Gli studi sui muggini nel manuale Fao: «Sardi pionieri nella riproduzione»
L’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) ha fatto suo il protocollo tecnico della specie redatto dai ricercatori della Fondazione Imc di Torregrande
Oristano La prima notizia è che l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) ha fatto suo il protocollo sulla riproduzione dei cefali per scopi alimentari e ripopolamento delle lagune redatto dalla Fondazione Imc di Torregrande: «Più precisamente dal nostro ricercatore Dario Vallainc», precisa il direttore del Centro marino internazionale, Paolo Mossone: «Siamo stati i pionieri e siamo diventati un punto di riferimento internazionale, ecco perché i nostri studi ora sono all’interno del manuale della Fao che ha i protocolli per l’allevamento del muggine». La seconda notizia è che la Sardegna, o meglio Oristano, è dunque diventata la sede dove avviare un confronto internazionale, nell’ambito del progetto MedSudMed, fra esperti dall’Italia, Tunisia, Libia e Malta sulla riproduzione e l’allevamento del cefalo nel contesto della gestione della laguna. Il workshop terminerà oggi nella sede della Fondazione Imc dove si sta svolgendo da lunedì scorso. «L’obiettivo è favorire l’incontro fra esperti che lavorano sulla riproduzione dei cefali, risorsa strategica a livello sociale ed economico e dunque importante per la sicurezza alimentare nei paesi del sud del Mediterraneo», spiega Luca Ceriola, esperto Fao del monitoraggio della pesca e responsabile del progetto MedSudMed. Ceriola aggiunge: «Qui a Torregrande vogliamo condividere buone pratiche su allevamento e riproduzione dei muggini, con un focus sulla gestione sostenibile delle lagune. Iniziando a creare un network fra ricercatori per farli lavorare insieme».
Il cefalo come punto di forza economico, sociale e culturale. «Nella Fondazione Imc , in pochi anni, abbiamo sviluppato diversi protocolli per la riproduzione e l’allevamento del cefalo – racconta il ricercatore esperto in acquacoltura del cefalo Mugil cephalus, Dario Vallainc – e recentemente ho avuto l’onore di essere selezionato dalla Fao per redigere il manuale tecnico della specie». Il direttore della Fondazione Imc di Torregrande , Mossone, spiega che Vallainc «rimane il principale investigator e un punto di riferimento per gli altri ricercatori». Hisham Mohamed Ghmati, direttore del Centro di ricerca di Tajura, in Libia, partecipa al workshop con i colleghi di Malta e Tunisia, oltre che quelli italiani. Lui come Mohamed Salah Azaza, direttore del laboratorio di acquacoltura all’istituto nazionale di scienze e tecnologie marine della Tunisia racconta come sia importante e strategico questo appuntamento in Sardegna per il futuro della ricerca: «Siamo molto interessati agli studi fin qui fatti sulla riproduzione dei cefali e sul protocollo utilizzato». Erika Porporato ricercatore Imc, coordinatore del gruppo tecnico consultivo del Gfcm-Fao, si occupa anche della pianificazione spaziale dell’acquacoltura: «Ossia trovare i luoghi migliori per allevare i muggini».
Top secret per ora quelli individuati nell’area del Mediterraneo, anche se non si esclude che alcuni si trovino anche in Sardegna. «Da oggi parte una collaborazione che ci permette di sviluppare nuove linee di ricerca, importanti non solo per l’isola, ma anche per i paesi che stiamo ospitando a Oristano in questi giorni». «Qui, nei nostri laboratori, abbiamo sviluppato protocolli di produzione e allevamento partendo anche da riproduttori selvatici – racconta il ricercatore Dario Vallainc – in questo modo abbiamo potuto dare il via a progetti di ripopolamento delle lagune, ma abbiamo anche potuto monitorarne la crescita, le caratteristiche organolettiche». Gli obiettivi per il futuro? «Sono quelli legati alla maturazione in cattività del muggine – conclude Vallaince – e la chiusura del ciclo vitale in modo da non dover più dipendere dalla cattura di riproduttori selvatici e di gestire meglio la risorsa naturale catturata nelle nostre lagune». Il team di ricercatori della Fondazione Imc, guidati dal responsabile scientifico dell’area Acquacoltura, Stefano Carboni, da dieci anni lavora al progetto che punta a rendere la Sardegna regione leader nella produzione commerciale del cefalo e della bottarga senza dover più necessariamente essere legati al prelievo di risorse selvatiche né alla loro disponibilità stagionale.