicamente sono stati contattati alcuni avvocati e tutti hanno espresso lo stesso parere, sostenendo che non sia la privacy a prevalere in situazioni come questa, in cui un ente pubblico e un soggetto giuridico o una persona fisica stiano di fatto stipulando un contratto. Dovrebbe quindi valere lo stesso principio che si applica quando si conclude un’asta pubblica per l’assegnazione di un appalto. Si sa però che la giurisprudenza ha mille sfaccettature, per cui si resta in attesa di una risposta da parte del Comune.

Per ora il sindaco Massimiliano Sanna è rimasto fuori dalla diatriba che ha coinvolto l’assessore Ivano Cuccu e il consigliere di minoranza Francesco Federico (Oristano democratica e possibile) che aveva presentato l’interrogazione sulla vendita all’asta dei terreni per conoscere se vi fossero parenti degli attuali amministratori tra gli acquirenti e se ciò fosse opportuno dal punto di vista politico.

Prima ancora di fornire la risposta scritta ufficiale, l’assessore Ivano Cuccu aveva chiarito che tra gli aggiudicatari di un terreno venduto all’asta c’era una società di abbigliamento e altri prodotti per l’infanzia che è amministrata da un suo nipote. Da quel momento è stato però scontro totale. L’assessore giusto due giorni fa aveva chiarito: «L’operazione è avvenuta nel rispetto della legge», ribadendo che il divieto ad acquistare beni pubblici alienati riguarda gli amministratori, i consiglieri comunali e i funzionari responsabili della procedura, ma non i parenti degli amministratori e ancora più nello specifico persone giuridiche, ovvero società, il cui rappresentante legale pro tempore, risulta essere un parente di un amministratore. Poi c’è stata una replica immediata di Francesco Federico sul proprio profilo social ed è stato questo intervento, probabilmente, a far scoppiare l’incendio in consiglio comunale, dove il consigliere di maggioranza Giuliano Uras, stesso gruppo dell’assessore Cuccu e cioè Oristano al Centro, ha difeso il suo collega di partito e di maggioranza: «Sono costretto a segnalare un proditorio attacco, del tutto scorretto, gratuito e inopportuno, da parte di alcuni componenti di questo Consiglio nei confronti di un nostro stimato assessore. È un attacco che non ha niente di politico. Si sta mettendo in discussione l’autorevolezza di questa istituzione. Quando si dice che c’è stata chissà quale manovra per favorire chissà quale parente, in realtà si sta dicendo che i nostri funzionari sono corrotti. Non può esistere solo il corruttore e non il corrotto. Stanno mettendo in discussione le fondamenta stesse del nostro ente. Chiedo che su questo ci sia un pronunciamento del Consiglio con una censura».

Invero, il testo dell’interrogazione presentata non faceva riferimento a situazioni di illegalità, ma con essa si chiedeva se politicamente la partecipazione di parenti di amministratori ad alienazioni di beni comunali fosse opportuna. Ed è su questo che Francesco Federico ha insistito nella sua replica: «Quella di Giuliano Uras è una difesa d’ufficio. La nostra non è un’accusa né un giudizio e non abbiamo fatto alcun nome. Abbiamo esercitato solo un’azione di controllo e senza volerlo abbiamo toccato un nervo scoperto. Con un’ulteriore interrogazione, per trasparenza, abbiamo anche chiesto di conoscere i nomi degli aggiudicatari della seconda asta». Che al momento non si conoscono.

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