Tunnel sotterranei e ruscelli da deviare, il progetto che due territori non vogliono
In cosa consiste e quali Comuni saranno interessati dalle opere idrauliche che la Regione vuole portare avanti
Bosa Il tandem dei tunnel scolmatori ipotizzati nell’altopiano della Planargia e nella valle del Temo fa discutere. Il progetto di deviare verso la costa di Tresnuraghes, con opere che interessano complessivamente sette comuni, il corso di due ruscelli che si gettano nelle acque del Temo, a valle della diga di Monte Crispu alimentando le acque del fiume che attraversa Bosa, potrebbe non avere vita facile. I sindaci dell’Unione dei Comuni della Planargia, infatti, daranno vita a un “Documento unitario delle segnalazioni” da sottoporre all’Assessore regionale ai lavori pubblici, che presto tornerà da queste parti per discutere faccia a faccia con gli amministratori. La decisione è stata presa a seguito di un ampio dibattito che ha animato la prima riunione dell’anno dei sindaci o dei rappresentanti dei Comuni nell’Unione. Nei giorni scorsi nella sala delle adunanze di via Azuni, sede dell’Unione dei Comuni della Planargia, è atterrato un unico, pesante, punto all’ordine del giorno, relativo al “Documento di fattibilità delle alternative progettuali all’intervento Opere di difesa idraulica della città di Bosa”. In sintesi si tratta dei lavori che prevedono la realizzazione di una galleria e varie prese idrauliche che permetterebbero di deviare le acque del ruscelli Laccheddu e Crabalza, nell’altopiano, in direzione del rio Mulineddu, che a sua volta confluisce nel Riu Mannu, torrente che sbocca nella gola ai piedi di torre Foghe.
Questa è la soluzione prospettata nell’ambito del complesso sistema di opere ideato per la difesa idraulica e idrogeologica di Bosa, che in questo caso coinvolge in maniera marginale i territori di Cuglieri e Sennariolo, impattando principalmente sulle campagne di Suni, Flussio, Tinnura, Magomadas e Tresnuraghes. Dalla discussione interna all’Unione dei Comuni emergono già parecchi dubbi da sciogliere. Si parla di pesante impatto ambientale, di potenziali futuri espropri e vincoli, di compromissione dell’integrità e della continuità delle aziende zootecniche, dello spostamento di ingenti quantità di materiale e del relativo traffico di mezzi pesanti. Sono alcune delle incognite da sottoporre all’attenzione politica dell’assessore regionale Piu e allo sguardo tecnico dei progettisti.
Anche a Bosa la questione tunnel tiene banco, ma in questo caso si tratta di un’altra opera, prevista come alternativa alla costruzione di una sorta di vasca di laminazione, uno sbarramento, nella zona di Sant’Eligio. È un’area delicata sotto il profilo ambientale, paesaggistico e storico, a metà strada tra l’antica cattedrale romanica di San Pietro e il celebrato ponte in trachite. Per questo già nel 2022 l’ipotesi venne avversata dagli amministratori, che proposero in alternativa la realizzazione di un tunnel ai piedi del colle di Sa Sea: una galleria che dovrebbe raccogliere le acque del Rio Piras dalla piana di Terridi, forse non solo quella, deviandone il corso verso il mare, fino alla zona del porto, cioè l’area di Cala ‘e Moro. È un’ipotesi che sembra animare più di un dubbio anche nella pianura di fondo valle.